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I cinque trend del Fintech nel 2018

L’Ufficio studi di Borsadelcredito.it individua le tendenze che rivoluzioneranno il settore che, quest’anno, potrebbe diventare la più grande industria dell’economia globale

Nel corso del 2018 si investiranno in servizi di tecnologia finanziaria, a livello globale, 8 miliardi di dollari, una cifra che secondo il provider di analisi del mercato Statista.com porterà il Fintech a essere la più grande industria economica nel mondo. Lo sviluppo si muoverà lungo cinque direttrici principali.


1. L’ascesa inarrestabile dei Millennials
Secondo un’indagine condotta dal Politecnico di Milano, il 16% degli italiani nel 2017 ha fatto ricorso ad almeno un servizio Fintech, ma la quota sale a oltre il 30% se si considerano i soli nati dopo il 1980. Le nuove generazioni stanno diventando adulte e il settore finanziario deve rimodellarsi sulle loro esigenze: le banche tradizionali continuano a essere indicate come gestore preferito per i risparmi e i finanziamenti, ma stanno perdendo terreno a favore delle società di consulenza o di telefonia. Hanno invece già dovuto rinunciare al loro primato in altri ambiti, come nel mobile payment, dove vincono gli e-commerce. 

2. Le applicazioni della blockchain
Nell’ambito dell’informazione generalista è senza dubbio più conosciuta una delle sue molteplici applicazioni, il bitcoin, di cui tanto si è discusso negli ultimi mesi. La potenzialità disruptive delle valute digitali però risiede proprio nella tecnologia sottostante: la blockchain, un sistema virtuale condiviso che non dipende da nessun intermediario dal momento che sono gli utenti stessi, tramite una catena crittografica a blocchi, a garantire la sicurezza e l’inalterabilità delle operazioni. E’ una tecnologia che può essere utilizzata per le transazioni di qualsiasi settore, dalla sanità alla finanza, e mette in discussione il ruolo di garante che finora è stato appannaggio delle grandi società. 

3. Più trasparenza con la DLT
Acronico di Distributed Ledger Technology, si tratta di un database di operazioni distribuito su una rete di numerosi computer, anziché custodito presso un nodo centrale, costruito in modo che tutti i membri della rete possano leggere le informazioni e, a seconda dei permessi di cui dispongono, anche aggiungerne. Si tratta di un’altra applicazione della blockchain, che ha ricevuto l’attenzione anche della Bce, dal momento che può contribuire a rendere trasparenti le transazioni all’interno dell’area euro garantendo la protezione dei dati. 

4. Sperimentare con l’Intelligenza artificiale
Il Politecnico di Milano ha censito nel mondo 50 chatbot (programmi che simulano una conversazione tra robot e essere umano) di istituti finanziari e oltre 110 modelli di robo advisoring, nessuno in Italia. Nel nostro Paese la maggior parte delle filiali bancarie è ancora di tipo tradizionale: solo pochissimi hanno sistemi self service per svolgere in maniera autonoma operazioni, e solo il 20% degli Atm è dotato di funzioni evolute che accettano ad esempio versamenti. Anche gli ampliamenti dell’offerta restano per la maggior parte in una dimensione off line. La strada verso l’automazione sembra lunghissima, ma le evoluzioni e le continue ricerche sull’intelligenza artificiale dovrebbero spingere anche il settore finanziario a sperimentare di più in questo ambito.

5. Non più solo startup
Le startup, per le loro dimensioni ridotte, la loro agilità, la loro stessa natura innovatrice, hanno prevalso nel mercato fintech degli ultimi anni. Anche se continueranno a promuovere innovazione e competenze in modo forse più dinamico rispetto alle grandi imprese, non saranno più l’unica alternativa sul mercato. Compagnie di assicurazione, società di consulenza finanziaria, catene di supermercati, telco, e operatori digital come Google, Amazon, Facebook e Apple si stanno tutti muovendo per sviluppare una propria offerta in ambito fintech.