Big di internet, pochi ricavi dall’Italia
L’Italia rappresenta appena lo 0,3% dei ricavi mondiali dei big del software e di internet che, complessivamente, fatturano circa 1,5 miliardi di euro nel nostro Paese e danno lavoro a 5.800 persone. È certamente un dato che stupisce, visto che l’Italia è comunque la settima economia industriale al mondo (dati di Confindustria).
Lo stato dell’industria di internet si evince dall’ultima edizione dello studio di Mediobanca sul settore, basato sui dati del 2016. Molto bassa anche la liquidità, appena il 7,2% del totale degli attivi viene girato alla casa madre.
La tecnologia produce lavoro
Tuttavia tra le multinazionali mondiali quelle del web e del software sono le uniche che creano occupazione. Nel 2016 le 21 società considerate, 14 con sede negli Usa e cinque cinesi, hanno impiegato 1,26 milioni di persone e in cinque anni hanno quasi raddoppiato la forza lavoro (+88%). Nello stesso periodo, il numero di addetti dei settori Tlc nel mondo è cresciuto del 2,5%; mentre sostanzialmente stabile è rimasto quello della manifattura. Sono diminuiti i lavoratori delle utilities (-12%) e nell’energia (-2%).
Nell’ultimo quinquennio Vipshop ha assunto un numero record di addetti, con un tasso di crescita del 798%: la società cinese che gestisce il sito di e-commerce e sconti online è passata dai 5000 dipendenti del 2012 ai 45 mila del 2016. Seguono JD.com (+331%), Amazon (+286%) e Facebook (+269%). Amazon, con 341 mila occupati l’anno scorso e Oracle (138mila) sono le multinazionali con la forza lavoro più consistente.
Tornando all’Italia, il fatturato più importante nel nostro Paese è della tedesca Sap (508 milioni di euro), seguita da Microsoft con 261 milioni e Oracle con 225 milioni. Negli utili primeggia sempre Sap con 30,2 milioni, poi Oracle (23 milioni) e Microsoft (13,4). Google ha chiuso con un passivo di 61 milioni perché ha contabilizzato gli oneri conseguenti all’accordo con il fisco italiano per la chiusura di un contenzioso. Apple, invece, in Italia ha fatturato 504 milioni, con un utile di 28 milioni.
Le big eludono 70 miliardi
Il lato oscuro della medaglia, però, è che le grandi compagnie mondiali operanti nel settore del software e di internet hanno eluso, secondo i conti del centro studi di Mediobanca, 69 miliardi di euro di tasse nei cinque anni che vanno dal 2012 al 2016.
I terzi dell’utile ante imposte di Amazon, Alphabet (che sarebbe Google), Facebook, Microsoft sono tassati in Paesi dove la pressione fiscale è inferiore rispetto alla media delle aliquote dei Paesi di residenza delle società. In particolare, per le società Usa l’aliquota media fuori dai confini nazionali è del 10%, contro il 35% di quella americana. Il beneficio, quindi, è stato di 46 miliardi, cui vanno aggiunti i 23 miliardi elusi da Apple, per un totale di 69 in cinque anni. Nel solo 2016, l’elusione è stata di 5,9 miliardi per Apple e di 11 miliardi per le altre.