Aziende, forte preoccupazione per il futuro
Il carattere umanitario dell’epidemia da Covid-19 resta di gran lunga l’aspetto più urgente da trattare, ma purtroppo non è l’unico. Le imprese italiane hanno subito impatti che mettono seriamente in dubbio il futuro. È quanto emerso dalla seconda indagine che Confindustria ha avviato tramite un questionario online per ascoltare le imprese italiane (associate e non).
Se alla prima indagine il 67,2% delle 4420 imprese che vi hanno partecipato affermavano di aver subito un impatto negativo, ora sono il 97,2% del totale. Il peggioramento, scrive Confindustria, è dovuto anche “all’entità del danno subito”. Le imprese con problemi molto gravi sono adesso il 43,7% contro il 14,4% dell’indagine precedente. L’elevato grado di preoccupazione ha fatto sì che la partecipazione all’indagine sia stata molto elevata: alla chiusura del questionario hanno risposto oltre 6.000 imprese.
Il problema del business in Italia
Primo risultato dell’indagine è la conferma che la diffusione del Covid-19 in Italia abbia relegato del tutto in secondo piano le già di per sé molto gravi problematiche legate all’epidemia in Cina. Più in particolare, dall’analisi dei risultati emerge che il 67% degli imprenditori intervistati ha registrato impatti sulla propria attività a causa della diffusione del Covid-19 in Italia. La percezione è stata più alta della media in Lombardia e Veneto, dove si è attestata intorno al 71%.
Il 36,5% delle aziende, in seguito all’emanazione dei DPCM del 22 e del 25 marzo, ha dovuto chiudere la propria attività, mentre il 33,8% l’ha chiusa parzialmente.
L’84,5% delle aziende intervistate sta riscontrando problemi relativi al rallentamento della domanda nel mercato domestico e nel mercato internazionale. Il disagio più evidente è riscontrato per il calo della domanda di beni e/o servizi di consumo in Italia.
I settori più colpiti
L’impatto è risultato pervasivo per le attività di alloggio e ristorazione, dove il 99% dei rispondenti ha segnalato di aver subito effetti negativi, nonché per tutte le attività legate ai servizi di trasporto. Per la manifattura, il 62% delle imprese intervistate ravvisa degli effetti negativi, con problemi più evidenti per il settore dell’abbigliamento e della lavorazione dei pellami (con il 76% delle imprese che segnala effetti negativi), oltre che per il settore dei mobili e dell’arredo (dove lo stesso avviene per il 71% degli intervistati).
Dall’indagine condotta è emerso anche che il 26% delle aziende intervistate ha subìto danni per mancata partecipazione/cancellazione di fiere ed eventi promozionali rimandati nel 2021 o a data da destinarsi.
Fatturati in picchiata
La diffusione del Covid-19 in Italia ad oggi sta causando soprattutto danni relativi al fatturato delle aziende, come indicato dal 29% degli intervistati; più esiguo invece (6%), il numero delle aziende che hanno subito disagi nelle catene di subfornitura, anche se va detto che quasi il 22% ha sperimentato problemi di entrambi i tipi.
Per quanto riguarda l’entità del danno relativo al fatturato, oltre al 33% delle imprese che ha partecipato all’indagine e ha dichiarato di non aver subito danni, circa il 24% ritiene di avere subito impatti trascurabili o gestibili attraverso piccoli aggiustamenti del piano aziendale. Il 19% delle imprese ravvede invece che i danni siano stati significativi perché implicheranno la riorganizzazione del piano aziendale.
In media, rispetto alla normalità (marzo 2019), si è assistito ad un calo del 32,6% del fatturato e del 32,5% delle ore lavorate. I cali sono visibilmente più marcati per le imprese con meno di 10 dipendenti (con una diminuzione del 39,7% del fatturato e del 37,3% delle ore lavorate).
Com’è cambiato il modo di lavorare
Il 26,4% dei dipendenti totali delle aziende intervistate svolge attualmente la propria attività in smart working, mentre il 43,0% risulta essere inattivo.
Non meno rilevanti le problematiche relative alla gestione delle attività riscontrate dal 59,3% dei rispondenti. Il 19,6% degli imprenditori segnala forti disagi legati alla mancanza di materiale sanitario essenziale per lo svolgimento del lavoro in sicurezza.
Ammortizzatori sociali
C’è circa un 12% delle imprese che già teme di non poter raggiungere gli obiettivi per l’anno in corso se non addirittura di dover ricorrere a ridimensionamenti della struttura aziendale. Data l’elevata incertezza molte imprese non si sentono ancora di poter fare previsioni.
Il peggioramento si è verificato anche per l’entità del danno subito, le imprese con problemi molto gravi sono adesso il 43,7%, contro il 14,4% della precedente indagine.
Il 5% dei rispondenti dichiara di aver dovuto già ricorrere all’uso della cassa integrazione ordinaria a seguito della diffusione del Covid-19. Il 53,1% dei dipendenti delle aziende intervistate potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.).
Bisogno di normalità
È stato chiesto infine agli imprenditori, quali fossero le strategie che metterebbero in atto per superare la crisi. Emerge che nella maggior parte dei casi (78,2%) si sentono disarmati e non possono che attendere il ritorno alla normalità.
Dalle risposte emerge chiaramente la doppia difficoltà di garantire i flussi di liquidità con l’azienda chiusa o parzialmente aperta e quella ad essa legata di poter ripartire a pieno ritmo il prima possibile per limitare le perdite di fatturato, che, seppure in modo spalmato sul tempo grazie agli aiuti governativi, dovranno essere ripagate in futuro.