Le piccole e medie imprese che segneranno il futuro
Sono 500 e hanno tra i 20 e i 120 milioni di fatturato. Sono quelle che tra il 2010 e il 2016 - anni che tutti conosciamo come i più bui della crisi - invece di andare in sofferenza hanno cominciato a crescere a ritmi serrati, a produrre utili e posti di lavoro. Sono imprese nella stragrande maggioranza dei casi sconosciute, ma la cui crescita media degli ultimi sei anni – che è stata di almeno il 7% annuo (cioè di almeno il 50% sui sei anni) – e la loro redditività lorda – che è stata almeno del 10% l’anno negli ultimi tre anni (con una media del campione che supera il 19% annuo) – fa pensare ad un’Italia di cui si è parlato troppo poco, l’Italia delle eccellenze.
“Andavamo ai convegni e ai festival dell’imprenditoria e incontravamo realtà così vive e dinamiche che, ad un certo punto, ci siamo chiesti se l’Italia fosse davvero tutta in crisi. E soprattutto se le aziende fossero davvero tutte in crisi”, racconta così Caterina Della Torre, partner di Special Affairs la decisione andare a scovare le nuove eccellenze italiane. “Esiste una casistica molto ampia di studi che fotografano l’andamento dell’economia e il panorama delle Pmi nel tempo. Noi invece abbiamo deciso di fare un percorso inverso, partendo dall’osservazione di alcuni casi aziendali dallo standing elevato che ci sembravano eccellenti e ci siamo chiesti se fossero dei casi isolati o se rappresentassero invece la punta di un iceberg che non conoscevamo”.
Nasce così l’idea di “Champions 2018”, la ricerca svolta per conto del Centro Studi Italypost. Un team interdisciplinare, composto da analisti finanziari della Credit Rating Agency ModeFinance e da esperti in Corporate Finance della società̀ di advisory finanziaria indipendente Special Affairs, si mette quindi al lavoro per scoprire una realtà di eccellenze italiane che pochi immaginavano.
Disegnare l’identikit dell’impresa eccellente
“Abbiamo disegnato l’identikit dell’impresa eccellente, fissando una serie di parametri che misurano la redditività, la crescita, il rating dell’azienda (la sua solvibilità nel tempo e l’equilibrio patrimoniale e finanziario). E con questo identikit siamo andati ad analizzare un certo numero di bilanci. Il campione di partenza era il milione e 100 mila imprese, tutte società di capitali operanti in Italia. Poi incrociando tutti i parametri, che già da soli erano abbastanza elevati, ma non particolarmente elevati, hanno formato un setaccio a maglie molto stretto” ha spiegato Caterina Della Torre, project leader della ricerca e impegnata in prima persona sulla fase di analisi.
“Abbiamo scelto di guardare a quelle imprese che hanno mantenuto e migliorato tutti i parametri contemporaneamente. Obiettivo era effettuare una mappatura delle “eccellenze”, con lo scopo di individuarne settori e comparti di appartenenza, dimensioni, andamenti e performance. Ma anche individuare i modelli di sviluppo e le strategie più̀ performanti, e monitorare gli andamenti di quelle che nei prossimi 10 anni saranno le nuove protagoniste sui mercati.
Chi sono le 500 Pmi eccellenti
Le analisi dei dati della ricerca hanno individuato 500 Pmi “Champions”, nei settori e nei distretti più disparati, concentrate nella maggior parte in quello che è il nuovo triangolo industriale: Triveneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
Sono tanti singoli campioni, in tanti settori diversi, nei loro distretti di appartenenza, in qualunque segmento del ciclo produttivo, senza alcun collegamento se non il dinamismo, l’eccellenza, il tipo di proprietà.
Sono imprese che hanno attraversato gli anni della crisi continuando a investire e sfruttando al meglio le opportunità e gli spazi lasciati liberi da altri, con redditività eccellenti grazie alla focalizzazione sul prodotto e allo sviluppo continuo dei processi produttivi, all’utilizzo prudente ma incalzante di nuove tecnologie, a uno slancio innovativo continuo.
