Meno illusioni sul pagamento mobile
Un po’ meno fiduciosi verso le tecnologie, un po’ più preoccupati per la sicurezza delle informazioni personali, soprattutto se il tema è quello dei pagamenti digitali. Gli europei sono attratti dalla prospettiva di svincolarsi dell’uso del contante, ma i furti di dati personali anche su larga scala di cui si è avuta notizia hanno fatto aumentare la diffidenza verso le forme di pagamento smart che stanno prendendo piede nella nostra quotidianità. Serve poter garantire un maggiore livello di sicurezza, con modalità tecnologiche sicure e che rispettino i parametri previsti dalla direttiva Ue 2015/2366 nota come Psd2 (Payment Service Directive 2), che definisce gli standard e i criteri di sicurezza per i servizi di pagamento on line.
Osborne Clarke ha realizzato a fine 2017, in collaborazione con YouGov, un’indagine che ha coinvolto 2000 residenti in 8 paesi dell’Europa occidentale (Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito) per un totale di 16.000 intervistati. I risultati hanno evidenziato un netto cambiamento rispetto alla rilevazione simile condotta nel 2016. Secondo l’indagine, pur in presenza di una diminuzione nell’uso del contante (il 54% dei cittadini europei utilizza meno la moneta fisica rispetto a un anno fa - dati di Ing), è aumentato il timore di frodi o di falle nella sicurezza dei sistemi di transazione: l’81% degli intervistati da Osborne Clarke è preoccupato delle possibili frodi correlate ai pagamenti via mobile (+12% rispetto al 2016) e l’80% ha espresso dubbi su possibili falle di sicurezza; in Italia la percentuale di scettici è del 79% con un aumento di ben 20 punti rispetto alla precedente rilevazione.
Più timori per la privacy
In merito ai criteri per vincolare i pagamenti al titolare e aumentare così il livello di protezione, il 60% dei consumatori europei afferma di apprezzare il riconoscimento attraverso impronta digitale, e il 57% di questi dichiara di preferirlo rispetto all’uso della password, un dato che in Italia è più alto rispetto agli altri paesi coinvolti nell’indagine (62%). Maggiore apertura nel nostro paese anche verso il riconoscimento vocale come strumento di identificazione, con il 28% di interessati rispetto al 21% europeo e al 14% della Germania. Tema sensibile anche quello della riservatezza dei dati personali: il 76% in Europa si dice preoccupato dal dover condividere informazioni proprie nel caso in cui il pagamento cashless divenga l’unico accettato in futuro, una percentuale che in Italia è del 74%, ma con un +32% rispetto al 2016 a fronte del +25% della media europea.
Si tratta di dati che vanno tenuti in considerazione, soprattutto in relazione agli obiettivi della citata Psd2, secondo cui dal settembre 2019 i pagatori on line saranno tenuti a dimostrare di avere almeno due dei tre elementi di verifica riconosciuti: il possesso (es. avere una carta di pagamento), il riconoscimento (es. la password o il pin) e la possibilità di validare l’identità (es. un test biometrico).