Bielorussia, i migranti usati come arma di pressione
La speranza è quella di attraversare il confine, in qualche modo. Ormai da mesi migliaia di migranti provenienti da vari Paesi tra cui Siria, Iraq e Pakistan sono ammassati lungo la frontiera tra Bielorussia e Polonia sognando di passare in qualche modo di poter superare il confine e penetrare nell’Unione Europea. Molti di loro vorrebbero poi proseguire il proprio viaggio, fino in Germania. La situazione è attualmente incandescente e ha inasprito la tensione tra Ue e Bielorussia in primis, in misura minore tra Ue e Russia così come tra la stessa Ue e la Polonia.
La polizia bielorussa sta continuando a scortare carovane di migranti verso la frontiera polacca (ma anche lettone ed estone) per fare pressione sui paesi frontalieri dell’Unione Europea. Soltanto tra l’8 e il 10 novembre le guardie di frontiera bielorusse avrebbero spinto in territorio polacco, lungo la strada che collega la cittadina bielorussa di Brozgi con quella polacca di Kuznica, oltre 4mila migranti, fra cui donne e bambini.
In che modo queste persone sono arrivate in Bielorussia
È bene ripercorrere in che modo queste persone sono approdati in Bielorussia. Il flusso era stato aperto e incoraggiato dal regime bielorusso di Alexander Lukashenko, che ha accolto migliaia di migranti per poi spingerli verso i confini di Polonia e Lituania, nel tentativo di mettere in difficoltà l’Unione Europea. Un pezzo importante della nuova rotta è rappresentato dai collegamenti aerei fra la capitale bielorussa Minsk e diverse città del Medio Oriente, da cui migranti e richiedenti asilo si sono imbarcati sfruttando i diversi voli disponibili e la facilità con cui le ambasciate bielorusse hanno iniziato a concedere i visti. Nel corso delle ultime settimane, tuttavia, questo flusso sembra essersi ridotto dopo che la Commissione Europea ha iniziato una campagna di pressione contro diverse compagnie aeree attive nella rotta con destino a Minsk.
Migranti bloccati senza cibo e al freddo
Ad ogni modo il numero di persone ammassate lungo il confine continua a essere molto alto, e Varsavia teme un’escalation armata se Minsk continuerà a spingere migliaia di migranti attraverso la Polonia. ll premier polacco, Mateusz Morawiecki ha schierato 12mila uomini dell'esercito e si è detto determinato a “difendere i confini polacchi ed europei”. I filmati diramati dal ministero dell’Interno di Varsavia però mostrano le guardie di frontiera utilizzare gas lacrimogeni contro la carovana, mentre dal lato bielorusso qualcuno spara in aria per evitare che le persone facciano marcia indietro. Una scena drammatica in cui i migranti sono ormai bloccati in una terra di nessuno, senza servizi, né cibo, e al freddo, tra due eserciti che gli puntano le armi addosso. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha definito “inaccettabile” la strumentalizzazione dei migranti messa in atto da Minsk, definendo quello in corso “un tentativo disperato del regime di Lukashenko di destabilizzare l’Unione e i suoi valori”. E ha chiesto ai paesi europei di estendere le sanzioni nei confronti della Bielorussia.
Il ricatto di Lukashenko
Eleonora Tafuro Ambrosetti, componente dell’Osservatorio Russia, Caucaso e Asia Centrale per l’Ispi, spiega che “decisamente Lukashenko, forte dell’appoggio russo, sa dove colpire per far male all’Ue e specialmente alla Polonia, paese da cui entrano gran parte dei migranti e dove il 53% degli intervistati in un sondaggio del 2018 si dichiarava contrario all'ammissione di rifugiati”. Ma Lukashenko non inventa nulla di nuovo: “sebbene questa situazione al confine orientale dell’Ue sia relativamente inedita – Spiega Eleonora Tafuro Ambrosetti – abbiamo osservato per anni situazioni simili al confine turco-greco. La realtà è che guerre e cambiamenti climatici porteranno a sempre maggiori ondate migratorie verso l'Europa in futuro e la questione sarà inevitabilmente manipolata dai leader populisti e autoritari. Sta all’Ue marcare la propria differenza da un regime non democratico e trattare migranti e rifugiati non unicamente come pedine in una ‘guerra ibrida’, ma come persone che cercano il loro diritto alla sicurezza”.
