Sistema tributario, una babele di criticità
“Un ginepraio normativo e applicativo, difficile da gestire e da interpretare”. Massimo Miani, il presidente del consiglio nazionale dei commercialisti, non poteva essere più diretto per descrivere lo stato della legislazione fiscale in Italia che costringe gli studi professionali a lavorare “in condizioni di emergenza, con disagi che si ripercuotono sui contribuenti”. Un allarme che è stato lanciato in occasione degli Stati generali dei commercialisti il 13 febbraio a Roma. Tra le principali criticità si sottolinea la proliferazione di istruzioni di difficile comprensione emanate in prossimità (o persino dopo) le scadenze di legge, le continue modifiche e i rimaneggiamenti delle norme fiscali, la richiesta di dati talvolta già in possesso dell’amministrazione finanziaria. Un quadro talmente complesso che spinge i commercialisti a parlare di “livello di guardia”, che impone alla politica scelte per rendere il fisco più semplice, con una riduzione del numero degli adempimenti, spesso con scadenze ravvicinate.
Una valanga di articoli di legge
Impressionanti i numeri che emergono da una ricerca elaborata dalla Fondazione nazionale dei commercialisti. Si calcola una media di due manovre correttive l’anno, dal 2008 al 2017, per un totale di 22 interventi, per complessivi 4.006 commi. Le 10 Leggi di bilancio, nel complesso, sono costituite invece da 5.795 commi. In totale si sfiorano i 10.000 commi. Inoltre ci sono i decreti attuativi: l’ultima legge di bilancio relativa al 2018 ne ha richiesti 189 decreti. Se si considera il periodo 2013-2016, il numero di tali decreti è risultato pari a circa 430. Poi ci sono le riforme fiscali e i decreti legge “Milleproroghe”. L’ultima riforma fiscale risale al 2014 e ha richiesto 11 decreti legislativi di attuazione, corrispondenti ad un totale di 168 articoli e 490 commi; quanto ai “Milleproroghe”, negli ultimi dieci anni ne sono state emanati otto, per un totale di 153 e 743 commi.
Il ruolo di Guardia di Finanza e Agenzia delle entrate
A complicare il quadro legislativo c’è l’azione di Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Ministero dell’Economia che producono una imponente mole di documentazione fiscale con i provvedimenti e i documenti di prassi che negli ultimi dieci anni sono stati 4.367, per un totale di 57.571 pagine. Solo nel 2017, l’Agenzia delle entrate delle entrate ha emanato 28 circolari (1.182 pagine), 161 risoluzioni (823 pagine), e 239 provvedimenti (1.073 pagine). Nulla in confronto a quanto avvenuto nel 2008, quando l’Agenzia emanò 62 circolari, 482 risoluzioni e 204 provvedimenti.
Oltre due milioni di ricorsi
Per completare il quadro, la Fondazione ricorda la giurisprudenza di merito e di legittimità in ambito tributario. Il numero dei ricorsi definiti dal 2009 al 2017 è pari a 2.158.299 nelle commissioni tributarie provinciali, a 493.248 in quelle regionali e a 73.966 in Cassazione, per un totale di più di 3 milioni di pronunciati in 10 anni (mediamente, dunque, circa 300 mila all’anno).