Un sistema troppo generoso
Un welfare solido ma vulnerabile. Generoso, forse fin troppo generoso per riuscire davvero a mantenere le sue promesse nel lungo termine. Quello delineato dal rapporto Il Bilancio previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2016, a cura del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, è un ritratto a luci e ombre. In cui emergono, a fianco di pilastri solidi come il sistema previdenziale, elementi di criticità che rischiano di minare le fondamenta di un sistema che incide per il 54,44% sull’intera spesa pubblica dell’Italia.
Le notizie positive arrivano, come già accennato, arrivano dal fronte previdenziale. Migliora innanzitutto nel 2016 il rapporto attivi-pensionati, che raggiunge quota 1,417 e raggiunge così il livello migliore dall’inizio delle serie storiche nel 1997. Nel 2016 la spesa pensionistica pura segna un rialzo marginale dello 0,22% su base annua, segnando uno tra i più bassi aumenti triennale annuale di sempre (+0,57%). Il rapporto fra spesa pensionistica ed entrate contributive vira invece in negativo, generando un saldo negativo di oltre 21 miliardi di euro: a pesare, tuttavia, è soprattutto il passivo di oltre 29 miliardi di euro dovuto alla gestione dei dipendenti pubblici.
Insomma, un sistema previdenziale solido. A cui fa contraltare un pilastro assistenziale che appare decisamente troppo generoso. Al 2016 risultano in pagamento 4,1 milioni di prestazioni di natura interamente assistenziale, a cui si aggiungono altri 5,3 milioni di pensioni che beneficiano, in una o più quote, di componenti assistenziali. L’insieme delle prestazioni ammonta a oltre 21 miliardi di euro, in crescita di 502 milioni di euro (+2,41%) rispetto al 2015: soldi, ricorda il rapporto, per cui non è stato versato alcun contributo. E che portano a domandarsi come il sistema possa mantenersi in equilibrio nel lungo periodo.
Stando alle stime della pubblicazione, nel 2016 occorreranno la pressoché totalità delle imposte dirette per finanziare la spesa per il welfare. Un fabbisogno su cui pesa un altro macigno, quello dell’evasione fiscale. Solo 30,9 milioni di contribuenti hanno presentato una dichiarazione dei redditi positiva: il risultato è che oltre la metà degli italiani (50,9%) risulta senza redditi. Numeri più vicini a quelli di un paese in via di sviluppo, piuttosto che a quelli di un membro del G7.
Secondo Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, è proprio qui che il legislatore, anche in vista delle prossime e imminenti elezioni, deve intervenire. “Il vero problema – ha spiegato – è mettere sotto controllo la spesa assistenziale e le entrate fiscali, con una coraggiosa riforma di sistema basata sul monitoraggio della prima con l’anagrafe generale dell’assistenza e introducendo, per arginare i fenomeni di evasione fiscale, il contrasto di interessi”. Altrimenti, ha aggiunto, “diventerà sempre più fragile il sistema di protezione sociale e si continueranno a perdere risorse preziose da investire in sviluppo capace di aumentare produttività e generare Pil”.