I trend per la ripartenza secondo Sace
Il mondo dopo la pandemia vede un generalizzato aumento dei rischi, in particolare quelli legati al credito e alle tensioni sociali nei paesi, ma anche una immediata prospettiva di sviluppo su nuove basi che possono accomunare gli interessi transnazionali e per alcuni aspetti ridurre l’esposizione alle minacce. Si può guardare al 2021 con un cauto ottimismo; sarà un anno di transizione verso l’uscita dall’emergenza sanitaria ma anche verso un sistema economico differente. Il capitolo Covid non si chiuderà facilmente ma potrà prendere una china in discesa sulla spinta di nuove cure e del vaccino, ciò nonostante continueranno le ondate: se i primi tre mesi dell’anno si stanno presentando sulla scia del 2020, da aprile le restrizioni dovrebbero andare gradatamente diminuendo a seguito del progredire dei piani vaccinali.
Un anno di transizione anche per l’economia globale, con una ripresa a “V” ma meno forte di quanto inizialmente si immaginava, in particolare nei paesi occidentali, mentre l’Asia e altri paesi emergenti ripartiranno più in fretta e con maggiore successo. Le previsioni per la crescita dell’attività economica globale nel 2021 sono per un +5% secondo Oxford Economics, + 4,2% per l’Ocse e +5,5% nelle prospettive del Fondo Monetario Internazionale, un rimbalzo che non sarà sufficiente a colmare le perdite del 2020. Gli elementi di ottimismo riguardano le prospettive di una crescita su nuove basi, dove la sostenibilità assume un ruolo centrale.
Servono politiche economiche espansive e sfruttare i fondi europei
L’occasione per un’analisi delle prospettive della ripartenza, in particolare per le imprese italiane, è stata la presentazione della Mappa dei Rischi 2021 di Sace, uno strumento interattivo che attribuisce ai singoli paesi il livello di rischio per specifiche voci, specialmente in relazione al rischio di credito e al rischio politico. L’edizione 2021, realizzata da Sace in collaborazione con Fondazione Enel, ha inserito tra i fattori di rischio anche gli aspetti legati alla sostenibilità - vero filo conduttore comune della ripartenza – del cambiamento climatico, del benessere sociale e della transizione energetica.
Il 2020 ha portato a un aumento dell’indebitamento delle imprese e a una crisi di liquidità dalla quale per Rodolfo Errore, presidente di Sace, è possibile uscire “seguendo i driver dell’attesa per il Made in Italy che si vive all’estero, di politiche economiche espansive e di Next Generation EU, che disegna un paradigma in cui la sostenibilità non è solo fattore economico ma anche questione politica, perché tocca i temi della disuguaglianza sociale”. Il ruolo delle istituzioni è in questo momento fondamentale per la creazione di “piani pluriennali credibili e facilmente comunicabili, basati su digitalizzazione, verde, sanità e formazione”.
La forza dell’Italia sarà nell’export
Anche se in un contesto non semplice, Sace si attende un recupero del Pil italiano entro l’anno, in cui l’export avrà un ruolo fondamentale con il ripristino della domanda di importazione di beni italiani da parte dei paesi avanzati, mentre per gli emergenti sarà necessario attendere il 2022. A livello di aree geografiche, l’Asia Orientale – ma non più limitata ai soliti Cina Giappone e Corea – farà da traino grazie alla capacità che ha avuto di assorbire meglio e prima degli altri gli effetti della pandemia, mentre l’Africa segnerà il passo. Alessandro Terzulli, chief economist di Sace, individua le maggiori criticità nella crescita del debito pubblico in tutti i paesi e, con essa, dei rischi legati al merito creditizio delle controparti sia pubbliche che private; a ciò si aggiunge un aumento della violenza politica come reazione alla riduzione del benessere degli individui in contesti socio – economici più fragili o in quelli già delicati prima della pandemia. “Il tema cruciale è quello del debito sovrano e di come le organizzazioni internazionali intenderanno operare in merito. Lo scorso anno il debito complessivo a livello mondiale è aumentato di 24mila miliardi, passando dal 320% al 355% del Pil globale, andando a incrementare una base negativa accumulata nei quattro anni precedenti alla pandemia. Il Fondo Monetario Internazionale ha operato a sostegno delle economie in difficoltà con linee di credito ed estensione dei programmi, mentre i paesi del G20 hanno agito rivedendo la politica sui debiti verso i paesi più critici”.
Sostenibilità come linea di crescita globale
La fase economica che sta iniziando sarà costruita su basi di sostenibilità, un tema presente già prima della pandemia ma che ora è vissuto come valore aggiunto necessario alla ripartenza. Di fronte a una diversa sensibilità a livello globale, rafforzata dall’esperienza del Covid, parlare di rischio economico e sociale non può prescindere dal concetto di sostenibilità. Come conseguenza, anche la mappa dei rischi di Sace ha introdotto tra i propri indicatori quello che sta diventando un punto centrale per gli stati e per le aziende, associando alle misure classiche le voci del benessere sociale, cambiamento climatico e transizione energetica.
In particolare, la transizione energetica assume un importante rilievo come risorsa strategica che punta alla costituzione di un mix di fonti energetiche per abbassare l’impatto ambientale, ma che assume un peso geopolitico nel momento in cui molti paesi vedranno diminuire la dipendenza dai combustibili fossili aumentando la propria libertà d’azione sul mercato. Oltre all’aspetto di governance nazionale, per Carlo Papa, managing director di Fondazione Enel, parlare di transizione energetica significa sottolineare anche “la valenza strategica della dimensione tecnologica, con un sistema energetico che include il trasporto efficiente dell’energia e la riduzione dei consumi anche con il sostegno di soluzioni digitali”. Papa ha sottolineato il ruolo chiave che questo tema riserverà per l’Italia, testimoniato dalla recente costituzione da parte del Governo Draghi del Ministero dedicato, ma che si esplicherà prossimamente con la possibilità di incidere sull’agenda degli obiettivi green mondiali grazie al ruolo di presidenza del prossimo G20 e alla partnership organizzativa per il Cop26 condivisa con il Regno Unito, che ha già incassato il successo del rientro degli Usa nel panel dei lavori. Non solo “parole e distintivo” per un paese come il nostro che, pur avendo ancora molta strada da fare, si trova al primo posto in Europa sull’efficienza energetica insieme alla Germania.
Il valore strategico delle coperture assicurative
Gli interventi del mondo imprenditoriale hanno confermato la grande attenzione verso i temi dell’innovazione, della sostenibilità e della resilienza, ciò nonostante, ha tenuto a sottolineare Pierfrancesco Latini, amministratore delegato di Sace, “pur nella potenzialità delle nostre eccellenze, non ci sarà vero rilancio senza una competitività come Sistema Paese”. Il rafforzamento passa anche dalla possibilità per le imprese di accedere a strumenti di sostegno alla liquidità e all’export, cui Sace ha contribuito nel 2020 con 47 miliardi di cui 22 erogati nel contesto di Garanzia Italia: in questo senso diventa essenziale l’accesso a coperture assicurative in particolare nell’ambito del credito. Le nuove attività per il 2021 presentate da Latini a sostegno della ripartenza riguardano un maggior sostegno all’export, che includa le Pmi, in collaborazione con il Ministero degli Esteri, il consolidamento dell’attività rivolta al mercato interno con garanzie pubbliche e il supporto alla sostenibilità attraverso le risorse del Green New Deal con garanzie pubbliche green.