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Fonte immagine: ker_vii - iStock

GenAI e reputazione aziendale: come ridurre i rischi

L’intelligenza artificiale generativa rappresenta uno strumento potenzialmente molto utile per imprese, ma è necessario formare le persone al suo corretto utilizzo e dare regole chiare. Dall’altro lato, è fondamentale adottare delle strategie per gestire il rischio reputazionale che può derivare da falsi contenuti immessi nel web

L’intelligenza artificiale è entrata nella pratica di molte aziende e rappresenta un’opportunità di efficientamento dei processi aziendali che richiede competenze e capacità strategiche. In sintesi, serve tempo per un’adozione che porti i risultati attesi. Da un paio d’anni, invece, con l’avvento di ChatGpt e di altri sistemi analoghi, l’intelligenza artificiale generativa, o GenAI, è entrata rapidamente nelle abitudini aziendali così come dei singoli utenti. Ma la facilità di accesso e la rapidità dei risultati non significano assenza di rischi. È importante, al contrario, sapere che la GenAI comporta rischi sia che la si utilizzi per la creazione di contenuti sia in qualità di fruitori di prodotti così generati.

La questione dovrebbe essere tra le priorità delle imprese perché un utilizzo non corretto della GenAI può condurre a problemi per l’azienda e la sua reputazione. Deepfake, attacchi di impersonificazione, uso improprio delle informazioni, anche involontariamente, errori da parte dei dipendenti, possono dare luogo a situazioni di rischio che vanno in primo luogo previste e poi gestite. In prima linea sono i responsabili della comunicazione (CCO) e ad essi la multinazionale di consulenza strategica Gartner suggerisce alcuni approcci per tutelare l’immagine dell’azienda proprio in relazione all’uso della GenAI.

Il primo passo necessario è rafforzare il monitoraggio sui social media e in particolare sui contenuti di tendenza. A questo proposito, Gartner sottolinea che l’80% dei consumatori ritiene sia difficile distinguere un contenuto originale da uno GenAI: sarà quindi nei compiti dei social media manager rilevare in tempo reale la presenza di contenuti falsi o fuorvianti e segnalarli ai partner IT, oltre a contribuire poi al contenimento dei rischi reputazionali.

Vanno monitorati anche gli argomenti sensibili per l’azienda e quelle aree tematiche che possono essere soggette a disinformazione. In caso di attacchi specifici o di campagne che possono avere impatto sulla reputazione, è bene che le funzioni interne preposte agiscano prontamente, per questo è utile predisporre in via preventiva piani di comunicazione di crisi e organizzare simulazioni.

Trasparenza e regole per evitare brutte sorprese

Naturalmente, sarà tanto più difficile essere vittima di una crisi reputazionale quanto più l’azienda sarà capace di proattività nella comunicazione e nel costruire la propria immagine di realtà affidabile e aperta verso i consumatori, comunicando in maniera trasparente, credibile e con un uso etico della GenAI.

Quest’ultimo è un aspetto di grande importanza nella comunicazione con il pubblico e un passo strategico fondamentale per tutelare l’immagine dell’impresa. È importante tenere una linea di trasparenza, dichiarando se i contenuti sono frutto dell’utilizzo della GenAI, ma è altrettanto rilevante che i contenuti creati artificialmente – o fruiti - siano sottoposti alla revisione da parte del personale interno e a fact-checking.

In tutto questo, va ridotta la diffidenza che può manifestarsi tra i dipendenti sull’uso della GenAI, anche incoraggiandone l’applicazione. L’errore umano è sempre possibile, quindi la condizione migliore si concretizza con la definizione di regole aziendali e di processi controllati, promuovendo la sperimentazione in un contesto tematico e ambientale sicuro per la reputazione dell’impresa.

È sempre necessario, soprattutto per le imprese, essere al passo con le innovazioni tecnologiche e saperle fare proprie. Tuttavia, uno dei falsi miti dell’era tecnologica è che una cosa di facile accesso sia anche sicura: al contrario, molto spesso accade che la semplicità di utilizzo riduca l’approccio precauzionale. Un alert in più per la gestione del rischio.