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I timori per la ripresa europea e per il rialzo dell’inflazione

Le anime della Bce, quella più rigorosa e quella più accomodante, si confrontano per trovare le soluzioni al dilemma della crescita. Preoccupano i contagi e un possibile, anche se poco probabile, aumento dei prezzi. Gli Stati Uniti volano, ma attenzione ai facili entusiasmi

Le previsioni della Bce di appena tre settimane fa, che stimavano una crescita del Pil dell’Euro Zona pari al 4% già nel 2021, sono da rivedere: l’aumento dei casi di Covid-19, che costringe i governi a rimandare il riavvio delle attività, mette seriamente a rischio le prospettive di ripresa. A sostenerlo è Jens Weidmann, componente del board della Banca centrale europea e governatore della Banca centrale tedesca, nonché uno dei cosiddetti falchi che negli ultimi anni hanno osteggiato le politiche espansive dell’istituto, preferendo mantenere invece la strada del rigore. A causa del forte aumento del numero dei contagi, potrebbe essere necessario più tempo per allentare le misure di protezione rispetto a quanto previsto a marzo, ha detto Weidmann. Del resto il rimbalzo dell’economia della Zona Euro è molto indietro rispetto a quello degli Stati Uniti, con i 19 Paesi che condividono la moneta unica che faticano a tenere sotto controllo la terza ondata della pandemia anche a causa dei ritardi nella campagna di vaccinazione.

Stati Uniti verso crescita record 

Il Fondo monetario internazionale ha previsto per gli Stati Uniti un Pil in rialzo del 6,4% nel 2021 e del 3,5% nel 2022, dopo il -3,5% del 2020. Goldman Sachs parla addirittura di una corsa dell’8% per quest’anno, crescita che, a questi livelli, negli Stati Uniti manca da 51 anni. La Fed, tuttavia, teme i contraccolpi di una riapertura troppo brusca dell’attività economica e invoca prudenza. Tuttavia, nell’aggiornamento del World Economic Outlook, l’Fmi, rispetto alle previsioni di gennaio, conferma l’ottimismo. Solo tre mesi fa, il Fondo stimava un miglioramento del Pil Usa pari a 1,3 punti percentuali per il 2021 e di un punto per il 2022. L’aggiornamento, quindi, rende gli Stati Uniti l’unica grande economia che si prevede sorpasserà il livello di Pil previsto nel 2022 in assenza della pandemia.

Pil Unione Europea: persi due anni 

Secondo Fabio Panetta, ex direttore generale di Bankitalia e oggi membro del consiglio esecutivo della Bce, “potremmo aver definitivamente perso due anni di crescita”. Panetta crede che l’inflazione rimarrà al di sotto dell’obiettivo del 2% a medio termine, contrariamente a quanto accade negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Canada. “Dobbiamo essere più ambiziosi – ha detto – per aumentare il potenziale di crescita e avvicinare l’inflazione al nostro obiettivo. E dobbiamo dare ai consumatori e agli investitori maggiori garanzie sulle prospettive dell’economia europea”. Anche Weidmann, in realtà, ha sostenuto la decisione presa a marzo da Francoforte di accelerare il programma di acquisto di titoli di Stato, nonostante un balzo temporaneo dell’inflazione, in un contesto in cui un’attività economica debole avrebbe potuto frenare i prezzi. Il governatore della banca centrale tedesca ha aggiunto che il recente aumento dei rendimenti delle obbligazioni tedesche riflette un miglioramento delle prospettive economiche negli Stati Uniti e ha avvertito che il fenomeno potrebbe portare a un aumento dei costi di finanziamento per imprese e famiglie della Zona Euro.

L’inflazione non è qui per restare 

Philip Lane, capo economista della Bce, ha rassicurato gli addetti ai lavori, spiegando che l’aumento dell’inflazione è causato da una serie di fattori transitori, “mentre i trend sottostanti restano deboli e pertanto la Banca centrale europea deve mantenere una politica ultra accomodante”. La volatilità dell’inflazione nel periodo 2020-2021, secondo Lane, può essere tranquillamente attribuita alla “natura dello shock pandemico”. Tuttavia le prospettive sul medio termine restano modeste, “a causa di una domanda debole e un significativo rallentamento dei mercati del lavoro e dei prodotti”, ha sottolineato l’economista. Lane ha chiesto ai governi di “continuare a spendere per sostenere la crescita”. La Bce crede che l’Eurozona sia tornata in recessione durante i primi tre mesi del 2021 e che farà fatica anche nel secondo trimestre: ecco perché “è necessario guardare oltre questa volatilità”. Insomma, l’inflazione non è qui per restare. Occorre, però, che non resti nemmeno il virus.