la-bioingegneria-e-il-futuro-dell-innovazione-industriale
Fonte immagine: mwooten - Pixabay

La bioingegneria è il futuro dell’innovazione industriale

Un recente report di Capgemini rivela che la maggior parte delle realtà che operano nel settore della biologia ingegneristica prevede di aumentare gli investimenti nei prossimi cinque anni. Tra i principali driver dell’interesse spicca la sostenibilità

La bioingegneria si trova oggi in una fase cruciale che promette grandi opportunità per le organizzazioni e i dirigenti aziendali ne sono sempre più consapevoli. Le biosoluzioni (prodotti, materiali e processi guidati dalla bioingegneria) rendono possibili innovazioni rivoluzionarie, capaci di un forte impatto su diversi aspetti della nostra vita quotidiana. Di conseguenza molte realtà hanno previsto un aumento dei propri investimenti nel prossimo futuro, dettato anche da considerazioni di sostenibilità. È ciò che emerge dal report Engineering biology: The time is now, realizzato dal Capgemini Research Institute sulla base delle risposte di oltre 1.600 dirigenti di organizzazioni e startup attive nel settore della biologia ingegneristica e in aree correlate.

Oltre metà delle aziende già sperimenta biosoluzioni

Quasi tutti gli intervistati (99%) prevedono che la bioingegneria porterà cambiamenti radicali nel loro settore nei prossimi cinque-dieci anni o più. E infatti la maggior parte delle organizzazioni (96%) sta studiando le biosoluzioni: il 40% è in fase esplorativa, mentre il 56% è già impegnata in sperimentazioni, progetti pilota o implementazioni su scala ridotta. Il sentiment positivo del mercato è confermato dall’alta percentuale di dirigenti (68%) che afferma che la propria organizzazione prevede di aumentare gli investimenti nei prossimi due-cinque anni. Oltre al miglioramento delle prestazioni e della sicurezza dei prodotti, e alla riduzione del rischio di interruzioni della supply chain, uno dei principali driver dell’interesse delle aziende per la bioingegneria è la sostenibilità. Grazie alle biosoluzioni, ad esempio, è possibile sviluppare organismi che catturano la CO2 e microbi che purificano l’acqua, ma anche creare biocarburanti dai rifiuti o medicinali di nuova generazione che agiscano su specifici profili di DNA. La maggior parte dei dirigenti (70%) si aspetta un impatto positivo sul cambiamento climatico e sull’inquinamento, a patto che queste soluzioni vengano sfruttate adeguatamente.

Le criticità e il ruolo dell’AI

Lo sviluppo delle biosoluzioni e l’implementazione dei bioprocessi possono rivelarsi operazioni lunghe e onerose. Per questo le imprese guardano sempre più alle tecnologie digitali e ingegneristiche, che in questo senso si rivelano cruciali. L’intelligenza artificiale emerge come la tecnologia più trasformativa, con il 98% delle organizzazioni che la utilizza o prevede di utilizzarla per velocizzare l’adozione delle biosoluzioni. La robotica e i digital twin sono altri strumenti promettenti, ma hanno una minore diffusione rispetto all’AI. Per realizzare il potenziale di queste soluzioni è infine fondamentale affrontare diverse criticità: le sfide principali sono costi elevati, mancanza di infrastrutture adeguate e carenza di talenti. Il 65% delle startup di bioingegneria cita poi la mancanza di competenze in ambito biologico, mentre la riconfigurazione delle supply chain rappresenta un ostacolo ulteriore. In conclusione, il report contiene alcuni suggerimenti per le organizzazioni: sviluppare strategie documentate, sensibilizzare l’opinione pubblica, considerare gli impatti sulla sostenibilità e integrare aspetti di circolarità. È inoltre essenziale sviluppare un quadro normativo più chiaro e graduale di quello attuale.