Censis, italiani sempre meno colti e più anti occidentali
L’Italia è un paese con gravi carenze culturali e sempre più animato da sentimenti anti Occidente. È quanto emerge dal 58esimo Rapporto sulla situazione sociale del paese, il documento del Censis che annualmente fotografa i nostri concittadini da diversi punti di vista. Nel capitolo La società italiana, in particolare, il Centro studi si sofferma sullo sfibramento culturale e comportamentale della popolazione, e si domanda se siamo preparati al futuro che ci aspetta. La risposta sembra essere negativa.
La mancanza delle conoscenze di base, per prima cosa, rende i cittadini più disorientati e vulnerabili. Per quanto riguarda il sistema scolastico, il 24,5% degli alunni al termine delle primarie, il 39,9% al termine delle medie e il 43,5% al termine delle superiori (l’80% negli istituti professionali) non raggiungono i traguardi di apprendimento in italiano. In matematica il 31,8% alle primarie, il 44% alle medie e il 47,5% al liceo (l’81% negli istituti professionali).
Mentre si discute di egemonia culturale, il 30,3% degli italiani non sa chi è Giuseppe Mazzini, e per il 32,4% la Cappella Sistina è stata affrescata da Giotto o da Leonardo. Nel limbo dell’ignoranza attecchiscono stereotipi e pregiudizi: il 20,9% dei cittadini asserisce che gli ebrei dominano il mondo tramite la finanza, il 15,3% crede che l’omosessualità sia una malattia e il 13,1% ritiene che l’intelligenza delle persone dipenda dalla loro etnia.
Cresce l’avversione ai valori tradizionali
La situazione è ancora più preoccupante perché accompagnata dalla sensazione che le cose non cambieranno: l’85,5% degli italiani è convinto che ormai sia molto difficile salire nella scala sociale. Al contempo, cresce l’avversione a democrazia, europeismo, atlantismo. Il tasso di astensione alle ultime elezioni europee (51,7%) ha infatti segnato un record nella storia repubblicana: alle prime elezioni, nel 1979, l’astensionismo si fermò al 14,3%.
Per il 71,4% dei cittadini l’Unione europea è destinata a sfasciarsi se non interverranno riforme radicali. Il 68,5% ritiene che le democrazie liberali non funzionino più e il 66,3% attribuisce agli Usa la colpa dei conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente. Ancora, il 38,3% degli italiani si sente minacciato dall’arrivo dei migranti, il 29,3% prova ostilità per chi ha una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale, il 21,8% vede un nemico in chi professa una religione diversa, il 21,5% in chi appartiene a una differente etnia, l’11,9% in chi ha un diverso orientamento sessuale. Insomma, sottolinea il Censis, il paese non è più immune al rischio delle trappole identitarie.
Più di un giovane su due si sente fragile
Il capitolo punta poi i riflettori sui nostri ragazzi, evidenziandone le diffuse difficoltà mentali ma anche sottolineando un positivo ritorno alla socialità. Il 58,1% dei giovani tra i 18 e i 34 anni si sente fragile, il 56,5% si sente solo, il 51,8% dichiara di soffrire di stati d’ansia o depressione.
Fortunatamente, solo in alcuni casi si arriva a una patologia conclamata: un ragazzo su tre (il 29,6% del totale) è stato in cura da uno psicologo e il 16,8% assume sonniferi o psicofarmaci. Ma c’è anche una maggioranza silenziosa che pianifica strategie individuali per assicurarsi un futuro migliore, in Italia o all’estero. Dal 2013 al 2022 sono espatriati circa 352mila giovani tra i 25 e i 34 anni e, di questi, più di 132mila erano in possesso della laurea.
Guardando alla sfera dell’affettività, invece, emerge una nota positiva: dopo l’esperienza traumatica della pandemia è sempre più evidente un ritorno alla convivialità e alla frequentazione dei luoghi pubblici. Quasi il 90% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni incontra gli amici durante il tempo libero almeno una volta alla settimana, e la partecipazione ai grandi eventi, come concerti o fiere, è aumentata.