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L’oceano del cambiamento

Riflettendo sulle attuali sfide ambientali, è evidente che i vecchi modelli centrati sul profitto e su un’economia di tipo lineare non funzionano più, e che occorre invece spostarsi verso un modello circolare. Nel suo ultimo libro, Rossano Ercolini ci guida all’interno di un’Italia dove le buone pratiche e le tante esperienze riuscite testimoniano la possibilità di attivarsi e collaborare per immaginare un futuro diverso

L'essere umano non è il padrone della Terra. Al massimo, e sempre che ne sia in grado, può esserne il custode. I paesi occidentali stanno portando il modello di civilizzazione in un vicolo cieco, avendo identificato il progresso nel processo lineare (estrazione, manifattura industriale, consumo e smaltimento). I numeri che oggi ci fornisce la scienza dicono che, se tutti consumassero come gli Stati Uniti, l’umanità avrebbe bisogno di quattro pianeti. Se noi europei continuassimo a consumare ai ritmi attuali avremmo bisogno di due pianeti e mezzo. Nel frattempo, ad aggravare la situazione, Paesi enormi come Cina, India e Brasile stanno copiando il modello occidentale, accelerando la corsa verso una crisi ambientale irreversibile. La crescita esponenziale dei consumi non è più sostenibile: urge spostarsi verso un modello circolare, ispirato ai processi naturali e alla rigenerazione delle risorse. È questa la premessa da cui parte Noi siamo oceano. Manifesto per un’ecologia del cambiamento, l’ultimo libro di Rossano Ercolini, edito da Baldini+Castoldi. Un testo agile e denso di riflessioni, col quale il noto ambientalista, già vincitore del Goldman Environmental Prize, ci conduce all’interno di un’Italia dove le buone pratiche e le tante esperienze riuscite dimostrano come sia possibile attivarsi e collaborare per immaginare un futuro diverso. È necessaria una presa di coscienza collettiva, e perché ciò avvenga è fondamentale una comunicazione consapevole. L’opinione pubblica va liberata dalla manipolazione informativa: la comunicazione corrente è sempre più tesa a sconfiggere il senso critico individuale per occuparlo con messaggi imposti dall’alto, con strategie che rimandano alle figure retoriche adoperate dalla pubblicità.


L’essere umano non è il padrone della Terra, al massimo ne è il custode


© somavarapu madhavi- Shutterstock


Altra condizione basilare è un ruolo attivo della cittadinanza, soprattutto dei giovani e degli attivisti, nell’instaurare un dialogo con le istituzioni per mettere in pratica strategie di sviluppo sostenibili e innovative. Ercolini si scaglia contro una classe politica miope alla realtà, senza distinzioni tra partiti di destra o sinistra. Governatori come quelli dell’Emilia Romagna, per esempio, sono responsabili di un modello di sviluppo impresso a suon di retorica (“la regione del buongoverno”), quando studi scientifici europei dicono che si tratta della regione più inquinata d’Europa. Poche pagine più avanti, a venir criticato è anche l’altro lato dello scacchiere politico, dai numerosi provvedimenti per sanare piccoli e grandi abusi edilizi, presi dai governi Berlusconi, all’attuale immobilismo di Giorgia Meloni e del suo ministro per l’Ambiente.


L’opinione pubblica va liberata dalla manipolazione informativa: la comunicazione è sempre più tesa a sconfiggere il senso critico


Le pagine finali sono dedicate al racconto dell’attività del Centro di ricerca rifiuti zero di Capannori (Lucca) e dell’associazione Zero Waste Europe, che l’autore presiede. I successi ottenuti da queste realtà testimoniano che anche il Sud del nostro Paese può essere virtuoso quando si mettono a sua disposizione buone pratiche ambientali. Se la tenacia dell’Italia migliore che adotta già adesso pratiche virtuose riuscirà a estendere la propria influenza civica e culturale, la transizione ecologica riuscirà ad accelerare il proprio percorso. Ognuno di noi è una goccia, conclude Ercolini, e se una goccia rimane da sola è destinata a evaporare; invece se tutte le gocce si mettono insieme, allora diventano oceano: l’oceano del cambiamento.