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Le aziende di filiera più attive nella società

Le imprese che operano in collaborazione tra loro si mostrano più ricettive sui temi della responsabilità sociale e 9 su 10 investono in cultura, ambiente, rapporti con il territorio e benessere dei dipendenti. Un trend che si annuncia in ulteriore crescita nei prossimi anni

In un tessuto imprenditoriale fatto per il 94% di piccole e medie imprese come quello italiano, le filiere produttive sono il sistema che connette e alimenta lo sviluppo. La collaborazione di filiera – così come accade per i distretti industriali - è essenziale non solo per la produzione delle grandi imprese di ogni settore, ma soprattutto perché rappresenta la linfa del Made in Italy, unendo competenze, innovazione, progetti e anche reti commerciali. La filiera – per necessità di adeguamento o per quella che si può definire “risonanza creativa” – è incubatrice di innovazione e sviluppo e rappresenta un fattore di competitività. Le aziende che vi partecipano risultano infatti più performanti e più propense a sviluppare processi di innovazione, oltre ad essere più aperte al confronto.
Una recente indagine del Centro Studi Tagliacarne, commissionata da Unioncamere, sulle imprese manifatturiere tra i 5 e 499 addetti, rileva un’ulteriore differenza rispetto alle aziende che operano isolate: le realtà appartenenti a filiere mostrano una maggiore attenzione al benessere e allo sviluppo del capitale umano, all’ambiente e alla qualità delle relazioni sociali sul territorio.
Secondo il Ministero dello sviluppo economico, le filiere riconosciute in Italia sono 17. Contano complessivamente più di 3,8 milioni di imprese (il 75% del sistema imprenditoriale italiano) e occupano oltre 12 milioni addetti (71,4% del totale economia extra-agricola), generando 2.500 miliardi di euro di fatturato (78,9% del totale industria e servizi).

Uno sviluppo più strutturato che guarda al futuro

Si tratta quindi di una buona fetta delle imprese italiane, che ora si mostrano anche motore della crescita socialmente sostenibile. Secondo la ricerca, nel triennio pre-Covid (2017-19) l’88% delle imprese di filiera (ma il 92% se operano al Sud) ha adottato misure responsabili in tema di formazione del personale, welfare aziendale, sostenibilità ambientale, rapporti con il sistema dell’istruzione, con il mondo della cultura e con il terzo settore, percentuale che scende al 55% tra le aziende non in filiera.
Più nel dettaglio, il 50% delle imprese italiane delle filiere ha investito nella formazione per il miglioramento delle competenze del personale (contro il 25% delle altre imprese); il 43% ha puntato su prodotti e processi a minor impatto ambientale (contro il 24%); il 40% ha perseguito attività volte a tutelare la salute e il benessere dei propri dipendenti (contro il 16%). In prospettiva, una azienda di filiera su tre prevede di effettuare un investimento green entro i prossimi tre anni.
Si rileva inoltre un dato particolare: le aziende di filiera che hanno investito maggiormente nel welfare aziendale sono quelle guidate da donne (46% contro il 39% delle altre imprese in filiera).
Guardando al prossimo futuro, molte imprese di filiera pensano di aumentare entro il 2023 gli investimenti in welfare, formazione e ambiente. Il 19% progetta di accrescere le iniziative per il benessere dei dipendenti (contro il 12% di quelle che non operano in filiera) e il 10% afferma di voler incrementare il contributo per la formazione del personale (contro il 5% delle altre). Al di fuori della filiera guardano al benessere dei propri dipendenti il 15% delle piccole imprese e il 25% delle medio-grandi, mentre tra quelle che operano in collaborazione la percentuale si attesta sul 40% in entrambi i casi.

Maggiore attenzione al rapporto con il territorio

L’effetto filiera sembra ridurre anche le distanze tra le imprese di minori dimensioni e quelle medio-grandi nella propensione a investire nella sostenibilità: il 33% delle aziende punta a maggiori investimenti nel settore verde, contro il 14% di quelle non di filiera.
Sul tema ambientale si rilevano differenze di approccio tra le diverse tipologie di imprenditori: 43 imprese su 100 che operano in filiera hanno investito nella sostenibilità ambientale con prodotti o processi a minor impatto ambientale, contro 24 su 100 tra quelle non in filiera.
Guardando alla capacità dell’azienda di relazionarsi in maniera costruttiva con il proprio territorio si valuta, oltre ai temi ambientali, l’apporto alla crescita del capitale umano e culturale.
In tal senso, nell’ultimo triennio pre-Covid 44 imprese di filiera su 100 hanno collaborato in vari modi con la scuola o l’università, contro le 17 delle altre; 28 su 100 hanno sostenuto direttamente o indirettamente delle iniziative culturali, un numero doppio rispetto alle aziende fuori filiera.