Varsavia vuole fare da sé
Va infatti ricordato come, in questi mesi, Varsavia abbia respinto l’aiuto di Bruxelles, che aveva proposto di sostenere il paese tramite le agenzie Frontex ed Europol. La Polonia, al contrario, ha reso quel lembo di terra inaccessibile, ha indetto lo stato di emergenza e bloccato l’accesso a giornalisti e ong. Ed è accusata da più parti di respingimenti sommari anche ai danni di chi riesce ad attraversare il confine e che dunque, in base al diritto internazionale e al regolamento di Dublino, può chiedere asilo nel paese di ‘prima accoglienza’. In altre parole, in assenza di occhi ‘indiscreti’, il governo di Varsavia respinge anche chi non può. Per questo, si legge sul sito dell’Ispi, “malgrado le pressioni di Bruxelles (con cui peraltro i rapporti sono molto tesi sulle violazioni dello stato di diritto) il governo polacco non inoltra la richiesta necessaria a Frontex ed Europol per intervenire”. Al contrario, Varsavia ha eretto lungo il confine una recinzione di filo spinato e, con la Bielorussia che si rifiuta di farli rientrare, i migranti si ritrovano bloccati nelle foreste dove la notte le temperature calano sotto lo zero. Diverse persone sono morte di ipotermia.
“Molti a Bruxelles e in altre capitali europee sospettano che il governo Morawiecki stia sfruttando la vicenda per fare propaganda interna. Da un lato, l’esecutivo polacco rifiuta l’aiuto comunitario per dimostrare agli occhi della propria opinione pubblica di essere capace di difendere il territorio nazionale, mentre dall’altro può proseguire ad effettuare respingimenti alla frontiera in violazione del diritto internazionale”.
Nuove sanzioni Ue contro Minsk
Il 15 novembre l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell ha annunciato che il Consiglio Ue oggi approverà “un nuovo pacchetto di sanzioni contro i bielorussi responsabili di questa situazione e allargheremo il modello delle sanzioni per includere altre persone, compagnie aeree e agenzie di viaggi coinvolte in questa situazione illegale sui migranti. Non parleremo di alcuna azione militare", ha precisato rispondendo a una domanda dei giornalisti, rivelando anche di aver avuto una serie di telefonate con i ministri polacco, lituano e bielorusso, e anche con il segretario generale delle Nazioni Unite. “Al ministro bielorusso ho detto che la situazione è inaccettabile e che va risolta fermando il flusso e i voli”.
La decisione, presa nella riunione dei ministri degli Esteri Ue, permette a Bruxelles di colpire individui ed entità che organizzano o contribuiscono ad attività del regime di Lukashenko che facilitano l'attraversamento illegale delle frontiere esterne dell'Ue.
Il cinismo di un autocrate
Dal canto suo il presidente bielorusso Alexander Lukashenko citato dall’agenzia di stampa statale Belta, ha detto che “la Bielorussia non vuole un conflitto di confine, il conflitto semmai è necessario alla Polonia. Siamo pronti a rimandare i migranti in patria, ma loro non vogliono tornare”, ha aggiunto. Lukashenko si dice pronto a trasportare i migranti a Monaco, in Germania, con i jet della compagnia di bandiera Belavia. “Ci minacciano di sanzioni. Ok, aspettiamo e vediamo. Pensano che io stia scherzando. Che sia una minaccia vuota. Niente del genere. Combatteremo. Abbiamo raggiunto il limite. Non c'è spazio per una ritirata”, ha affermato Lukashenko, che nei giorni scorsi aveva anche minacciato l’Ue di tagliare le forniture di gas proveniente dalla Russia, salvo essere poi zittito dallo stesso presidente russo Vladimir Putin, che ha respinto le insinuazioni riguardanti il proprio paese e si è chiamato fuori dalla vicenda.