I timori delle imprese per il Covid-19
In questi giorni l’evoluzione dei fatti non lascia quasi tempo all’analisi, per l’esigenza di affrontare la realtà quotidiana e capire come affrontare la situazione in divenire. C’è un tema grave di prima emergenza, che è quello sanitario, ma sempre di più le misure restrittive messe necessariamente in atto dal Governo evidenziano come concrete le conseguenze economiche del rallentamento di tutto il sistema produttivo italiano. Il fronte più esposto fino ad ora è stato quello turistico, ma la recente chiusura delle attività commerciali e di altri settori, così come la possibilità che anche la produzione negli stabilimenti si fermi, fa apparire chiare le potenziali conseguenze per la tenuta economica del paese.
Solo pochi giorni fa, il 6 marzo, Confindustria ha pubblicato il resoconto di una propria survey, basato sulle risposte fornite da 3171 imprese appartenenti ad ogni settore, relativamente ai timori collegati all’epidemia da Coronavirus per la propria attività. Rispetto al campione dei rispondenti, circa il 60% è costituito da aziende del settore manifatturiero, inoltre la grande maggioranza è riferibile ad aziende di grandi dimensioni, mentre le Pmi, che pure rappresentano quasi il 95% del tessuto produttivo italiano, sono solo il 18% dei rispondenti.
Il tema centrale della survey ha riguardato gli effetti del blocco produttivo in Cina e le preoccupazioni rispetto all’Italia, dopo il verificarsi dei primi casi e l’istituzione delle zone rosse in Lombardia e altre 14 province.
Turismo e manifatturiero i settori più preoccupati
La prima evidenza è la conferma che la diffusione del Covid-19 in Italia, con i casi registrati il 21 febbraio, ha relegato in secondo piano le già gravi problematiche legate all’epidemia in Cina. Più in particolare, dall’analisi dei risultati emerge che il 65% dei rispondenti aveva già registrato impatti sulla propria attività a causa della diffusione del Coronavirus in Italia, un dato che in Lombardia e Veneto si è attestato al 70%.
In termini di settoriali, non stupisce che l’impatto maggiore sia stato sentito nelle prime settimane della crisi dai settori dell’accoglienza e della ristorazione, in cui il 98,6% dei rispondenti ha segnalato di aver subito effetti negativi, nonché dalle attività legate ai servizi di trasporto (82,5%), dalle agenzie viaggi, noleggi e servizi alle imprese (78,3%), dal commercio all’ingrosso e al dettaglio (73,3%), mentre nel manifatturiero il 60% delle imprese intervistate ravvisa degli effetti negativi, con problemi più evidenti per il settore dell’abbigliamento, della lavorazione dei pellami, della chimica e dell’elettronica.
Nella scorsa settimana, la diffusione del Covid-19 stava già causando danni relativi al fatturato delle aziende, come indicato dal 27% dei rispondenti, più esiguo (6%) il numero di coloro che hanno subito effetti legati solo al danno degli input produttivi, mentre quasi il 20% delle imprese che hanno risposto ha sperimentato problemi di entrambi i tipi.
Un dato che fa emergere maggiore preoccupazione, soprattutto alla luce dell’evoluzione degli eventi dalla chiusura della survey ad oggi, riguarda l’entità del danno relativa al fatturato: a fronte di un 35% di imprese che non avevano subìto danni, circa il 25% riteneva di avere avuto impatti trascurabili o gestibili attraverso piccoli aggiustamenti del piano aziendale, mentre il 17% ravvedeva già danni significativi che implicavano la riorganizzazione del piano aziendale e circa un 10% delle imprese temeva di non poter raggiungere gli obiettivi per l’anno in corso, se non addirittura di dover ricorrere a ridimensionamenti della struttura aziendale.
Già attiva la cassa integrazione
Critico il dato sul ricorso alla cassa integrazione: al 6 marzo il 4,7% delle 3171 imprese rispondenti aveva già dovuto ricorrere all’uso degli ammortizzatori sociali a seguito della diffusione del Covid-19.
Infine, un dato che pone l’attenzione sulle conseguenze a lungo termine del rallentamento economico determinato dalle prime settimane di Coronavirus: il 24% delle imprese rispondenti ha affermato di avere subito danni per la mancata partecipazione o la cancellazione di fiere ed eventi promozionali.
In una serie di domande aperte, gli imprenditori hanno manifestato preoccupazione soprattutto per il calo della domanda, declinato in una riduzione dei consumi e nel rinvio o annullamento di ordini; un’altra preoccupazione ricorrente è legata alla perdita d’immagine che rischia di tradursi in un problema più duraturo per la reputazione del Made in Italy nel mondo. Seguono nelle risposte difficoltà di ordine pratico come gli aspetti logistici o l’impossibilità di incontrare clienti, fornitori e personale.