Chi beneficia del Green Deal
Il Green Deal europeo potrebbe rappresentare un’opportunità per le imprese italiane, già fortemente orientate verso un approccio che riduca il proprio impatto ambientale, ma alcuni meccanismi sembrano invece creare una barriera per l’accesso ai vantaggi. Secondo il rapporto GreenItaly 2019, prodotto da Fondazione Symbola e Unioncamere, sono oltre 432 mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi che dal 2015 hanno investito – o prevedono di farlo - in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. In pratica il 31,2% dell’intera imprenditoria italiana, escluso il settore agricolo, il 35,8% nel solo settore manifatturiero. Solo nel 2019 sono state quasi 300 mila le aziende che hanno investito sulla sostenibilità e l’efficienza. Queste performance hanno collocato l’Italia ai primi posti tra i principali paesi europei sui temi ambientali: il nostro sistema industriale, con 14,8 tonnellate equivalenti di petrolio per milione di euro prodotto, è il secondo dietro alla Gran Bretagna (13,7), e davanti a Francia (15,6), Spagna (17,3) e Germania (17,8). L’Italia è al primo posto nell’efficienza in tema di riduzione di rifiuti: le nostre imprese ne producono 43,2 tonnellate per milione di euro, quelle spagnole 54,7, quelle britanniche 63,7, le tedesche 67,4 e le francesi 77,4. Al terzo posto invece nella minor produzione di emissioni climalteranti: la Francia produce 80,9 tonnellate di CO₂ equivalenti ogni milione di euro (ma conta sull’energia nucleare), il Regno Unito 95,1, l’Italia 97,3, dietro la Spagna (125,5) e la Germania (127,8). Infine, l’Italia è il terzo paese al mondo, dopo Cina e Giappone e davanti a Spagna, Germania, Francia e Usa, per numero di certificazioni ISO 14001.
I costi per la riconversione industriale
In questo panorama di complessiva positività, si inserisce il Green Deal europeo, approvato il 14 gennaio scorso, che punta a ridurre la quota di inquinamento atmosferico dell’Unione Europea attraverso una serie di iniziative di sostegno economico alla riconversione. Analizzando i numeri, Confartigianato Trasporti punta però il dito contro un evidente paradosso: i sistemi di finanziamento andranno a sostenere la crescita dei paesi che oggi più inquinano e hanno una minore tassazione ambientale.
Secondo quanto annunciato, il Green Deal europeo prevede 1.000 miliardi di euro di investimenti sostenibili nei prossimi dieci anni, mediamente 100 miliardi all’anno che rappresentano il 3,5% degli investimenti totali dell’Ue a 27. Una parte del piano riguarda il cosiddetto “meccanismo per una transizione giusta” finalizzato a sostenere le economie più dipendenti dai combustibili fossili attraverso una serie di investimenti e un apposito Fondo europeo (il Just Transition Fund, JTF) di 7,5 miliardi di euro.
Considerato l’obiettivo, le risorse del JTF saranno distribuite tra i paesi della UE tenendo in considerazione parametri quali le emissioni di gas a effetto serra da impianti industriali situati in zone attualmente sopra la media UE, l’occupazione in tali aree e i livelli occupazionali nel settore dell’estrazione di carbone e lignite. Come risultato, l’erogazione sarà concentrata maggiormente sul sistema economico integrato con la Germania, di cui fanno parte Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia e Slovacchia. In totale, fa notare Confartigianato Trasporti, la Germania e i cinque paesi satelliti concentreranno il 59,6% delle risorse del JTF, inoltre Bulgaria, Lettonia, Estonia e Lituania beneficeranno complessivamente del 10% del Fondo (ma con una media di 57 euro per abitante). In termini di finanziamento procapite, i restanti 17 paesi riceveranno una quota tra i 6 e 8 euro per abitante.
La questione della tassazione ambientale
Il documento fa notare che in genere i processi di transizione verso una maggiore sostenibilità vengono finanziati dalla tassazione ambientale dei singoli paesi: secondo l’ultima rilevazione di Eurostat (dati del 2017) le entrate fiscali su ambiente ed energia in Italia sono pari al 3,3% del Pil, mentre la media tra Germania e le economie satelliti è del 2%, segnando un divario in termini di Pil che equivale ad una minore tassazione ambientale pari a 55.410 miliardi di euro.
Ponendo il caso concreto dei trasporti merci su gomma, Confartigianato fa notare che i vincoli normativi, la tassazione ambientale e le accise sui carburanti attualmente sono più favorevoli in paesi – come la Polonia, le cui aziende coprono il 19% del trasporto merci tra Italia e UE – che riceveranno maggiori benefici dal JTF rispetto all’Italia, dove invece gli alti costi di tassazione e accise mettono già oggi in difficoltà l’industria dell’autotrasporto.