Climate change, come reagiscono le città?
Città come Rio de Janeiro, Calcutta, Parigi, Londra e Roma, solo per citare alcune delle grandi megalopoli interessate, stanno già vivendo gli effetti del cambiamento climatico, ma meno della metà ha finora condotto approfondite valutazioni per determinare la propria capacità di adattamento e migliorare così la resilienza. A indicarlo è il nuovo rapporto Cities at risk dell'organizzazione no-profit internazionale Carbon Disclosure Project (Cdp), che ha analizzato i dati forniti da 620 città del mondo nel 2018. Tra le città analizzate troviamo anche Torino, Bologna, L'Aquila, Genova. Non ultima Venezia che i giorni scorsi è stata colpita da inondazioni di portata straordinaria che hanno riportato alla ribalta il tema dei cambiamenti climatici e l’inadeguatezza dei sistemi preventivi.
Il rapporto del Cdp rivela che solo 336 città (46%) stanno facendo valutazioni della propria vulnerabilità e si stanno attrezzando per far fronte agli sconvolgimenti che accadranno quasi sicuramente se non si affronteranno di petto le questioni climatiche a livello globale. Quelle più consapevoli stanno mettendo in campo un numero di azioni sei volte superiore rispetto alle altre città, ma si tratta per lo più di piani per la difesa dalle inondazioni (26%) e la gestione delle emergenze. Di contro, il 46% delle città nel rapporto non sta prendendo alcun provvedimento e, tra queste, anche il 41% delle città che stanno già vivendo gli effetti del cambiamento climatico.
Servono misure per proteggere i cittadini
I cambiamenti climatici rappresentano una grave minaccia per le città di tutto il pianeta. Gli esperti rivelano che mezzo grado in più di riscaldamento globale si tradurrà in un peggioramento inevitabile della salute pubblica: “Il pianeta è già 1 grado Celsius sopra i livelli preindustriali, anche con un'azione drastica per limitare un ulteriore riscaldamento, i rischi sono destinati a continuare a manifestarsi per i decenni a venire”, evidenzia il report.
Se le previsioni manterranno il trend di innalzamento della temperatura, si prevedono aumenti di episodi di calore estremo anche nelle aree urbane, eventi metereologici estremi, alluvioni, siccità, inondazioni costiere e la trasmissione di malattie come la malaria e l’ebola. Diventa quindi fondamentale per le città sviluppare quelle misure di resilienza che permettano di proteggere i cittadini dagli impatti dei cambiamenti climatici sempre più intensi.
Impatti sulla società e sulla salute
Delle 620 città che hanno fornito i dati per lo studio di Cdp, 530 (85%), per un totale di 517 milioni di abitanti, hanno dichiarato di essere a rischio di eventi climatici estremi classificabili in tre principali categorie: inondazioni (71%), ondate di calore (61%) e siccità (36%). Se a questo aggiungiamo il fenomeno delle migrazioni per motivi economici e climatici, ai rischi derivati dal clima si dovranno aggiungere i rischi sociali, come ad esempio l'aumentata incidenza di malattie e la conseguente richiesta di servizi pubblici come la sanità.
“Viviamo in un mondo in rapida urbanizzazione. Nei prossimi 30 anni, si prevede che ogni anno 70 milioni di persone si trasferiranno nelle aree urbane. Entro il 2050, due terzi della popolazione mondiale vivrà nelle città. I cambiamenti climatici, se lasciati senza controllo, annulleranno molti dei benefici economici e sociali guadagnati dalle città negli ultimi anni”, mettono in guardia gli esperti di Cdp.
Gli impatti dei cambiamenti climatici non saranno equamente bilanciati (la parte più povera della popolazione sarà colpita più duramente), quindi non sorprende che quasi un quinto (19%) delle città stia segnalando "un aumento del rischio per le popolazioni già vulnerabili" tra i principali rischi sociali associati al cambiamento climatico.
Le minacce nel breve e medio termine
Con una crescita urbana rapida e senza precedenti che dovrebbe continuare nei prossimi decenni, le infrastrutture vitali e i servizi di assistenza sociale delle città sono già sotto pressione. Il cambiamento climatico è destinato solo ad aggravare queste attuali sfide sociali ed economiche.
A fare le spese del clima che cambia e degli eventi estremi collegati sarà ovviamente tutta la società. Lo spostamento della popolazione è solo uno dei rischi in aumento messi in evidenza dalle città. Gli effetti del clima influiranno in modo più o meno diretto su lavoro, salute, migrazioni e conflitti. Secondo l’analisi di Cdp i cambiamenti climatici e gli eventi ambientali collegato finiranno per colpire le popolazioni più vulnerabili.
Alla domanda sui servizi pubblici che saranno maggiormente impattati dai rischi climatici, le città hanno citato tutti i servizi sanitari. Ma non solo. Dall'energia alle forniture idriche, le città si aspettano di vedere molti dei loro pilastri fondamentali minacciati nei prossimi anni.
Misurare la vulnerabilità delle città
È essenziale che le città agiscano per rafforzare la resilienza e proteggere i loro cittadini dagli impatti dei cambiamenti climatici. Il primo passo da compiere è comprendere quali sono le vulnerabilità, sia nel breve che nel medio e lungo periodo. Solo così le città saranno in grado di pianificare le azioni giuste e saranno certe di investire nelle infrastrutture del futuro adatte, che non aggraveranno la crisi climatica e che potranno superare la prova del tempo nella nuova normalità causata da cambiamenti climatici.
Il rapporto Cdp rivela che al momento solo il 46% delle città ha completato le valutazioni di vulnerabilità. Le città con valutazioni di vulnerabilità hanno una probabilità più che doppia di segnalare pericoli a lungo termine e stanno prendendo quasi 6 volte la quantità di azioni di adattamento rispetto a quelle città che non hanno effettuato valutazioni di vulnerabilità.
Rischi sottostimati
I dati Cdp mostrano che i cinque principali pericoli affrontati già oggi dalle città sono inondazioni, ondate di calore, tempeste di pioggia, giornate estremamente calde e siccità.
Le città stanno già avvertendo l'impatto di queste minacce e prevedono che il 42% dei pericoli segnalati si manifesterà a breve termine. Poiché la maggior parte (60%) di questi è segnalata come una probabilità media o alta, è chiaro che le città si aspettano di sentire la piena forza degli impatti climatici nei prossimi anni.
Approfondendo il tema delle azioni implementate per proteggersi dagli eventi avversi, sembra che le città al momento siano più preparate a fare i conti con le inondazioni, ma meno con gli effetti dovuti a ondate di calore estremo e siccità.
Per quanto riguarda infatti la preoccupazione per i pericoli a medio e lungo termine dei cambiamenti climatici, il Cdp rivela che le città stanno sottostimando i rischi. I pericoli a lungo termine vengono segnalati in modo evidente solo dall’11% “Con il 77% dei pericoli a lungo termine segnalati come una minaccia seria o estremamente grave, le città devono prepararsi per questi impatti climatici sostanziali e di vasta portata e devono iniziare a prendere ulteriormente in considerazione i loro rischi a medio e lungo termine” esortano gli esperti del Cdp.
La scienza rivela che entro il 2050, otto volte più abitanti delle città saranno esposti alle alte temperature e 800 milioni di persone in più potrebbero essere a rischio a causa dell'impatto dell'innalzamento dei mari e delle mareggiate. Pericoli che non si possono proprio sottovalutare.