Il sistema Italia fra proliferazione e aggregazione
La proliferazione dei soggetti nel sistema italiano continua inarrestabile. Su questo tema si è a lungo interrogato il Censis, proponendo i risultati di un’accurata indagine nel corso dell’annuale appuntamento di riflessione – in ricordo del suo fondatore, Gino Martinoli - a cui hanno partecipato anche i rappresentanti dell’industria e del terzo settore.
Dallo studio realizzato dal Censis emerge “un’inondazione dei soggetti nelle imprese, nelle start up, nelle professioni, nel terzo settore”, conferma il presidente Giuseppe De Rita. Una proliferazione che neanche la crisi economica e finanziaria è riuscita a scalfire, ma che anzi ha contribuito ad incrementare, secondo Nadio Delai, presidente Ermeneia.
Molte e nuove imprese
La prima evidenza dell’indagine, evidenzia Marco Baldi, responsabile area economia e territorio Censis, è che resta alto il numero delle imprese (5 milioni 150mila nel 2017), con particolare crescita delle società di capitale (+11,6% nel triennio 2014-2017 tra le imprese esistenti e +20% in quelle di nuova costituzione).
Forte è l’incremento delle unità locali operanti nei servizi (6 milioni 300mila) dove crescono soprattutto la sanità e l’assistenza (+26,2%), i servizi di noleggio (+16,7%), l’istruzione (+14,4%), la ristorazione e ricettività (+10,8%), la fornitura di servizi energetici (+31,4%) e di servizi idrici (+8,6%).
Nascono nuove forme e nuovi soggetti d’impresa, intorno a nuovi prodotti, sollecitati da un mercato che richiede maggiore diversificazione di prodotto e di processo, da filiere produttive costruite attorno ad un prodotto customizzato e da un settore pubblico che arretra sempre di più. Si pensi solo alla birra artigianale che conta 1000 micro-birrifici, 700 stabilimenti e 300 marchi o alle start up innovative che sono ad oggi 7.398, per un totale di 40mila tra soci e addetti.
Parallelamente, c'è il fenomeno della condensazione dove spiccano quattro principali forme: le imprese cooperative, in crescita da circa 78mila, del 2014, a oltre 114mila; il franchising (1000 reti, 51 mila negozi, per un totale di 24 miliardi di euro di fatturato) che rappresenta un ingresso più morbido nel mondo dell’imprenditoria; le reti di impresa, con 4500 reti che tengono insieme 27mila aziende; le piattaforme telematiche (83mila i soli gestori iscritti a Airbnb) che potenziano l’incontro e scambio tra i diversi attori e portano all’ibridazione dei ruoli tradizionali.
Diversificare è welfare
Una forte proliferazione si registra, in particolare, nel mondo del sociale. Sia nel terzo settore - dove tra il 2011 e il 2015, si è avuto un incremento dell’11,6% delle istituzioni operanti (di cui +110,3% nel campo religioso e +23,4% nell’assistenza sociale e nella protezione civile) - che nel sistema di welfare, dove si assiste ad un arretramento dello Stato e al decollo della spesa privata. La forte proliferazione nel welfare, spiega Francesco Maietta, responsabile area politiche sociali Censis, è spinta dall’insorgenza di bisogni asimmetrici rispetto alle prestazioni tradizionali (come la non autosufficienza) che richiedono risposte personalizzate. A questo si aggiunge la crisi, che ha aumentato il cash precauzionale ovvero il risparmio che le famiglie utilizzano per coprire i bisogni social: “una domanda pagante immediatamente disponibile che cerca soluzioni a prezzi abbordabili”; portando ad una proliferazione di tutta la filiera sociale.
Secondo Maietta, la proliferazione rappresenta il meccanismo efficace e tipicamente italiano di ridistribuzione del benessere, capace di sciogliere quel “clima di rancore” tipico della nostra società. Come accadde negli anni ’50 e ’60, quando ci fu la moltiplicazione del reddito e delle opportunità, anche oggi questo resta l’unico meccanismo per ripartire.
Professioni e innovazione
Dove la proliferazione soggettuale si rivela senza confini è il mondo delle attività professionali. Qui si assiste alla polverizzazione delle specializzazioni di avvocati, commercialisti e medici e all'entrata di nuovi soggetti (osteopati, chiropratici, personal trainer). Ancora più stravolgente è quello che sta avvenendo nelle professioni non ordinistiche, dove sono numerosi i rami di attività e le nuove figure (159 le associazioni non ordinistiche accreditate presso il Mise), a dimostrazione del bisogno di ricerca di nuova domanda e servizi innovativi. Qui la partita si gioca sull’innovazione: a crescere, infatti, sono sia le imprese (+4,9% tra il 2015 e il 2016 con quasi 800mila occupati) che i professionisti Ict (+7,8%) per i quali è richiesta una formazione ormai non più tradizionale.
Proliferazione, elemento di debolezza
La proliferazione interessa anche il sistema della rappresentanza. A guidare questo fenomeno, secondo Andrea Bianchi, direttore area politiche industriali Confindustria, sono l'estrema personalizzazione del prodotto e la tendenza del consumatore a prediligere il servizio rispetto al bene. Qui il sistema produttivo reagisce con una concentrazione delle ricchezze e del potere a livello globale (come è il caso di Amazon), ma anche con la frammentazione del lavoro.
A farla da padroni sono le grandi piattaforme che intercettano la ricchezza e il valore della filiera e da cui, però, l'Italia resta fuori, scontando ancora un deficit culturale. Secondo Bianchi è necessario “accompagnare l'impresa verso la trasformazione, aggregando risorse su pochi progetti strategici e favorendo i processi di consolidamento come le reti di impresa”. Ma in questo, a remare contro è proprio la proliferazione, che rappresenta un elemento di debolezza del sistema, secondo Bianchi. Ma anche un elemento insito nel Dna degli italiani, fa notare Nadio Delai, ovvero il modo ormai radicato nel Bel Paese di resistere alla crisi. Un fenomeno che però non continuerà all'infinito: se ora a vincere è la proliferazione, la spinta al ricentraggio e il processo di condensazione, seppur lento, che arriva dal basso con le reti d'impresa, dimostrano questa alternanza. Il gioco, spiega, sta nel restare tra quelli che industrializzano creando, ad esempio un “neo welfare dagli infiniti pilastri” ovvero una rete di canali di servizio, in cui il mix assicurativo privato pubblico, trainato dal privato, sappia cogliere i bisogni dando risposte concrete e personalizzate.