Inps, il conto delle pensioni
All’inizio del 2022, stando al tradizionale osservatorio dell’Inps, risultano vigenti in Italia quasi 18 milioni di pensioni. La maggior parte delle prestazioni (77,6%) è di natura previdenziale e viene pertanto erogata a seguito del versamento di contributi durante l’attività lavorativa. Tutto il resto (22,4%) è viceversa costituito da trattamenti di natura assistenziale, come prestazioni destinate agli invalidi civili, ed è pertanto erogato a sostegno di particolari situazioni di disagio fisico o economico.
L’importo complessivo per le prestazioni fornite dall’istituto di previdenza ammonta a 218,6 miliardi di euro, per la maggior parte (195,4 miliardi di euro) riferibili a trattamenti di natura previdenziale. Il 48,4% delle pensioni è a carico delle gestioni dei dipendenti privati, su cui spicca in particolare il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti che gestisce il 45,8% del totale delle pensioni erogate e il 58,7% degli importi in pagamento. Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano invece il 28,2% delle pensioni, mentre un altro 22,4% è a carico delle gestioni assistenziali.
Lo scorso anno sono state liquidate 1,3 milioni di pensioni, di cui il 44,2% di natura assistenziale: gli importi annualizzati stanziati per queste prestazioni ammontano a 14,1 miliardi di euro e rappresentano circa il 6,5% dei fondi complessivi.
L’importo medio per la pensione di vecchiaia si attesta a 1.285 al mese, ma con quella che l’Inps definisce “una forte concentrazione nelle classi basse”: il 58,4% delle pensioni non supera infatti la soglia dei 750 euro mensili. Pur evidenziando che il dato costituisce “solo una misura indicativa della povertà”, perché i pensionati possono godere di più prestazioni o di altri redditi, l’istituto di previdenza sottolinea che appena il 42,5% dei titolari di prestazioni sotto i 750 euro beneficia di trattamenti legati a requisiti reddituali bassi, come integrazioni al minimo, maggiorazioni sociali, assegni sociali e pensioni di invalidità civile.
Profondo, in questo ambito, è il divario fra i generi: per gli uomini, infatti, la percentuale di prestazioni sotto i 750 euro mensili è di 42,4%, contro il 71,1% delle donne. Più in generale, per il 40% degli uomini la pensione di vecchiaia ha un importo compreso fra 1.500 e 3.000 euro. Particolarmente marcate anche le differenze a livello territoriale: il 55,2% delle risorse stanziate a inizio anno risulta destinato all’area settentrionale, contro il 24,4% del Sud e delle Isole e il 19,7% dell’Italia centrale. Al Nord, giusto per avere un’idea, l’importo medio della pensione di vecchia si attesta a 1.379 euro.