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Benefit, solo il 55% dei lavoratori ne usufruisce

Molto apprezzato, ma poco utilizzato e ancor meno conosciuto: è lo strano paradosso del welfare aziendale, fotografato in una ricerca condotta da Nomisma in collaborazione con la Cgil. Mancata capacità di intercettare i veri bisogni dei dipendenti e la predilezione per somme di denaro si impongono come le cause principali dello scarso utilizzo

Soltanto il 55% dei lavoratori coinvolti in programmi di welfare aziendale usufruisce davvero dei servizi e dei benefit offerti dall’impresa. Appena un terzo dei dipendenti è pienamente consapevole delle iniziative di welfare promosse dalla propria azienda: il 45% afferma di essere stato informato soltanto a grandi linee, il 9% ammette più candidamente di non aver ricevuto nessuna comunicazione sulle iniziative definite negli accordi aziendali e volte a incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia.
I numeri arrivano dalla ricerca Il welfare aziendale visto dai lavoratori, curata da Nomisma in collaborazione con la Cgil, che ha coinvolto un panel di oltre 70 aziende e 1.822 lavoratori suddivisi in impiegati (49%), operai (45%) e quadri (65). Alla base dello scarso ricorso alle misure di welfare, secondo i risultati dell'indagine, ci sono soprattutto l’incapacità di intercettare i reali bisogno dei lavoratori (39%), nonché l’atavica predilezione per somme di denaro rispetto ad altri generi di benefit (38%). Pesa poi, come visto, anche la scarsa conoscenza della materia, che risulta particolarmente rara fra gli operai: il 28% della categoria afferma di non saperne nulla, contro il 20% degli impiegati e l’8% dei quadri. Dall’indagine emerge inoltre che il ricorso a servizi di welfare aumenta al crescere della mansione lavorativa e del titolo di studio.
Poco utilizzato, ancor meno conosciuto, eppure parecchio apprezzato: uno strano paradosso per una serie di servizi che, seppur poco diffusi, vengono tuttavia giudicati assai positivamente da chi ne usufruisce. Nel complesso, stando ai risultati dell’indagine, il 70% dei lavoratori ritiene che l’introduzione del welfare aziendale abbia comportato dei benefici in termini economici, mentre per il 43% del campione l’offerta di benefit e servizi si è riflettuta positivamente sul benessere generale. Per il 31% dei lavoratori, inoltre, il welfare ha contribuito a migliorare il rapporto con l’azienda e per il 27% ha fatto aumentare il senso di appartenenza del dipendente nei confronti dell’impresa.
A utilizzare maggiormente i servizi di welfare sono le donne (61%) e le famiglie con figli (59%), mentre la percentuale degli uomini si ferma a un ben più contenuto 52%. Tra i servizi più apprezzati si contano la mobilità casa-lavoro e il binomio dato da mutui e prestiti (entrambi con un voto medio di 4,3 in una scala da 1 a 5), seguiti da iniziative di educazione e istruzione (4,2) e previdenza assicurativa (4,1). Fra i servizi più diffusi si collocano invece i cosiddetti fringe benefit (28%), educazione e istruzione (25%), previdenza assicurativa (21%) e assistenza sanitaria (20%). Molto staccati invece i servizi legati a sport (8%), mobilità casa-lavoro (7%), benessere (6%), cultura (5%), mutui e prestiti (5%) e assistenza a familiari (2%).