I Brics fanno campagna acquisti
Il cosiddetto Sud Globale, nome onnicomprensivo per indicare tutti i paesi che si chiamano fuori dalla sfera di influenza occidentale, sembra aver trovato nei Brics l’alleanza attorno alla quale fare in modo di pesare maggiormente negli scenari geoeconomici globali. Forse con l’ambizione di diventare, un giorno, una sorta G7 alternativo.
Ma questa organizzazione intergovernativa il cui nome è l’acronimo deriva dai nomi di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, è andata via via crescendo, dotandosi anche di un proprio strumento finanziario (New Development Bank o banca dei Brics, organo presieduto dall’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff) e aprendo le sue porte all’ingresso di altri soggetti.
Nell’ultimo summit di Johannesburg erano stati ammessi come nuovi membri Etiopia, Emirati Arabi Uniti, Iran, Egitto e Arabia Saudita (che non ha ancora completato il processo di adesione) e l’Argentina (che però non è poi entrata, per volontà del neopresidente Javier Milei). Al prossimo summit dei Brics, che si terrà dal 22 al 24 ottobre nella città russa di Kazan, altri paesi sperano di entrare nel gruppo. Hanno presentato una richiesta formale di adesione Turchia, Azerbaigian e Malesia, ma altri sono ancora alla finestra: la Thailandia, ad esempio, si dice abbia un forte interesse a far parte del club. E poi c’è il pressing della Cina per l’ingresso del Kazakistan, mentre è ancora incerta la situazione dell’Algeria che avrebbe dovuto entrare lo scorso anno ma è stata bloccata da un veto dell’India.
Tutti questi paesi hanno un peso significativo a livello geopolitico: la Turchia e l’Azerbaigian sono coinvolte nei cambiamenti politici che interessano Europa e Asia, mentre la Malesia è un membro dell’Asean, organizzazione che negli ultimi anni ha saputo ritagliarsi un ruolo economico eccezionale in un contesto come quello dell’Indo-Pacifico, dominato da India e Cina.
La Turchia guarda ai Brics perché l’Ue le ha chiuso le porte
Da una prospettiva europea è interessante analizzare due di queste nuove domande di ingresso, quelle di Turchia e Algeria. Per quanto riguarda la prima, la richiesta di Ankara di entrare nel blocco è collegata alle sue possibilità di entrare nell’Unione Europea, un percorso a dir poco travagliato che vede i negoziati in stallo da circa sei anni. A rivelarlo è stato il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan lo scorso 19 settembre durante una trasmissione dell’agenzia turca Anadolu: “se la nostra integrazione economica con l’Unione Europea fosse stata coronata da un’adesione superiore di quella a livello di Unione doganale, forse non ci troveremmo in questo tipo di ricerca su molte questioni”, ha dichiarato Fidan. Il ministro ha anche detto che la Turchia “continua le sue relazioni con l’Ue e cerca di portarle a un punto in buona fede”, ricordando che i negoziati tra Ankara e Bruxelles si sono arenati nel tempo.
Molto legata alla Turchia per chiare affinità etnico-linguistiche è l’Azerbaigian, la cui entrata nei Brics sarebbe il definitivo riconoscimento del nuovo status di media potenza a livello internazionale, considerato che avverrebbe nello stesso anno in cui Baku organizza la Cop29 sull’ambiente e quindi sarà capace di influire anche nell’agenda mondiale della lotta al cambiamento climatico, nonostante sia un Paese produttore di idrocarburi.
Algeria in sala d’attesa
L’Algeria invece, dopo il rifiuto ricevuto lo scorso anno, è comunque entrata a far parte della New Development Bank (a cui ha aderito anche l’Uruguay, paese che però non è interessato a entrare nei Brics): il paese nordafricano, la scorsa estate, ha portato una in dote alla banca 1,5 miliardi di dollari. Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, alla fine della sua visita in Cina, ha dichiarato che l’adesione ai Brics per l’Algeria sarebbe un passo fondamentale per aprire il Paese a nuove opportunità economiche. Ricca di risorse come petrolio e gas, l’Algeria sta cercando di diversificare la sua economia e rafforzare la sua partnership con i paesi del blocco.
Nonostante il veto dell’India, la richiesta di ingresso di Algeri fortemente sponsorizzata da Cina e Russia: in questo modo, infatti, i Brics avrebbero una sponda mediterranea che guarda da vicino l’Europa, e potrebbero quindi puntare a influenzare un’area che storicamente è sempre stata sotto l’ombrello delle potenze euro-atlantiche e soprattutto della Francia, di cui l’Algeria fu colonia.