Pensioni, l'impatto del coronavirus
La pandemia di Covid-19 si fa sentire anche sui sistemi previdenziali a livello globale. Secondo l'ultima edizione del Global Pension Index, indagine internazionale curata come ogni anno da Mercer, la crisi economica innescata dall'emergenza coronavirus avrà infatti un impatto negativo sull'adeguatezza e sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici di tutto il mondo. Nello specifico, il rallentamento dell'attività economica si tradurrà in meno contributi, minori ritorni sugli investimenti e più debito pubblico. Tutto ciò, come illustra una nota stampa, “incrementerà la pressione finanziaria a cui sono e saranno sottoposti i pensionati”. E aggraverà ulteriormente l'incertezza che gravita tradizionalmente attorno al grande tema della pensione, esacerbata dall'allungamento delle aspettative di vita e dalla crescente domanda di assistenza che presumibilmente arriverà da una popolazione sempre più anziana. “La situazione attuale impatterà inevitabilmente sulle future pensioni: alcuni saranno costretti a lavorare più a lungo e altri dovranno adattarsi in pensione a uno stile di vita diverso da quello a cui erano abituati”, ha commentato David Knox, senior partner di Mercer e responsabile del rapporto. “È importante – ha aggiunto – che i governi riflettano sui punti di forza e di debolezza dei loro sistemi per assicurare il miglior esito a lungo termine per i propri pensionati”.
La ricerca, in particolare, si sofferma sui possibili effetti dell'aumento del debito pubblico generato dalla pandemia. “Il livello di indebitamento è aumentato in molti Paesi a causa del Covid-19”, spiega la nota. “Ciò – prosegue – potrà ridurre le possibilità per i futuri governi di assistere la popolazione più anziana, attraverso le pensioni o altri servizi di sostegno”. Alcune istituzioni, per rispondere alla fase più acuta dell'emergenza, hanno varato misure che prevedono minori oneri contributivi o la possibilità di accedere temporaneamente ai propri risparmi previdenziali. Questo genere di iniziative, sommate a stimoli fiscali e politiche monetarie espansive, avrà tuttavia effetti a lungo termine sull'adeguatezza, sulla sostenibilità e sull'integrità dei sistemi pensionistici.
In Italia la situazione si conferma fragile. Il nostro sistema previdenziale, con un punteggio complessivo di 51,9, si piazza al 29esimo posto su 39 sistemi previdenziali analizzati. Sotto Brasile (54,5), Sudafrica (53,2) e Austria (52,1), lontanissimi dai primi della classe come Paesi Bassi (82,6) e Danimarca (81,4). Il dato risulta persino inferiore al 52,2 registrato lo scorso anno a causa soprattutto del previsto rallentamento dell'attività economica. E risente particolarmente, come del resto avveniva anche lo scorso anno, della scarsa sostenibilità a lungo termine: con un punteggio di 18,8, l'Italia si piazza in fondo alla graduatoria della categoria. La ricerca ha evidenziato quattro iniziative che potrebbero consentire di incrementare il punteggio complessivo: aumentare la copertura dei dipendenti in schemi previdenziali occupazionali per innalzare il livello di contributi e risorse; continuare a incrementare il tasso di partecipazione al lavoro dei più anziani con l'allungamento delle aspettative di vita; ridurre la possibilità di accedere a benefit prima del pensionamento; abbassare il debito pubblico e la spesa pubblica per pensioni.