Ilo, calano i redditi e aumentano le disuguaglianze
La stagnazione del reddito da lavoro sta contribuendo all’aumento delle disuguaglianze e, di conseguenza, al ritardo nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nel mentre, la percentuale di giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione (Neet) rimane elevata. Sono questi i principali allarmi lanciati dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) nell’ultimo aggiornamento del rapporto Prospettive occupazionali e sociali nel mondo. La quota globale del reddito da lavoro, ovvero la parte di reddito totale guadagnato dai lavoratori di tutto il mondo, è diminuita di 0,6 punti percentuali tra il 2019 e il 2022 e da allora è rimasta invariata. A un primo sguardo, si legge nel documento, si tratta di una diminuzione modesta, ma non è così. Tra il 2004 e il 2024, infatti, il calo è stato di 1,6 punti percentuali: dunque quasi il 40% del declino totale degli ultimi vent’anni si è verificato durante i tre anni di pandemia di Covid-19. Se la quota fosse rimasta al livello del 2004, continua il rapporto, il reddito da lavoro sarebbe stato superiore di circa 2.400 miliardi di dollari soltanto nel 2024. Questa diminuzione, inoltre, ha esacerbato le disuguaglianze esistenti: il reddito da capitale si è infatti concentrato ulteriormente nelle mani dei più ricchi, minacciando il raggiungimento del decimo obiettivo dell’Agenda 2030 che mira a ridurre le disparità (economiche ma non solo) all’interno e tra i paesi.
Una delle cause è il progresso tecnologico
Uno dei fattori chiave del calo della quota di reddito da lavoro è sicuramente lo sviluppo tecnologico. Secondo uno studio dell’Ilo basato su un campione di 36 paesi composto principalmente da economie avanzate, le innovazioni tecnologiche orientate all'automazione degli ultimi due decenni (soprattutto quelle nel campo dell’intelligenza artificiale) hanno aumentato la produttività e la produzione ma, allo stesso tempo, hanno minacciato anche la quota di reddito da lavoro. Se i modelli storici dovessero persistere, e in assenza di una risposta politica più forte in un'ampia gamma di domini rilevanti, le recenti innovazioni nell'intelligenza artificiale generativa potrebbero esercitare un'ulteriore pressione al ribasso sulla suddetta quota. Il rapporto comunque specifica che non si tratta di una previsione sugli effetti dello sviluppo tecnologico, piuttosto si cerca di evidenziare l'importanza di garantire che i benefici del progresso siano equamente distribuiti.
Ancora troppi Neet
Nelle sue ultime pagine, il documento riprende i dati del report Tendenze mondiali dell’occupazione giovanile, sempre curato dall’Ilo, ed esprime preoccupazione per l’ancora troppo elevato tasso di Neet, calato pochissimo negli ultimi tempi (dal 21,3% del 2015 al 20,4% del 2024). La disaggregazione dei risultati globali per regione rivela inoltre una significativa eterogeneità, con gli Stati arabi e africani che mostrano pochi o inesistenti progressi negli ultimi due decenni. La previsione è che questi dati rimarranno stabili anche nei prossimi anni. Persistono infine forti disparità di genere: anche se sono stati fatti alcuni passi avanti, nel 2024 la percentuale di Neet fra le donne è stata pari al 28,2%, più del doppio rispetto a quello dei giovani uomini. Questa disparità, tra le altre cose, compromette il raggiungimento dell’ottavo obiettivo dell’agenda dell’Onu, che promuove la crescita economica sostenibile e il lavoro dignitoso per tutti. In conclusione, si legge nel rapporto, sarebbe necessario che la comunità internazionale nel suo insieme aumentasse gli sforzi per contrastare queste tendenze.