Dalle giungle d’asfalto alle isole verdi: è tempo di depaving
Togliere quanto più asfalto per far tornare a respirare il manto stradale. Un’idea partita nel 2008 negli Stati Uniti, a Portland, con l’intento di liberare parzialmente la città da cemento e asfalto sostituendoli il più possibilmente con verde e suolo per far assorbire meglio l’acqua dal terreno. Questo esperimento ha preso piede e si è diffuso ben oltre i confini dell’Oregon, facendosi conoscere con il nome di “depaving”, un termine che potremmo tradurre come deimpermeabilizzazione. Una trasformazione che, come detto, aumenta l’assorbimento dell’acqua, riducendo quindi il rischio di allagamenti durante le piogge torrenziali, ma promuove anche una maggiore biodiversità e offre un’ombra salvifica nei periodi più roventi. L’eliminazione dello strato di asfalto, infatti, consente a piante, alberi, erba e fiori di crescere spontaneamente mitigando le temperature e rendendo le città, oltre che più verdi, anche meno esposte alle cosiddette “isole di calore”. Katherine Rose di Depave, l’associazione che ha dato il via a questa buona pratica, descrive la rimozione del cemento come un atto di “liberazione del suolo”, la realizzazione del sogno di riportare la natura tra noi.
Riduzione del rischio di inondazioni
Più nel dettaglio, il processo di depaving consiste nell’eliminare le superfici asfaltate e sostituirle con materiali che favoriscono l’infiltrazione dell’acqua nel terreno, come i masselli autobloccanti drenanti. Questi ultimi giocano un ruolo chiave in questo processo, poiché offrono una soluzione sostenibile e urbanisticamente compatibile con qualsiasi tipo di percorrenza stradale. A differenza dell’asfalto, che blocca il percorso naturale dell’acqua verso il suolo, i masselli autobloccanti permettono all’acqua di defluire attraverso le loro intercapedini o tramite sistemi appositamente progettati che facilitano l’assorbimento dell’acqua direttamente nel terreno sottostante. Questo meccanismo aiuta a prevenire l’accumulo di acqua superficiale, riducendo significativamente il rischio di inondazioni durante le precipitazioni intense e contribuendo alla ricarica delle falde acquifere.
Ambiente urbano più vivibile
Dalla sua prima introduzione a Portland, il depaving è stato adottato da molte altre città degli Usa e del resto del mondo, dal Canada alla Cina, all’Australia alla Corea del Sud, fino in Europa. Significativa, ad esempio, l’esperienza messa a frutto a Lovanio, in Belgio dove il depaving è stato integrato nei piani di adattamento climatico della città: rimuovendo una significativa quantità di asfalto, è stata facilitata anche una migliore convivenza tra pedoni, ciclisti e veicoli, creando un ambiente urbano più fresco.
In Italia se ne sta discutendo sempre di più, in particolare a Milano, città alle prese con piogge sempre più frequenti e intense che mettono a dura prova la capacità della rete fognaria urbana di smaltire l’acqua presente sul manto stradale. Nel capoluogo lombardo i progetti di depaving hanno coinvolto la trasformazione di parcheggi e spazi asfaltati in prati e zone verdi, integrati nel Piano Area e Clima del Comune per una strategia a lungo termine. Milano ha già depavimentato finora oltre 27mila metri quadrati di superficie urbana (un luogo simbolico su tutti: piazza Castello).