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Fonte immagine: Dan Gold - Unsplash

Smartphone e cancro: uno studio ridimensiona il rischio

Una revisione commissionata dall’Oms e realizzata in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e l’Australian radiation protection and nuclear safety agency rassicura: i campi elettromagnetici a radiofrequenza dei cellulari (e non solo) non aumentano il pericolo di sviluppare tumori

Uno studio particolarmente dettagliato, pubblicato sulla rivista scientifica Enviromental International, ha dimostrato che l’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza (Rf-Emf) derivanti dall’uso del telefono cellulare non aumenta il rischio di cancro alla testa, al cervello e al collo. Ma non solo: anche i campi prodotti da antenne di trasmissione o stazioni base non avrebbero un effetto di aggravamento del rischio. Il progetto di ricerca è stato commissionato e parzialmente finanziato dall’Organizzazione mondiale della sanità, con il cofinanziamento del ministero della Salute della Nuova Zelanda, e realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità italiano, nella sua veste di collaboratore dell’Oms e dall’Australian radiation protection and nuclear safety agency.

Una selezione rigorosa

Nello studio sono stati inclusi 63 articoli scentifici pubblicati tra il 1994 e il 2022, con partecipanti provenienti da 22 paesi. Un numero che a prima vista può sembrare esiguo, ma in realtà è frutto di una rigorosa selezione tra gli oltre 5000 (5102) articoli usciti sull’argomento: i 63 articoli oggetto della revisione sono quelli risultati più completi e con minor rischio di bias che avrebbero potuto produrre risultati deboli. Moltissimi studi non soddisfacevano i criteri di inclusione: ad esempio, alcune serie di report non erano idonee a causa della mancanza di un gruppo di controllo durante l’esperimento, inoltre sono stati esclusi anche gli studi comparativi in materia ecologica. Il primo obiettivo della revisione è stato valutare la qualità e la solidità delle prove fornite dagli studi osservazionali già considerati i migliori sull’argomento. L’analisi ha quindi validato la maggior parte dei risultati degli articoli che effettivamente avevano escluso un aumento o a una diminuzione del rischio di sviluppare neoplasie a causa dell’esposizione a Rf-Emf da telefoni cellulari, sia da uso continuo e regolare sia da uso saltuario o su persone che non posseggono uno smartphone.

Una correlazione smentita 

Il risultato di questa nuova revisione è particolarmente significativo perché nel 2013 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro aveva classificato l’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza come potenzialmente cancerogena. La ricerca ha quindi ripreso studi osservazionali sull’uomo che segnalavano effettivamente un’associazione tra esposizione a questi campi elettromagnetici e il rischio di insorgenza dei tipi di cancro più studiati: tumori cerebrali (glioma, meningioma, neurinoma acustico), tumori pituitari, tumori delle ghiandole salivari negli adulti e tumori cerebrali pediatrici. Qualora fosse stata ribadita una correlazione di questo tipo, sarebbero state approfondite le conseguenze (gravi) per la salute pubblica che avrebbero portato a strategie preventive, tra cui una probabile revisione dei limiti internazionali di sicurezza per l’esposizione alle radiazioni di smartphone, cordless e antenne.

Rete 5G: i dati contro le fake news 

A causa della sua recente introduzione, non ci sono dati sufficienti disponibili per trarre conclusioni definitive, invece, sulla sicurezza delle reti 5G, tema spesso al centro di dibattiti complottisti e oggetto di fake news. Tuttavia, Mark Elwood, onorario di epidemiologia del cancro presso l’Università di Auckland, nonché uno dei coautori dello studio, ha spiegato che da quanto si è verificato finora è improbabile che il 5G rappresenti una minaccia per la salute pubblica. “Non ci sono ancora studi importanti sulle reti 5G – ha detto – ma ci sono studi sui radar, che hanno frequenze elevate simili, e questi non mostrano un aumento del rischio”.