Istat, in Italia ancora incertezze
Da settimane si assiste a una progressiva fase di indebolimento della congiuntura internazionale legata al persistere di fattori negativi quali i conflitti tariffari, la Brexit, le turbolenze geopolitiche, la decelerazione delle maggiori economie asiatiche e la contrazione dell’industria manifatturiera in Germania. Nel complesso gli scambi mondiali di merci secondo i dai del Central Planning Bureau hanno registrato nei primi otto mesi del 2019 una variazione tendenziale negativa (-0,4%) rispetto allo stesso periodo del 2018.
Il calo degli investimenti e la decelerazione della produzione industriale si sono trasmessi tra i diversi paesi attraverso il canale del commercio internazionale, penalizzando in particolare le economie con ampia base manifatturiera e più integrate nelle catene globali del valore. È questa la fotografia del quadro internazionale rilevato dalla Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana diffusa a ottobre da Istat.
Il peso di una domanda insufficiente
In Italia è proseguita la fase di crescita lieve dei livelli complessivi di attività economica. Secondo la stima preliminare di Istat, il Pil nel terzo trimestre è aumentato dello 0,1% congiunturale, confermando la dinamica dei tre trimestri precedenti. L’incremento tendenziale nel terzo trimestre è stato pari a +0,3% e la crescita acquisita per il 2019 si è attestata al +0,2%.
Anche se a ottobre la fiducia delle imprese ha evidenziato un diffuso miglioramento, nel terzo trimestre è aumentata la quota di imprese che considerano rilevante l’insufficienza della domanda come un ostacolo alla produzione. Questo rischia di ripercuotersi sul mercato del lavoro e sulla fiducia dei consumatori.
Stabile la produzione industriale
Istat rileva che ad agosto la produzione industriale italiana ha segnato un aumento congiunturale dello 0,3% interrompendo la fase di flessione registrata all’inizio del terzo trimestre.
La diminuzione della produzione di beni strumentali del nostro Paese è stata più forte della media dei primi otto mesi dell’anno (-1,5% rispetto all’anno precedente), condizionata dalla performance negativa dei mezzi di trasporto (-4,1%). Nello stesso periodo anche i beni intermedi (ossia quei beni legati al processo produttivo, come ad esempio le materie prime, l’energia i prodotti semilavorati) sono contratti raggiungendo il -2,2%, mentre quelli di consumo hanno registrato uno 0,3% di variazione positiva, sostenuti dalla componente dei beni durevoli (+1,0%).
Bene le vendite verso UE ed ExtraUE
Le vendite all’estero dei prodotti italiani hanno continuato nel complesso ad essere positive. Nei primi otto mesi di quest’anno le esportazioni sono aumentate del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2018. I flussi diretti verso i mercati extraeuropei hanno mostrato una discreta vivacità (+3,4%) e in particolare verso la Svizzera (+15,4%), Stati Uniti e Giappone (rispettivamente con un aumento dell’8,3% e del 17,9%).
Nello stesso periodo, anche le vendite dirette all’interno dell’UE hanno mostrato vivacità con n aumento del +2%. Bene le vendite verso Regno Unito (+7,6%) e Belgio (+4,2%), ma si guarda con apprensione alla Germania dove sono state caratterizzate da una maggiore debolezza (+0,4%).
Nei primi 8 mesi dell’anno sono marcate le differenze tra diversi andamenti settoriali: al forte dinamismo delle vendite dei prodotti farmaceutici (+28%) di quelli del settore alimentare, bevande e tabacco (7,5%) dell’abbigliamento (9,1%) e delle altre industrie manifatturiere (7,6%) si è contrapposta la debolezza delle esportazioni del settore degli autoveicoli (-9,1%) e degli altri mezzi di trasporto (-2,1%) e degli apparecchi elettrici (-3,1%).
Segno positivo per il futuro nelle costruzioni
Il settore delle costruzioni ha registrato una fase di stazionarietà dal mese di maggio, anche se nel complesso la crescita tendenziale nei primi 8 mesi dell’anno è rimasta robusta (+3,1%). I permessi a costruire che solitamente precedono le costruzioni hanno mostrato segni di ripresa, anticipando un andamento positivo della produzione nelle costruzioni nell’ultima parte dell’anno.
Per il comparto residenziale la superficie utile abitabile ha registrato una variazione positiva del 2,7%, mentre la superficie in fabbricati non residenziali ha evidenziato una decisa crescita (+38,1% congiunturale) dopo tre trimestri consecutivi di calo.
Lavoro, a dominare è l’incertezza
La fase di debolezza dei ritmi produttivi si è riflessa anche sul mercato del lavoro. Nel terzo trimestre del 2019, la stima degli occupati è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al trimestre precedente con un tasso di occupazione invariato che si attesta intorno al 59%. Nello stesso periodo è ripreso il processo di ricomposizione dell’occupazione a favore dei dipendenti (+0,3% per 52milla) rispetto agli indipendenti (-1,1% per 59mila). Tra i dipendenti sono aumentati quelli a tempo indeterminato (+0,2% per 27mila) sia quelli a termine (0,8% per 25mila unità).
A settembre il tasso di disoccupazione, dopo il calo di agosto, è tornato a salire di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente, e raggiunge ora il 9,9%.
A ottobre le indicazioni sulle attese di occupazione hanno evidenziato segnali di miglioramento sia nella manifattura sia nei servizi di mercato. “Questi dati, commenta Istat, rendono plausibile il mantenimento degli attuali livelli di occupazione”. Segnali contrastanti provengono invece dalle attese sulla disoccupazione delle famiglie che hanno registrato un marcato peggioramento, segno che l’incertezza persiste e non è destinata a ridursi a breve.