Facebook alla guerra delle fake news
Facebook scende in campo contro le fake news. E mette nel mirino le elezioni italiane del prossimo 4 marzo, con l’obiettivo annunciato di evitare che la tornata elettorale possa essere macchiata dai sospetti che già hanno toccato il referendum sulla Brexit e l’elezione di Donald Trump.
Una strada, quella della lotta alle fake news, che il popolare social network ha imboccato da tempo, attraverso una serie di contromisure volte a togliere spazio a spammer e titoli acchiappa-click. E che si arricchisce ora, in Italia, di quattro nuove soluzioni: un’intesa con l’Agcom, un decalogo di suggerimenti stilato con la Fondazione Mondo Digitale, l’avvio di un dialogo continuativo con i candidati e un piano di fact-checking per verificare la veridicità delle notizie diffuse sul social network.
L’ultimo punto è senza dubbio quello a più alto impatto, quello che genera le maggiori aspettative e, allo stesso tempo, i dubbi principali. Lo schema è quello già sperimentato in Usa, Germania, Francia e Paesi Bassi: gli utenti potranno segnalare in pochi click i link a notizie potenzialmente false, attivando così un processo fact-checking che sarà affidato a un soggetto esterno. Se la notizia non supera il vaglio della vigilanza, il post verrà reso meno visibile e spostato nella parte bassa del news feed. A corredo del post verrà inserita un’analisi di contesto, mentre è prevista l’attivazione di una notifica per gli utenti che si apprestano a condividere la notizia.
In Italia, dopo le esperienze all’estero di Associated Press, Abc News, FactCheck.org, PolitiFact e Snopes, la scelta è ricaduta su Pagella Politica, portale specializzato in fact-checking e unico sito italiano ad aver sottoscritto i principi internazionali dell’istituto Poynter. L’iniziativa coinvolgerà un team di cinque persone e, come commentato il giornalista Giovanni Zagni, sarà focalizzata sulle sole “bufale evidenti”.
Insomma, le aspettative sono alte. Ma, come già accennato, non mancano i punti critici. A cominciare da un schema che, come specificato dallo stesso social network, prenderà in considerazione i soli link esterni: status e foto non verranno sottoposti al vaglio di Pagella Politica. C’è poi tutto il fronte caldo della vera e propria attività di fact-checking, che rischia di tradursi in un nulla di fatto. Innanzitutto perché, come emerso dalle esperienze precedenti, il numero di notizie false rilevate si è rivelato estremamente esiguo, non superiore alle centinaia. E poi perché la segnalazione, di per sé, non comporta una minor diffusione della bufala: il contenuto del link può essere infatti riproposto attraverso un altro url. Inoltre, elemento forse ancor più grave, è stato rilevato come le notizie contrassegnate come false ricevessero più condivisioni. Quasi a voler dire che la disinformazione trova sempre una strada. Ma che non per questo possiamo esimerci dalla battaglia.