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Clima, l’estate italiana è più lunga

L’Istat ha aggiornato le serie storiche dei dati meteo-climatici in 21 capoluoghi italiani. Il risultato non lascia dubbi sui cambiamenti in corso nel Paese: tra il 2002 e il 2016 le città italiane sono più calde di un grado rispetto al 1971-2000. Così la bella stagione guadagna più di due settimane

Un grado in più rispetto al 1971. Tanto basta per certificare che il discusso riscaldamento climatico globale è effettivamente in corso anche nella Penisola. L’Istituto nazionale di statistica ha aggiornato le serie annuali 1971-2000 relative a precipitazione e temperatura con i dati del periodo 2002-2016. Si tratta di informazioni raccolte giornalmente dalle stazioni termo-pluviometriche di monitoraggio, presenti in un territorio di riferimento di 21 capoluoghi, dove nel 2016 viveva il 38,9% della popolazione italiana. Per le stazioni esaminate, la temperatura media, minima e massima osservate hanno mostrato una tendenza generalizzata all’aumento: crescono i valori degli indici che descrivono gli estremi di caldo, delle notti tropicali, dei minimi assoluti della temperatura minima e della temperatura massima. Si conferma così la prevalenza di anomalie positive, già in corso a partire dalla metà degli anni ’80, quando l’Istat registrò la definitiva inversione di tendenza rispetto agli anomali abbassamenti di temperatura del periodo precedente. Per questo si riducono il numero di giorni con gelo, notti fredde e giorni freddi, a conferma di una tendenza al riscaldamento di quasi tutti i capoluoghi.

Perugia e Milano capitali del surriscaldamento nazionale
La temperatura media annua delle stazioni nel periodo 2002-2016 è di 15,5 gradi, in aumento di 1 grado rispetto agli anni 1971-2000. Si passa dal +0,5 gradi di Cagliari e Genova al +1,5 e 1,4 gradi rispettivamente di Perugia e Milano. Quanto ai valori medi più alti nel periodo 2002-2016, nessuna sorpresa per il titolo di capoluogo più caldo di Italia: a Palermo la media annua è primaverile 19,1 gradi, superando nettamente Cagliari (18,3 gradi), Bari (17,6), Catanzaro, Napoli e Ancona (17) e Roma (16,9). Il valore più basso, invece, si registra ad Aosta, con 11,8 gradi. Se i capoluoghi del Sud occupano, senza sorpresa, le prime posizioni per temperatura media annua, è il Centro a far registrare la più alta media delle variazioni percentuali (+8,3%), seguito dal Nord (+7,2%), mentre al Sud si registra l’incremento medio più contenuto (+5,6%).

L’estate è più lunga di 17 giorni
Un ulteriore riscontro del riscaldamento del Paese in corso nel periodo 2002-2016 è dato dal valore degli indici rappresentativi degli estremi di caldo e delle notti tropicali, in crescita in tutte le stazioni prese in considerazione dallo studio dell’Istat, accompagnato da una diminuzione del valore degli indici che descrivono gli estremi di freddo e delle notti fredde. Nel periodo 2002-2016 i giorni estivi delle stazioni esaminate sono stati in media 110 l’anno, 17 giorni in più rispetto ai 93 giorni del valore medio del trentennio 1971-2000. Sono Ancona e Perugia a registrare gli aumenti più elevati, rispettivamente pari a +34 e +33 giorni, quasi un mese in più all’anno con temperatura massima superiore ai 25. L’indice presenta i valori più alti a Cagliari (146 giorni), Palermo (139) e Roma (135). La temperatura aumenta anche al calare del sole: le notti tropicali (quando la temperatura non scende sotto i 20 gradi) nel periodo osservato sono state in media 45 l’anno, 14 notti in più rispetto al valore del periodo precedente. Servono le coperte per dormire in estate ad Aosta e L’Aquila: in media solo una notte su 365 supera i 20 gradi.