Premi di produttività, prosegue la crescita
I numeri dell’ultimo report sui premi di produttività, redatto periodicamente dal ministero del Lavoro, non lascia spazio a dubbi: il welfare aziendale continua a piacere. Il 16 settembre 2019, stando al report, si contavano 5.004 dichiarazioni di conformità redatte secondo i dettami del decreto ministeriale del 25 marzo 2016 sulla detassazione dei premi di produttività. Di questi, 15.874 risultano ancora attivi e, nel 53% dei casi, prevedono misure di welfare aziendale: in valori assoluti, più di 8.300 contratti presentano attualmente al proprio interno la possibilità di convertire i premi di risultato in prestazioni di welfare per i dipendenti.
I numeri risultano in rialzo rispetto ai 7.802 accordi di welfare aziendale dello scorso luglio. E diventano un’ulteriore conferma della diffusione che il fenomeno sta avendo in Italia. Nel luglio del 2016, quando sono cominciate le rilevazioni ministeriali, i contratti con accordi di welfare coprivano appena il 17% del totale. A novembre del 2017 erano cresciuti al 33%, per poi sfiorare la soglia del 50% nel novembre dell’anno successivo (46%). Una crescita che diventa ancor più eclatante se si considera la sostanziale battuta d’arresto fatta segnare dalla legge di Bilancio per il 2019: dopo tre anni di grande novità, l’ultima manovra non aveva infatti introdotto alcuna misura specifica per il settore dei benefit ai dipendenti. Eppure, nonostante tutto, il mercato del welfare aziendale, come visto, ha continuato a crescere.
La crescita, tuttavia, non è stata uniforme. I numeri del report delineano anzi uno sviluppo a macchia di leopardo, in cui al dinamismo delle imprese del Nord fa da contraltare un Sud ancora lontano dall’abbracciare l’idea di una contrattazione di secondo livello. Sulle oltre 5mila dichiarazioni di conformità, il 78% era stato presentato da aziende con sede legale nelle regioni del Nord: il 16% è stato depositato al Centro, appena il 6% al Sud.
Anche il fattore dimensionale sembra avere il suo peso. Con un dato forse sorprendente: più si è piccoli e più si presta attenzione alla contrattazione di secondo livello. Il 53% degli accordi sono stati depositati da aziende con meno di 50 dipendenti, il 14% da imprese con un numero di dipendenti compreso fra 50 e 99: solo il 33% dei contratti è stato presentato da imprese di grandi dimensioni che potevano contare più di 100 lavoratori.