Gli Usa bruciano, tra fuoco e pandemia
Gli Stati Uniti bruciano. Nell’Oregon si sono contati già una trentina di morti e oltre 500 mila sfollati e il fumo proveniente dall’area del Pacifico nord-occidentale sta ponendo in serio rischio la salute di milioni di persone, complicando grandemente il lavoro dei soccorsi. La qualità dell'aria viene indicata come “molto malsana” dalle autorità e un avviso di pericolo per il fumo denso è rimasto in vigore in gran parte dello stato per giorni e giorni. I vigili del fuoco lottano per contenere gli oltre 30 focolai che ancora infuriano in tutto il territorio. Uno di essi si è esteso per oltre 55 miglia, bruciando un'area più grande dello stato di Rhode Island.
Un sole che non sembra né sorgere né tramontare
In California e nello stato di Washington le fiamme divampano da settimane, incrementate da un clima rovente. Intere città sono state ridotte in cenere e le immagini che osserviamo in TV sono semplicemente apocalittiche. "Il sole non sembra sorgere o tramontare. Il cielo diventa un po' più luminoso e un po' più scuro ed è così che sai che la giornata sta iniziando o finendo", ha dichiarato Eileen Quigley, direttrice esecutiva del Clean Energy Transition Institute di Seattle.
L’aria di San Francisco è ormai irrespirabile per il denso fumo sprigionato nelle zone limitrofe: l’indice IQ Air la definisce la meno salutare del mondo. Il fumo la rende pericolosa per la vita delle persone con problemi respiratori che si avventurano all'esterno, ma anche all’interno delle case molti tossiscono disperatamente. Non si riesce a vedere oltre i 50 metri di distanza.
Il fuoco sta distruggendo le foreste e migliaia di case ad un ritmo impressionante: il National Interagency Fire Center ha calcolato che siano stati già distrutti oltre quattro milioni e mezzo di acri, un'area più grande di tutto il Connecticut.
Funzionari ed esperti sanitari esortano i cittadini a non lasciare casa, a meno che non sia assolutamente necessario, a tenere chiuse porte e finestre e ad utilizzare ventilatori e condizionatori per mantenere la circolazione dell'aria negli ambienti. Il fatto che il fumo riduca fortemente la visibilità non solo ostacola i soccorsi, ma rende pericoloso anche guidare, aumentando il rischio di incidenti automobilistici.
Il governatore democratico della California Gavin Newsom ha dichiarato che gli incendi che stanno devastando l'Ovest del Paese "dimostrano che la polemica sul cambiamento climatico è finita. Si tratta di una dannata emergenza climatica. È tutto reale e sta accadendo in questo momento".
Newsom ha inoltre affermato che le ondate di caldo record e gli incendi senza precedenti sono stati ampiamente previsti dagli scienziati e che se fattori naturali come il forte vento hanno aumentato la diffusione degli incendi, il riscaldamento del clima dovuto alle attività umane rende questi fenomeni sempre più rilevanti.
Dieci anni con temperature record
Se da un lato il presidente Donald Trump attribuisce gran parte della responsabilità dei roghi a una cattiva gestione delle estese zone boschive di questi stati, un altro senatore democratico locale, Jeff Merkley, ha ribadito che la devastazione in corso è il risultato di una combinazione di problemi, tra cui spicca l'aumento delle temperature causato dal cambiamento climatico globale: “Le nostre foreste sono diventate più secche. Il nostro oceano è diventato più caldo e più acido. Tutti questi fenomeni non possono che essere conseguenza del riscaldamento del pianeta".
Si sono perfino diffuse false notizie, che le autorità stanno cercando di cancellare dai social media, secondo cui sarebbero stati gli ecologisti ad appiccare diversi focolai.
I dati ci dicono comunque che dal 2005 a oggi si sono registrati nove dei dieci anni più caldi mai verificatisi in tutto il mondo. Dall’inizio del ‘900, Oregon e California hanno rilevato un aumento di temperatura di oltre 1 grado e la siccità ha ucciso milioni di alberi, trasformandoli in un potente combustibile. Abbiamo già illustrato in altre occasioni come gli incendi verificatisi in Australia all’inizio di quest’anno siano stati collegati irrefutabilmente al riscaldamento globale e quali siano le modalità sottese a questo fenomeno.
Secondo molti osservatori e studiosi è questa la peggiore stagione di incendi nella storia della costa occidentale degli Stati Uniti e tale crisi viene a sommarsi alla pandemia, che ha già messo in ginocchio scuole ed imprese.
Le autorità sono state costrette a spostare la loro attenzione dai programmi scolastici al "triage" per la sicurezza alimentare, l'assistenza abitativa ed altre emergenze per le famiglie. Su circa 500 milioni di dollari di entrate fiscali destinate in Oregon all'istruzione, ben 350 milioni sono stati dirottati su altre priorità.
Difficoltà per gli assicuratori
Tutto questo pone gli assicuratori in grave crisi, perché assistiamo ad almeno due eventi estremi in parallelo: incendi in gran parte incontrollati da un lato e una pandemia in gran parte incontrollata dall’altro. Si tratta di un eccellente esempio della necessità di indagare sulle cosiddette minacce composite o sistemiche che possono affliggere il settore.
