Fatture sempre più in ritardo
La volatilità dei mercati finanziari si abbatte anche sull’economia reale. E genera sfiducia e incertezza fra le maglie di un tessuto produttivo che, seppur timidamente, stava mostrando segni di ripresa dalla crisi iniziata dieci anni fa. Lo si capisce da cose semplici, come la puntualità nei pagamenti delle fatture: stando al rapporto Studio Pagamenti di Cribis, a settembre soltanto il 36,3% delle imprese ha mostrato una certa puntualità nella liquidazione delle fatture. Numeri in calo rispetto al 45,7% fatto registrare nel 2011, in contrazione del 5% rispetto a un anno fa.
Le fatture evase con ritardi superiori a 30 giorni sono più che raddoppiate rispetto al 2011, arrivando all’11,3% del totale e invertendo la positiva tendenza che si era registrata nel corso del 2017. E pensare che ci sarebbe pure una direttiva europea che impone alla pubblica amministrazione di rispettare un tetto di 60 giorni per il pagamento delle fatture, invitando le imprese private ad allinearsi a tale soglia: a conti fatti, un miraggio che ha avuto soltanto effetti marginali.
Come peggiori pagatori si impongono, forse un po’ a sorpresa, le aziende con fatturato superiore ai 50 milioni di euro: nel 10% dei casi l’evasione delle fatture avviene con più di 30 giorni di ritardo, contro l’8% delle piccole (tra 2 e 10 milioni di fatturato) e il 6% delle medie imprese (tra 10 e 50 milioni). Classifica ribaltata se si guarda ai ritardi gravi: in questo caso i peggiori pagatori sono le micro-imprese (12,3%), seguite da piccole (6,9%), medie e grandi (entrambi intorno al 5%).
A livello geografico, le maggiori criticità si registrano nel meridione, dove appena il 22,6% delle fatture risultano evase nei tempi stabiliti: la Sicilia si impone come il fanalino di coda (18,2%), preceduta da Calabria (20,9%) e Campania (22,7%). Il Nord Est vince invece per puntualità, con appena il 7% delle fatture evase in ritardo grave, a fronte di un 45,2% regolate per tempo: la regione più virtuosa è il Veneto (46%), seguita da Lombardia (45,8%) ed Emilia Romagna (45,6%). E sempre del Nord sono le province più puntuali, con Brescia, Sondrio, Lecco e Bergamo a coprire le prime quattro posizioni.
Le differenze non restano tuttavia soltanto nell’ambito delle dimensioni o della collocazione geografica: stando ai numeri di un’analisi di Workinvoice, anche il ricorso alle nuove tecnologie ha il suo peso. La società, mercato online di invoice trading, ha infatti rilevato il sostegno dei canali digitali possa ridurre le fatture pagate con oltre 30 giorni di ritardo. Chi si affida al fintech risulta pertanto più virtuoso della media, evidenziando miglioramenti significativi nel corso del tempo: le fatture con ritardi gravi sono passate dal 15,7% del quarto trimestre del 2013 all’11,3% del terzo trimestre del 2018. Gli effetti risultano particolarmente evidenti nelle imprese medio-grandi che hanno mostrato maggior propensione a ricorrere alle nuove tecnologie: il rispetto dei tempi concordati per il pagamento, in questo caso, si è rivelato assai più elevato.