le-catastrofiche-piogge-che-hanno-sommerso-il-pakistan

Le catastrofiche piogge che hanno sommerso il Pakistan

Più di 1.400 morti (oltre 500 i bambini) e 33 milioni di persone rimaste senza casa e senza alcun mezzo di sussistenza. I raccolti sono andati distrutti, in particolare quelli di grano, riso e cotone, cosa che avrà conseguenze a livello globale. L’allarme dell’Unicef

Le catastrofiche inondazioni in Pakistan finora hanno tolto la vita ad almeno 528 bambini, secondo gli ultimi dati del Governo. “Ognuna di queste morti è una tragedia che si sarebbe potuta evitare”, spiega l’Unicef in un comunicato, in cui sottolinea come “la triste realtà è che senza un forte aumento del sostegno, molti altri bambini perderanno le loro vite”.

Il Pakistan è consapevole del grave impatto che possono avere sulla stabilità del paese i cambiamenti climatici, al punto da avere istituito un apposito ministero. Sherry Rehman, il ministro, ha affermato che il suo Paese sta attraversando "un disastro umanitario causato dal clima con piogge e inondazioni senza precedenti. Finora il Pakistan ha ricevuto una media di 166 millimetri di pioggia ad agosto, valore che è del 241 per cento sopra la media, ha detto il ministro, ma con un livello che nelle aree meridionali del Paese è del 784 per cento superiore". Sono quasi 30 milioni le persone non hanno un riparo, e per sostenerle il primo ministro Shahbaz Sharif ha chiesto un contributo ai privati e ha fatto appello alla comunità internazionale. Visitando una zona del Sindh colpita dall'alluvione Shahbaz ha affermato che il governo ha stanziato 38 miliardi di rupie pakistane (circa 171,6 milioni di dollari) per i soccorsi alle vittime.

Secondo il ministro della Pianificazione, Ahsan Iqbal, il Pakistan ha bisogno di oltre 10 miliardi di dollari per riparare e ricostruire le infrastrutture danneggiate dalle piogge monsoniche che hanno provocato più di 1.100 morti e danneggiato oltre un milione di case.

Più di un quarto del paese è finito sott’acqua

Secondo gli ultimi dati disponibili, circa il 30% del Pakistan è di fatto sott’acqua. Più di 1.400 persone sono morte, 33 milioni di persone sono rimaste senza casa e senza alcun mezzo di sussistenza. I raccolti sono andati distrutti, in particolare quelli di grano, riso e cotone, cosa che avrà conseguenze a livello globale visto che il Pakistan produce il 2,5% del grano, il 9% del riso e il 5% del cotone della produzione mondiale. Il cibo scarseggia, tanto che Islamabad pensa perfino di riprendere il commercio con l’India (interrotto dopo il bombardamento indiano del campo di addestramento terroristico di Balakot nel 2019) per importare pomodori, cipolle e patate. Non si trovano quasi più medicine. La stoffa necessaria a produrre tende per i campi dei rifugiati, che buona parte della popolazione locale sta facendo costruire e invia nelle zone più disastrate, deve essere importata dalla Cina. Gli sfollati sono a rischio di contrarre infezioni perché bevono acqua sporca e le condizioni igieniche nei campi sono precarie o, addirittura, inesistenti.
“Sono stato nelle aree colpite dalle inondazioni negli ultimi giorni – ha spiegato Abdullah Fadil, rappresentante dell'Unicef in Pakistan, in seguito alla sua missione nella provincia di Sindh – e la situazione delle famiglie è più che desolante: le storie che ho sentito dipingono un quadro disperato. Tutti noi sul campo vediamo bambini malnutriti, che combattono contro la diarrea e la malaria, la febbre dengue e molti con dolorose malattie della pelle. Molte madri sono anemiche e malnutrite e hanno bambini che pesano molto poco. Le madri sono esauste o malate e non riescono ad allattare. Milioni di famiglie sono state costrette ad abbandonare le loro case e ora vivono con poco più che stracci per proteggersi dal sole cocente, con temperature che in alcune aree superano i 40 gradi centigradi”.
Molte famiglie sono state costrette a cercare riparo su porzioni di terreno più alte, spesso lungo le strade, mettendo a rischio i bambini, poiché i terreni più bassi sono coperti da enormi distese di acqua stagnante, che si estendono a perdita d'occhio. Le minacce aggiuntive di serpenti, scorpioni e zanzare sono sempre presenti.

Sedici milioni di bambini colpiti

Si stima che 16 milioni di bambini siano stati colpiti da queste inondazioni eccezionali, e almeno 3,4 milioni di bambine e bambini abbiano ancora bisogno di un sostegno immediato e salvavita. “I bambini più piccoli vivono all'aperto – ha detto Fadil – con le loro famiglie, senza acqua potabile, senza cibo e senza mezzi di sostentamento, esposti a una vasta gamma di nuovi rischi e pericoli legati alle inondazioni, tra cui edifici danneggiati, annegamento nelle acque alluvionali e serpenti. Le infrastrutture vitali su cui i bambini fanno tanto affidamento sono state distrutte e danneggiate, tra cui migliaia di scuole, sistemi idrici e strutture sanitarie”.
L’Unicef sta già fornendo servizi psicosociali a bambini e donne traumatizzati. “I bambini sfollati – riferisce Fadil – durante le alluvioni ci hanno detto di essere spaventati e tristi, ma anche di essere annoiati, con poco da fare per occupare le loro giornate. Abbiamo allestito spazi temporanei per l'apprendimento per aiutare a riportare un senso di normalità nella vita dei bambini, aiutarli a superare il trauma e aiutarli a riprendere l'apprendimento. Le bambine e i bambini del Pakistan stanno pagando il prezzo di un disastro climatico che non hanno causato loro. Mentre rispondiamo ai loro bisogni urgenti oggi, dobbiamo anche iniziare a guardare ai mesi a venire e alla necessità di ricostruire le vite di questi milioni di bambini e bambine vulnerabili - per garantire che siano sicuri, sani, ben nutriti, che stiano imparando e si stiano preparando per il loro futuro”.