Recovery fund, ecco il libro dei sogni realizzabili
Next generation EU, Recovery fund, Pnrr, sono tutti dei quasi sinonimi di qualcosa che attendono tutti in Italia e nell’Unione Europea. Sono tutti quasi sinonimi di svolta, di fine dell’incubo, di ripartenza. Se sarà davvero così, lo potrà dire il tempo e anche la buona volontà e la competenza di chi ha redatto il Piano nazionale di ripresa e resilienza e chi dovrà trasformarlo in realtà.
Intanto c’è, e già questo è importante. Lo scorso 5 maggio è stato pubblicato sul sito della presidenza del Consiglio il testo del Pnrr, trasmesso dal governo italiano alla Commissione Europea. S’intitola Italia domani, è lungo 269 pagine e promette che, all’ipotetica pagina 270, l’Italia sarà un nuovo Paese. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza vale 191,5 miliardi, tutti da spendere entro il 2026.
Si guarda all’Ecofin del 18 giugno
Il primo appuntamento potrebbe già essere il 18 giugno, con la riunione dell’Ecofin, dove potrebbe arrivare il via libera di Bruxelles al piano. Il governo italiano ha fretta per accedere subito, entro l’inizio dell’estate, alla prima tranche dei fondi, che ammonta a 25 miliardi di euro nel solo 2021.
Come specificato dal governo italiano, da quel momento parte il viaggio, con una road map a tappe forzate di riforme e decreti. I tempi di realizzazione saranno serrati e i temi complessi: si va dalla riforma della giustizia a quella del fisco, e poi sanità, digitalizzazione, cultura, pubblica amministrazione, ambiente, infrastrutture. Il menù è lungo e invitante.
Tanti fondi al sud
Ma le forze politiche non potranno perdere tempo: il rispetto del cronoprogramma è essenziale, ne va della disponibilità stessa dei fondi. È una specie di gara tra Stati membri a chi consegna prima; solo stando nel gruppo di testa si avrà più chance di accedere alla prima tranche di anticipo delle risorse. La Commissione ha due mesi per esaminare i piani ma il governo ha professato ottimismo, per uno sblocco delle risorse già prima dell'inizio dell'estate. In totale, si legge nel documento, più di 100 miliardi andrebbero al Sud, mentre 15 miliardi sarebbe investiti su università e ricerca.
Mancano ancora molte cose, però, in primis occorrerà sciogliere il nodo della cabina di regia, rimandato a metà maggio. Intanto è stato appena varato il decreto imprese, sulla base dell'ultimo scostamento di bilancio, ma non ancora i decreti su Pubblica Amministrazione e semplificazioni. Come accennato, poi toccherà mettere mano alle grandi riforme del fisco, della giustizia (entro settembre) e varare una nuova legge sulla concorrenza.
Il fondo complementare
Insieme al Pnrr, il Consiglio dei ministri ha anche approvato un decreto legge che istituisce il fondo complementare al Recovery plan da 30,6 miliardi che finanzierà, fino al 2023, i progetti che per i tempi di realizzazione o per la natura degli interventi non potevano entrare nel Piano. Per il 2021 il fondo potrebbe essere alimentato con un primo finanziamento fino a cinque miliardi.
In questo fondo, rientrano 31 investimenti che vanno dal 5G alla tecnologia satellitare, dal rinnovo delle flotte di bus e navi all’ecobonus, fino a fondi per l’alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria, un sistema di monitoraggio da remoto di ponti, tunnel e viadotti, servizi per la cittadinanza digitale nei comuni più piccoli, finanziamenti per la sanità e gli ospedali.