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Il 2024 è un anno record per le emergenze umanitarie

Secondo l’ultimo report dell’agenzia Onu per gli aiuti alle popolazioni, nel mondo ci sono 305 milioni di persone con necessità di assistenza, 123 milioni di sfollati, e 280 milioni in situazioni di carenza alimentare. Le cause sono soprattutto conflitti armati e cambiamenti climatici, Africa e Medio Oriente le aree più colpite. Per provvedere alle necessità di chi fugge servono quasi 50 miliardi di dollari

Dal Medio Oriente all’America Latina, dall’Africa subsahariana all’Europa orientale, i primi a fare le spese delle crisi di varia origine sono in primis le popolazioni. I numeri sono a dir poco allarmanti. Entro il 2025, 305 milioni di persone in tutto il mondo avranno bisogno di assistenza umanitaria e protezione urgenti, secondo quanto rileva l’ultimo studio Global Humanitarian Overview 2025, realizzato dall’Ochoa (United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs), l’ufficio delle Nazioni Unite che coordina i supporti umanitari.

Il documento segnala la regione dell’Africa meridionale e orientale come quella che ospita il maggior numero di persone bisognose (85 milioni), con la catastrofica crisi in Sudan che rappresenta il 35% del totale della regione. Poi ci sono il Medio Oriente e il Nord Africa, dove 59 milioni di persone necessitano di assistenza e protezione. Mentre la riaperta crisi siriana continua a generare il maggior numero di bisogni nella regione (con 33 milioni di persone che necessitano di assistenza e protezione in Siria e nei paesi vicini) la gravità dei bisogni non ha eguali a Gaza, e sta aumentando rapidamente in Libano.

I principali fronti di crisi

Sono davvero tantissimi i fronti di crisi segnalati nel report. Solo per citare quelli principali, uno dei più caldi è quello dell’Africa centrale e occidentale, dove 57 milioni di persone si trovano in stato di bisogno, con l’aumento maggiore in Ciad, a causa del continuo arrivo di persone in fuga dal Sudan con un disperato bisogno di riparo e sostegno. In Asia e nel Pacifico, 55 milioni di persone hanno bisogno di aiuto, di cui più della metà (30 milioni) si trovano in Afghanistan. L’aggravarsi della crisi in Myanmar continua a far aumentare i bisogni, con 22 milioni di persone bisognose di assistenza e protezione sia all’interno del paese che oltre confine. In America Latina e nei Caraibi, 34 milioni di persone sono nel bisogno, di cui 15 milioni colpite dalla situazione in Venezuela. Nel frattempo, in Europa, 15 milioni di persone restano nel bisogno a causa della guerra in corso in Ucraina.

Quasi 123 milioni di persone sfollate

Il report spiega che da un lato i civili stanno sopportando il peso di un numero senza precedenti di conflitti armati “caratterizzati da un palese disprezzo per il diritto internazionale umanitario e sui diritti umani, comprese atrocità di massa”. Il 2024 è stato uno degli anni più sanguinosi della storia recente per i civili coinvolti nelle guerre e, se non si intraprenderanno azioni urgenti, il 2025 potrebbe essere anche peggiore. Entro la metà del 2024, quasi 123 milioni di persone erano state sfollate con la forza a causa di conflitti e violenze, segnando il 12° aumento annuale consecutivo.

Più nello specifico, uno dei fattori più allarmanti riguarda la crisi globale della sicurezza alimentare, che colpisce più di 280 milioni di persone ogni giorno. “La violenza e gli sfollamenti – si legge nel report – ostacolano ulteriormente la produzione alimentare e bloccano l’accesso ai mercati vitali. E circa un bambino su cinque nel mondo, circa 400 milioni, vive o fugge da zone di conflitto. Secondo il rapporto, la mancanza di rispetto del diritto internazionale umanitario rimane la sfida più significativa per la protezione delle persone nei conflitti armati. “Le gravi violazioni contro i bambini hanno raggiunto livelli senza precedenti in molteplici conflitti, con il solo Sudan che ha registrato un aumento del 480% tra il 2022 e il 2023”.

Le necessità finanziarie per sostenere le crisi

Al 25 novembre, scrive l’agenzia dell’Onu, il fabbisogno finanziario per il 2024 ammontava a 49,6 miliardi di dollari (in crescita rispetto ai 46,4 miliardi di inizio anno) con l’obiettivo di aiutare quasi 198 milioni di persone in 77 paesi. L’aumento è dovuto principalmente all’intensificazione della guerra sia in Libano, sia nei territori palestinesi occupati, alla siccità nell’Africa meridionale, all’uragano Beryl nei Caraibi e alle inondazioni in Bangladesh, Nepal e Vietnam

Nel corso dell’anno, anche i bisogni umanitari sono aumentati in diversi paesi, tra cui Ciad, Etiopia, Somalia, Siria, Venezuela e Yemen. In Sudan, nell’aprile 2024 è stato lanciato un piano di prevenzione della carestia, in cui la comunità umanitaria ha chiesto azioni immediate e risorse nel tentativo di evitare l’imminente catastrofe.

L’anno più pericoloso per le organizzazioni umanitarie

Allo stesso tempo, le organizzazioni umanitarie sono state oggetto di attacchi senza precedenti. Il 2024 è stato l’anno più pericoloso per il personale umanitario, con 281 vittime (circa il 63% a Gaza) e 525 vittime di attacchi gravi. Tra gennaio e novembre 2024, il 96% di tutto il personale umanitario ucciso, ferito o rapito era nazionale o locale. 

Sono continuati anche gli attacchi al personale e alle strutture mediche, con 2.135 episodi segnalati in tutto il mondo tra gennaio e ottobre 2024. Gli attacchi legati al conflitto contro le strutture sanitarie, mentre gli attacchi contro l’istruzione e l’uso militare delle scuole sono aumentati di quasi il 20% nel 2022 e nel 2023 rispetto ai due anni precedenti. “Gli operatori umanitari – è l’allarme lanciato dal report – si trovano inoltre ad affrontare sfide sempre più complesse derivanti dalla disinformazione, dalla disinformazione e dall’incitamento all’odio, soprattutto in contesti di conflitto”.