Dalla finanza al sociale: l’esperienza di Intesa Sanpaolo
L’attenzione alla sostenibilità è sempre più diffusa. Pesano l’incertezza del momento, il progressivo arretramento del welfare state, più semplicemente la maggior consapevolezza delle conseguenze che le nostre azioni possono avere. Anche le imprese private sono chiamate a risponderne, lo chiedono i clienti. E così il tema della sostenibilità entra sempre più nei bilanci delle diverse società. Società come il gruppo Intesa Sanpaolo che, dopo aver inserito la questione della sostenibilità nel suo piano industriale 2018-2021, ha voluto rinnovare il proprio impegno nel corso di un evento promosso a Milano.
“Abbiamo posto al centro del piano di impresa la nostra vocazione a concorrere alla crescita culturale, sociale e civile del Paese”, ha affermato Carlo Messina, ceo e consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, nel corso dell’iniziativa. “Siamo convinti – ha aggiunto – che lo sviluppo di un’economia è intimamente legato ai livelli di educazione, in particolare delle generazioni più giovani, alla coesione sociale, alle dinamiche circolari di sviluppo produttivo”. L’idea di fondo è che la finanza possa contribuire allo sviluppo della sfera sociale.
L’attenzione di Intesa Sanpaolo si è focalizzata soprattutto sui giovani. Il fenomeno dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, appare sempre più diffuso. E rischia di diventare drammatico se si considera che, in tempi di automazione e quarta rivoluzione industriale, specializzazioni e competenze tecniche diventeranno sempre più fondamentali nel futuro mercato del lavoro. È in quest’ottica che va letta la scelta di Intesa Sanpaolo di aderire a Generation, iniziativa globale no profit promossa nel 2015 da McKinsey & Company per contribuire a ridurre il fenomeno dell’occupazione giovanile: il gruppo si propone di formare circa 5mila giovani nei prossimi tre anni, accompagnandoli nel mondo del lavoro e mettendo in relazione la domanda di competenze, la richiesta di professionalità e le aree geografiche che presentano un elevato numero di disoccupati.
Altro ambito di intervento sarà quello dell’ampliamento dell’accesso al credito, già sviluppato nel modello di business di Intesa Sanpaolo con l’esperienza di Banca Prossima per il mondo del no profit. In particolare, il gruppo ha parlato delle possibilità offerte dal Fund for Impact, fondo d’impatto da 250 milioni di euro (0,5% del patrimonio netto) che nasce con l’obiettivo di erogare prestiti per 1,25 miliardi di euro alle categorie più svantaggiate: studenti universitari, ricercatori e nuova imprenditoria, ossia start up e imprenditoria femminile.
Proprio agli studenti universitari è destinata la prima iniziativa in Italia per programma Impact di Intesa Sanpaolo: dal 25 febbraio prenderà infatti avvio il prestito per Merito, finanziamento accessibile e senza garanzie rivolto a oltre 1,6 milioni di studenti universitari in Italia. L’iniziativa consentirà di avere fino a 5.000 euro all’anno per cinque anni per coprire spese di studio, mobilità, residenza e periodi formativi all’estero.
“Oggi conferiamo la centralità dei nostri progetti lanciando nuove iniziative rivolte ai giovani, alla loro educazione, alla loro formazione. Creare le condizioni per generare nuova occupazione – ha chiosato Messina – è la priorità per il rilancio del nostro Paese”.