Contributi, boom dell’evasione
È boom dell’evasione contributiva su pensioni e assicurazioni sul lavoro. Nel 2018, stando ai numeri diffusi dall’Ispettorato del lavoro e dal Comando carabinieri per la tutela del lavoro, i mancati versamenti hanno sfondato quota 1,3 miliardi di euro, segnando un rialzo del 23% su base annua. Più in generale, oltre 42mila lavoratori risultavano assunti completamente in nero e in 98mila aziende, su un totale di più di 144mila imprese poste sotto ispezione, sono state rilevate violazioni di vario tipo.
Si tratta di un percentuale assai elevata, pari a circa il 70% sul totale delle imprese ispezionate, dettata soprattutto dal fatto che i controlli vengono svolti in maniera mirata. Come spiega Danilo Papa, direttore della centrale di vigilanza, “non significa che due aziende su tre in Italia siano irregolari, perché quando entriamo in azienda, dopo la nostra attività di intelligence, abbiamo il forte sospetto di trovare irregolarità”.
La maggior incidenza del lavoro nero si registra in Campania, seguita da Puglia e Lombardia. I settori più coinvolti risultano invece la ristorazione e i servizi di alloggio (10.082), il commercio (4.772), l’edilizia (4.710), le attività manifatturiere (4.191) e l’agricoltura (3.349). Sotto la lente dei controlli sono finite anche 3.311 cooperative: le ispezioni hanno fatto emergere violazioni in quasi 2mila strutture, con oltre 28mila lavoratori irregolari e mille totalmente a nero. Dal punto di vista penale, le forze dell’ordine hanno disposto la sospensione di 2.831 attività e denunciato 6.338 persone, di cui 87 finite in stato di arresto. Le sanzioni emesse hanno sfiorato 40 milioni di euro.
Qualche notizia positiva tuttavia c’è: a due anni di distanza dalla promulgazione, si cominciano a vedere i primi effetti della legge sul caporalato. Nell’ultimo anno si sono contate 290 persone denunciate, con un balzo del 353% su base annua, e 56 arresti (+81%). I Carabinieri per la tutela del lavoro hanno avviato in totale 142 indagini (+176%), e 1.456 sono risultati i lavori sfruttati, in particolare in agricoltura (63%), ma anche nei servizi (19%), nell’industria (17%) e nell’edilizia (1%). Tra le vittime si contavano 662 occupati in nero, per la stragrande maggioranza (478) stranieri.