Pmi, cogliere le opportunità di accesso al credito
Sono anni che per le pmi italiane l’accesso al credito sembra essere quasi impossibile. Basterebbe analizzare a fondo i dati, invece, per evidenziare come spesso queste abbiano un potenziale di crescita notevole non sfruttato pienamente, e che potrebbero assicurarsi condizioni più favorevoli per l’accesso al capitale di debito tradizionale o di finanza alternativa (factoring, invoice trading, private equity, crowdfunding, mini-bond).
Modefinance, agenzia di rating FinTech in Europa (certificata Cra e Ecai da Esma nel 2015), ha condotto un’analisi su un campione di 49.574 imprese (che al 30 novembre 2019 avevano depositato i bilanci dell’anno precedente), per valutare lo stato dell’arte economico-finanziario delle principali pmi italiane e fare una serie di ragionamenti su come poter agevolare il loro accesso al credito per finanziare la crescita.
Lo scenario dei prestiti in Italia
Prendendo in esame il credit crunch e le analisi disponibili dei principali centri studi italiani, Modefinance ha evidenziato come questo si confermi essere il principale problema reale per le imprese e i numeri lo dimostrano. L’analisi dell’osservatorio Credito Confesercenti su dati Banca d’Italia ha rilevato che a giugno dell’anno appena trascorso, i prestiti bancari alle imprese non finanziarie hanno registrato un -6,4% sull’anno precedente, ovvero 45 miliardi di crediti in meno in 12 mesi. Ma non solo.
Secondo un recente rapporto di Unimpresa, in Italia, nel 2018, i prestiti alle pmi si sono ridotti del 5% rispetto all’anno precedente. La restrizione del credito bancario ha colpito con forza i 141 distretti industriali presenti nel territorio italiano che costituiscono circa un quarto del sistema produttivo del nostro Paese. Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2017, i finanziamenti alle imprese dei distretti italiani si sono ridotti complessivamente di 57 miliardi.
L’immutata tendenza negativa di flussi alle imprese ha inoltre caratterizzato in maniera stabile un periodo lungo quasi un decennio (da novembre 2011 a giugno 2019) che, adesso, si manifesta con modalità che rendono ancora più rigido l’accesso al credito per le attività di minori dimensioni. Tra i comparti, l’emorragia più forte la registrano le imprese del commercio e del turismo (-10 miliardi). A dare la misura della gravità della crisi l’andamento dei finanziamenti a breve, utili alla liquidità, (-9% in 12 mesi), e quelli a cinque anni – per gli investimenti – che calano del 7%.
Conti economici in miglioramento
Modefinance ha analizzato le pmi con i criteri di classificazione della CE che distinguono le piccole dalle medie imprese in base al numero di dipendenti e fatturato. Le piccole imprese sono quelle con un totale dipendenti compreso tra 10 e 49 e un fatturato sotto i 10 milioni (oppure sotto i 10 milioni di totale attivo). Le medie imprese sono quelle con un numero di dipendenti compresi tra 50 e 249 unità e un fatturato sotto i 50 milioni di euro (oppure sotto i 43 milioni di totale attivo).
Modefinance ha rilevato un generale e continuo miglioramento dei conti economici delle pmi, con una valutazione di investment grade, che si attestano attorno a un Rating mediano BB per il 2018 dimostrandosi equilibrate sia a livello di bilanci sia di eventuale capitalizzazione.
In generale, il fatturato mediano mostra una crescita del 16% da 3.18 migliaia di euro nel 2015 a 3.70 migliaia di euro nel 2018.
La distribuzione del fatturato vede una netta crescita delle piccole e medie imprese a discapito delle micro che lascia supporre il positivo passaggio di molte attività da micro a piccola impresa.
Diminuisce l’indebitamento delle pmi
Analizzando più a fondo i dati, Modefinance ha rilevato che il leverage mediano – l’indice di indebitamento, che rappresenta il totale delle passività rispetto al patrimonio netto – passa dal 3.59 al 2.98. Anche questa diminuzione delle imprese dalla dipendenza dall’indebitamento, cioè dal ricorso a capitale di terzi, è un segnale positivo.Analizzando il leverage finanziario mediano si rileva come passi dallo 0.97 allo 0.80, ulteriore dato positivo, poiché rappresenta un dato sulla riduzione all’indebitamento finanziario, quindi una diminuzione del ricorso al debito bancario. La distribuzione del leverage mostra come la maggior parte delle imprese si attesti a un livello equilibrato, con valori che, tra 0 e 2, toccano il 40% mentre sopra il 5 si abbassano a poco più del 30%. Per quanto riguarda il Roe mediano – la misura della redditività del capitale proprio – si nota una leggera diminuzione rispetto al 2017 (11.08% contro 11.45%), che si fa decisamente più importante se raffrontata al 2015 (9.42%), con una distribuzione sopra il 10% che scavalca il 50% delle imprese. Il Roce mediano – l’indice che misura la redditività degli investimenti e, quindi, quanto una società sia in grado di rendere profittevole l’investimento effettuato – rimane stabile. La distribuzione tra aziende in utile e aziende in perdita mostra una significativa diminuzione: nel 2015 erano oltre 5.700, nel 2018 si aggirano attorno alle 4.200 (con un andamento previsto di aziende in utile 2018 stabile attorno alle 38.000).
I vantaggi di un rating certificato
La buona salute, con equilibrio e moderato ottimismo dei numeri, non trova tuttavia sponda nelle difficoltà di accesso al credito da parte delle pmi. La normativa Basilea III prevede che una banca, per emettere un finanziamento a una azienda priva di rating, debba accantonare il 100% dell’importo stesso a riserva di capitale; se, invece, il finanziamento viene erogato a una società con un rating ufficiale questo non è necessario.
Modefinance sviluppa soluzioni di Intelligenza Artificiale per la valutazione e la gestione del rischio di credito. Tutela imprese e società dal rischio di insolvenza e di default fornendo strumenti digitali per la valutazione e la gestione degli investimenti. Valentino Pediroda, ad di Modefinance, ha evidenziato che: “Se da un lato il Fintech sta crescendo molto come alternativa alle fonti tradizionali, dall’altro il freno generale dell’economia reale non favorisce una ripresa piena e totale della circolazione di capitali.
“C’è ancora molta strada da fare - continua - soprattutto per quelle pmi che hanno tutte le carte in regola per crescere bene, ma non ne sono pienamente coscienti. Tra le opportunità che le nuove tecnologie hanno aperto alle imprese, una delle più evidenti è data dall’ampliamento delle modalità di finanziamento e accesso al credito grazie a un Rating certificato e accessibile in termini di tempistiche e costi”.
Un rating certificato risponderebbe dunque in modo efficace a una palese esigenza di sostegno alle imprese di piccole dimensioni nel mercato europeo e ancor di più in quello italiano. “Per un istituto finanziario, conclude l’ad di Modefinance, poter avere a disposizione un rating certificato, immediato e democratico per la valutazione del rischio di credito di una pmi rappresenterebbe una svolta importante che potrebbe agevolare la riapertura delle linee di credito a favore delle imprese di più piccola dimensione maggiormente virtuose”.