La disuguaglianza alimenta i prossimi rischi
Il Global Risks Report 2022 fotografa quest’anno una preoccupazione crescente degli esperti per i temi climatici e sociali, questi ultimi in particolare frutto di due anni di pandemia che hanno creato tensioni economiche e allargato il divario tra le classi sociali e tra paesi ricchi e in via di sviluppo. I due temi si intrecciano, laddove le conseguenze del cambiamento climatico potrebbero portare a crisi economiche e a movimenti migratori.
Redatto con il supporto del Global Risks Advisory Board del World Economic Forum, il documento presenta i risultati dell'ultima Global Risks Perception Survey (GRPS), alla quale hanno collaborato Marsh McLennan, SK Group e Zurich Insurance Group e i consulenti accademici della Oxford Martin School (University of Oxford), la National University of Singapore e il Wharton Risk Management and Decision Processes Center (University of Pennsylvania).
Lo squilibrio di benessere è alla base di molte minacce
Il quadro da cui sono partiti gli analisti è fortemente influenzato dalla pandemia e dal suo impatto economico. Alla base, la forte disuguaglianza nella possibilità di accedere ai vaccini (nei 52 paesi più poveri, che contano il 20% della popolazione mondiale, solo il 6% degli abitanti è stato vaccinato), che mina la ripresa economica, sulla quale incidono anche fattori inflazionistici e di reperimento delle materie prime: secondo il report, entro il 2024 le economie in via di sviluppo (ad esclusione della Cina) registreranno il 5,5% in meno della crescita del Pil prevista prima della pandemia, al contrario i paesi avanzati l'avranno superata dello 0,9%.
Il filo conduttore che accomuna le ragioni degli intervistati pare essere quello di una ripresa economica disuguale a livello mondiale, che metta a rischio la collaborazione tra i paesi di fronte alle sfide globali.
La maggior parte degli intervistati dell’indagine ritiene che l’attuale contesto non ritroverà un solido equilibrio e che nei prossimi tre anni si assisterà a ulteriori cambiamenti che aumenteranno il divario sociale all’interno dei paesi e a livello mondiale; solo il 16% afferma di essere fiducioso e ottimista per il prossimo futuro, mentre l'11% si dice convinto di un’accelerazione della ripresa globale.
La pandemia come molla delle tensioni sociali
Anche in relazione alla particolarità del momento storico, agli esperti è stato chiesto di definire i rischi attesi sia sul breve che sul medio e lungo periodo. Il confronto tra i risultati fa emergere la maggiore attenzione verso i rischi sociali per i prossimi due anni, che vanno via via rientrando fino a dare ampia predominanza ai rischi climatici nella prospettiva decennale.
Nei prossimi due anni, la prima voce di preoccupazione sono gli eventi meteo estremi, seguiti dalle crisi legate al sostentamento delle persone, dal fallimento delle azioni per il contenimento del cambiamento climatico, l’erosione della coesione sociale, le malattie infettive, il deterioramento della salute mentale; sono meno percepiti il fallimento delle soluzioni di cybersecurity, la crisi dei debiti, l’ineguaglianza digitale e lo scoppio della bolla degli asset, che chiudono la classifica dei 10 maggiori rischi.
Il fronte più ampio è quello ambientale
Nella prospettiva dei cinque anni le tensioni sociali collegate alla pandemia dovrebbero ridursi, ma la percezione degli esperti è che le tensioni e le difficoltà interne del periodo porteranno a una riduzione dell’attenzione sul cambiamento climatico e delle azioni per il suo contenimento. Tra i dieci rischi più percepiti, quattro riguardano i temi ambientali (il fallimento delle azioni a tutela del clima e gli eventi meteorologici estremi al primo e secondo posto, i danni all’ambiente umano al sesto e la perdita di biodiversità al nono), al terzo e quarto posto i rischi di erosione della coesione sociale e di sostentamento, aumenta la percezione del rischio di crisi del debito (quinto) e entrano nella top ten i rischi correlati al confronto geo-economico.
I rischi naturali hanno invece la prevalenza nelle previsioni fino a dieci anni, coprendo tutte le prime cinque posizioni. La crisi ambientale impatterà sulle popolazioni, determinando un’erosione della coesione sociale e movimenti di migrazione (6° e 7° posto). A chiusura della classifica trovano attenzione anche i rischi geo-economici e geo-politici.
Tutti i temi di maggiore rilevanza sopra citati sono in evidenza nella classifica dei rischi in base alla gravità di impatto, in cui si inserisce la minaccia rappresentata dalle malattie infettive.
Persiste il rischio digitale, dal livello domestico ai rapporti tra i paesi
La prevalenza di altre voci non esclude la presenza della sicurezza informatica tra i primi dieci rischi percepiti, si coglie piuttosto la percezione di questo rischio come strutturale e in un certo modo “endemico”. La crescente dipendenza dai sistemi informatici è stata accelerata negli ultimi due anni dall’esigenza di ricorrere ai mezzi digitali per il lavoro, lo studio, la socialità e gli acquisti.
L’aumento degli attacchi di malware e ransomware nel 2020 (rispettivamente +358% e +435%) ha reso evidente l’attuale inadeguatezza delle società a prevenire questo rischio o a rispondervi in modo efficace. Ciò non esclude il forte potenziale di gravità della minaccia, accresciuto anche da meccanismi di governance disomogenei. Sopra tutto appare il rischio di attacchi a sistemi strategici e di grandi dimensioni, che potranno avere conseguenze fisiche a cascata su tutte le società; ma l’aggravarsi delle minacce informatiche o l’impatto di qualche azione malevola ad alti livelli potrebbe diventare un ulteriore fattore di divisione e determinare tensioni tra i paesi, soprattutto se i governi persisteranno nel ricercare approcci unilaterali ai sistemi di difesa.
Energia verde, migrazioni e spazio le nuove criticità all’orizzonte
Gli esperti che hanno partecipato al Global Risks Report 2022 si sono soffermati ad analizzare alcuni trend che potrebbero rappresentare delle fonti di rischio.
Il primo riguarda la transizione energetica, passaggio necessario per limitare le emissioni di anidride carbonica ma che porta con sé delle incognite. In primo luogo, una repentina e non mediata uscita di molte imprese dall’utilizzo delle fonti tradizionali potrebbe aumentare la volatilità economica, incrementando la disoccupazione e le tensioni sociali e geopolitiche (anche per l’aumento dei prezzi), oltre a poter riservare sorprese rispetto all’impatto sull’ambiente naturale di soluzioni legate alle biotecnologie e alle tecniche di geoingegneria.
Cambiamento climatico e difficoltà economiche rischiano di alimentare le migrazioni involontarie che andrebbero a scontrarsi con realtà sociali attualmente in difficoltà. Riguardo a questo, il 60% degli intervistati ritiene che le azioni correttive a livello internazionale non siano ancora sufficienti.
Infine, sarà necessario valutare con attenzione i rischi correlati all’accelerazione dell’attività nello spazio, sia di origine commerciale che governativa o militare: secondo gli esperti, le attuali regole di governance globale non sono più sufficienti, in particolare nell’ottica di possibili contrasti tra paesi.