Sono tutte aziende familiari, da più generazioni o da una soltanto, tutte a puro controllo italiano e tutte con una visione di lungo periodo per cui l’azienda deve continuare ad esistere indipendentemente dai passaggi generazionali.
“Perché se non c’è impegno e passione, meglio fare gli azionisti e lasciare spazio a chi ha voglia di proseguire. E’ così che la pensano oggi i nuovi imprenditori alle prese con le decisioni sul futuro” racconta Caterina Della Torre che in questi mesi ha incontrato moltissime aziende del campione.
Poco conosciute in Italia, ma molto conosciute all’estero
Ma dove sono state finora? Sono sempre state lì e non si nascondevano. Ma hanno quasi sempre mantenuto un low profile, tipico di chi lavora a testa bassa perché non ha un attimo da perdere. “Questo non significa che non le conosca nessuno, anzi”, sottolinea Caterina Della Torre, “sono aziende molto conosciute e rispettate nel loro settore. Spesso sono conosciute soprattutto a livello internazionale perché nel loro mercato di riferimento sono delle eccellenze”.
“Moltissime di loro hanno una spinta all’internazionalizzazione che permette di presidiare mercati globali con continuità e spesso con posizioni di leadership assoluta diventando quelle che definiamo delle vere e proprie Multinazionali tascabili. Piccole per dimensione, ma che non hanno nulla da invidiare a quelle più grandi” conclude Caterina Della Torre.
“Questa internazionalizzazione viene anche dal fatto che non esistono più i distretti intesi come una volta. Oggi i distretti sono internazionali. Penso a quell’azienda del nostro campione che si confronta e dialoga con 5 aziende giapponesi del suo stesso mercato. Quello è il suo distretto di riferimento. A migliaia di chilometri” spiega Della Torre. “Oppure a quell’azienda che disegna e progetta le scarpe del futuro, quelle che verranno prodotte dai vari marchi e che vedremo indossare dai campioni alle prossime Olimpiadi o competizioni internazionali. Si tratta di una realtà unica che opera come un R&D estremamente specializzato e delocalizzato delle maggiori multinazionali del settore dell’abbigliamento tecnico sportivo”.
Focus su prodotto, processi produttivi e risorse umane
Se analizziamo l’elenco dei 500 “champion” nel dettaglio riusciamo ad individuare alcuni driver che hanno decretato il successo di queste aziende. Come ad esempio:
- Grande focalizzazione sul prodotto e sulle linee distributive
- Forte customizzazione del prodotto
- Integrazione spinta dei processi digitali con quelli produttivi, anticipando addirittura il fenomeno dell’azienda 4.0
- Appartenenza ad un’ultra nicchia
- Investimenti continui in tecnologia e competenze
- Sviluppo e investimento in risorse umane in anticipo rispetto alle esigenze contingenti del business
- Sviluppo continuo delle competenze
- Leadership imprenditoriale
- Costruzione del senso di appartenenza a tutti i livelli
- Reinvestimento continuo degli utili
- Attenzione ai margini
- Poca o nulla esposizione con le banche
- Forte liquidità
“Sono aziende solide, ben amministrate. Sono quelle che dimostrano che l’investimento in economia reale è il migliore che si possa fare” conclude Della Torre.
Ma c’è qualcosa che accomuna casi così diversi? E’ la resilienza, cioè̀ della capacità di stare sul mercato anche in condizioni di grande turbolenza, dell’abilità di innestare mutamenti strategici radicali senza impattare negativamente sul core business e per finire, della capitalizzazione degli errori, cioè̀ il saper individuare e trasformare a proprio vantaggio le scelte strategiche non immediatamente corrette che inevitabilmente costellano la strada di qualunque impresa. Anche di quelle eccellenti.