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Quando lo smart working non funziona

Senza un ambiente di lavoro adeguato e tecnologie adatte, le iniziative di smart working rischiano di creare più problemi che benefici. Ecco perché molte aziende italiane sono ferme su questo fronte

Nel nostro Paese il tema del lavoro agile è tra i più discussi sia a livello istituzionale sia nelle aziende, le quali stanno tentando di integrare modalità lavorative che vengano incontro alle nuove esigenze dei dipendenti con le strategie d’impresa. Tuttavia, secondo una ricerca realizzata per conto di Fujitsu dalla società di ricerche Pierre Audoin Consultants, la maggior parte dei progetti italiani finora attivati non stanno avendo il successo sperato. 

Le criticità più importanti riguardano la sicurezza, le tecnologie obsolete e gli ambienti di lavoro inadeguati. Nel nostro Paese, solo il 29% delle aziende dispone attualmente di un approccio centralizzato alla gestione della sicurezza e dei servizi, aree estremamente importanti per assicurare omogeneità e controllo. Mentre il personale si aspetta sempre più flessibilità e mobilità, meno della metà (il 42%) delle imprese è in grado di fornire servizi di supporto web che consentano l'accesso ad applicazioni e servizi ovunque si trovi il dipendente. L'assenza di un workplace adeguato è un grosso limite: la maggior parte delle aziende ammette che l'approccio adottato attualmente sta avendo più risvolti negativi che positivi, in particolare sulla capacità di adattarsi a uno scenario competitivo in cambiamento (per il 23%), di accelerare il time-to-market dei nuovi prodotti e servizi (per il 20%), di mantenere il personale e di attirarne di nuovo (per il 18%).


L'impiego efficace della tecnologia è il perno delle strategie di successo riguardanti il workplace digitale, eppure i fattori tecnologici sono in molti casi proprio l’ostacolo principale alla produttività. Quasi due terzi delle aziende (il 63%) considera l'interoperabilità con sistemi obsoleti uno dei problemi maggiori. Ma non va meglio neanche nei casi in cui le tecnologie sono state aggiornate in accordo con i sempre più stringenti standard di cyber sicurezza e privacy. Per più della metà delle imprese, infatti, i differenti livelli di protezione e autenticazione che sono stati inseriti nel tempo stanno agendo ugualmente da freno. Oltre metà dei partecipanti allo studio (56%) ammette che il proprio approccio alla sicurezza dell’ambiente di lavoro sta avendo un impatto negativo. La causa principale sarebbe nel personale, che sceglie scorciatoie e strade non conformi quando si trova di fronte a meccanismi e processi di sicurezza complessi o dispendiosi in termini di tempo.


L’adozione di modalità di smart working, per costituire un elemento di competitività, non può prescindere da una visione complessiva, che consideri tutti gli aspetti dell’impresa. Un approccio parziale, infatti, costituisce più un freno che un elemento di successo.