In passato, gli scenari derivanti da rischi sistemici, in grado di determinare problemi di solvibilità del comparto, sono stati presi in considerazione dai tecnici del mondo assicurativo come una sorta di esercizio teorico. Tutto ciò accadeva prima che la pandemia prendesse piede, ma quanto stiamo osservando nel 2020 rende questo tipo di scenari assai più verosimili.
La nozione di minaccia composita o sistemica non è nuova: è risaputo che eventi estremi collegati potrebbero determinare un grave rischio. Si tratta di fenomeni in cui un evento è in grado di contribuire alle conseguenze di un altro, anche se molto diverso dal primo.
Ad esempio, l'installazione massiva di impianti di aria condizionata per contrastare un aumento delle ondate di calore, può esacerbare il riscaldamento globale; il metano liberato dalla fusione del permafrost aumenta la velocità con la quale quest’ultimo si scioglie; l'impatto sinergico tra cambiamento climatico e migrazione è stato ampiamente dimostrato in molte aree politicamente a rischio in tutto il mondo.
È stato dimostrato che le aree inquinate sono più esposte alla diffusione della pandemia e, come si è accennato, in diverse aree della California l'indice di qualità dell'aria (AQI) è pericoloso ormai da un certo periodo: si tratta anche in questo caso di minacce composite?
Il filo che unisce il fuoco e il Covid
Per quanto riguarda gli incendi negli Stati Uniti, l'ultima cosa che può venire in mente ad una delle tantissime famiglie evacuate, sarebbe di controllare le mappe pubblicate per determinare dove la densità di casi da Covid-19 sia più bassa. La gente penserà al massimo di controllare le previsioni del tempo e la direzione in cui soffia il vento, ma le scelte operate potrebbero esporla alla pandemia o contribuire alla sua diffusione. Finora sono state distrutte oltre 7.000 proprietà: è possibile che ciò inneschi un’ulteriore diffusione del Covid-19?
In poche parole, il numero di vittime legate alle catastrofi naturali, come uragani e incendi, potrebbe essere aggravato dalla necessità di evitare rifugi e luoghi pubblici a causa della pandemia?
L'analisi dei dati pervenuti da molte contee e relativi agli incendi e alla diffusione del Covid-19 al loro interno sembrerebbero indicare una certa sinergia tra i due eventi. In California, le contee adiacenti a Tehama, soggetta a roghi e alle conseguenti evacuazioni nel mese di agosto, paiono mostrare una diffusione della pandemia maggiore che nelle contee non confinanti (ad esempio, nella contea adiacente di Butte). Tuttavia, i nuovi casi di Covid stanno generalmente diminuendo in tutto lo Stato ed è difficile individuare se gli incendi ostacolino questa tendenza, anche perché la stessa potrebbe essere interrotta dalla riapertura dei college, ad esempio, o di molti luoghi di lavoro.
D’altro canto, sembra essere provata una correlazione tra le contee interessate dagli incendi e il numero di decessi da Covid al loro interno. Su 132 contee della costa occidentale, 95 hanno registrato incendi già dall'inizio di agosto e la maggior parte riporta un carico di decessi più alto di quelle che non hanno avuto roghi.
Per avvalorare la tesi del rischio sistemico sarebbe dunque necessario osservare per un certo numero di mesi i dati della pandemia e quelli delle zone colpite da incendio, correlandoli alle cifre indicanti le migrazioni dovute agli sfollamenti.
Ma a che serve tutto questo? Nel prossimo futuro dovremo osservare le aree a rischio di incendio, per capire meglio anche l'incidenza della pandemia?
Non possiamo aspettarci che questa scompaia fino a quando l'immunità di gregge non sarà raggiunta, o fino a quando non saranno efficaci le vaccinazioni su larga scala e si saranno trovate cure definitive.
Lo studio della possibile interazione tra fenomeni che paiono tanto diversi, ma le cui conseguenze potrebbero essere correlate, potrebbe quindi aiutarci ad affrontare meglio questi rischi e soprattutto a cercare di mitigarne gli esiti.
Ci auguriamo tutti che il 2021 sia assai meno soggetto a incendi ed eventi meteorologici estremi, ma sappiamo che frequenza e gravità di tali fenomeni sono in parte dovute al cambiamento climatico e ridurre le emissioni di CO2, ad esempio, potrebbe essere d’aiuto.
Anche le politiche per la gestione e protezione delle foreste e le regolamentazioni sui metodi di costruzione possono svolgere un ruolo importante nel prevenire gli incendi. Con le proprietà residenziali che si sono insinuate attraverso l'interfaccia che separa le città dalle zone boschive sarebbe necessario rinforzare tali regole, ma per le famiglie evacuate è essenziale riavere la propria abitazione in fretta e il più possibile uguale a come era prima dell’incendio, senza curarsi delle restrizioni.
Eppure, tutto questo costituisce sicuramente una spinta perché la storia si ripeta.