Insolvenze e fallimenti dietro una Brexit senza accordo
L'Italia potrebbe non soffrire particolarmente da una Brexit senza accordo. Almeno per quanto riguarda l'impatto che quest'ipotesi avrebbe sul rischio commerciale cui sono soggette le aziende italiane che esportano nel Regno Unito. Tuttavia, sostiene una ricerca di Atradius, uno dei principali assicuratori internazionali del credito, il no deal sarà pericoloso per alcuni settori cardine dell'export del Belpaese, quali macchinari, autoveicoli, agroalimentare e chimico.
Nello studio, disponibile sul loro sito, www.atradius.it, l'assicuratore del credito disegna uno scenario estremamente preoccupante per il Regno Unito, le cui insolvenze aziendali all'indomani di un no deal balzerebbero nel periodo 2019-2020 fino a un +14% sul livello attuale. Decisamente più contenuti, si diceva, gli impatti negativi per l’Italia che registrerebbe un incremento dello 0,5%. “In uno scenario di mancato accordo sulla Brexit – ha commentato Massimo Mancini, country manager di Atradius per l’Italia – prevediamo che l’impatto sulle insolvenze in Europa possa essere localizzato e settoriale”.
Nel resto dell’Unione Europea, gli impatti maggiori si registrerebbero in Irlanda, dove l’incremento dei casi di mancato pagamento si attesterebbe su un +4%, concentrato soprattutto nel settore manifatturiero, giacché il 44% del valore aggiunto complessivo proviene dalle esportazioni nel Regno Unito. Nel prossimo biennio, nei Paesi Bassi, Belgio e Danimarca, il rischio d'insolvenza salirebbe dell'1,5%, soprattutto a causa degli effetti negativi di una Brexit incontrollata nei comparti tessile, chimico, e di produzione di macchinari per la movimentazione merci. Spagna, Portogallo e Germania vedrebbero salire i propri mancati pagamenti dell'1%, mentre Francia e Austria condividerebbero con l'Italia un incremento solo dello 0,5%. Per il resto dei 27 Paesi dell’Ue, la previsione di Atradius sulla crescita delle insolvenze si mantiene al di sotto di quest’ultimo dato.