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Gdpr, aziende impreparate e confuse

Il 55% delle imprese non ha un piano strutturato in vista della scadenza di maggio 2018

Gdpr, regna ancora l’incertezza. Una ricerca di Sas, che ha coinvolto 340 dirigenti aziendali a livello globale, mette in evidenza che meno della metà delle aziende (il 45%) ha già adottato un piano per adeguarsi alla normativa europea. Eppure la maggior parte degli intervistati sostiene che il regolamento avrà un impatto enorme sulla propria organizzazione. Una consapevolezza che non sembra tradursi in azione: solo il 42% degli intervistati afferma che la propria organizzazione è consapevole di tale impatto. Si salvano gli imprenditori del settore delle comunicazioni (Telco, media&communication), dove il 56% si dichiara pienamente consapevole dell’impatto del Gdpr. I maggiori problemi vengono segnalati dalle piccole imprese: appena il 37% delle aziende di piccole dimensioni è consapevole dell’impatto, contro il 54% delle organizzazioni con più di 5 mila dipendenti. Le lacune emergono anche da un altro dato: solo il 45% delle organizzazioni ha messo in atto un processo strutturato per adeguarsi al regolamento. Ad aggravare la situazione, solo il 66% di questa minoranza ritiene che tale processo sarà in grado di soddisfare appieno i requisiti di conformità. Molti degli intervistati infatti ammettono di non sapere come determinare la conformità in ambito Gdpr.

Per Sas molte organizzazioni non sanno da dove iniziare per adeguarsi al regolamento Gdpr, quando servirebbe una solida strategia di governance dei dati. Occorre stabilire con certezza dove si trovano i dati e chi ha l’autorizzazione ad accedervi. Trionfa il “fai da te”: solo il 24% delle organizzazioni si avvale della consulenza esterna per adeguarsi al Gdpr, un dato che sale al 34% per quelle aziende che già dispongono di un processo strutturato in atto. Una prova che la consulenza può rendere più facile l’approccio alla nuova normativa. Nonostante i ritardi, le aziende dimostrano di avere fiducia sugli effetti del regolamento: il 71% degli intervistati ritiene che comporterà un miglioramento nella governance dei dati.