Europa, le previsioni economiche sentono la primavera
A poche settimane dalla fine dell’inverno, l’Europa potrebbe vedere la luce in fondo al tunnel. Nonostante i numeri della pandemia sembrino condannare ancora il Continente a un lungo inverno, la Commissione Europea è convinta che, tra mille incertezze e difficoltà, la ripresa sboccerà a primavera. La speranza è legata alle vaccinazioni, i cui ritardi nei singoli Paesi non sembrano in realtà poter influire più di tanto sull’obiettivo finale: l’uscita dalla crisi, sanitaria in primis, ed economica.
Una crescita più forte del previsto
Secondo quelle che vengono definite “le previsioni economiche d’inverno”, realizzate dalla Commissione Europea, l’economia della zona euro crescerà del 3,8% sia nel 2021 sia nel 2022, mentre l’economia dell’Unione Europea in generale crescerà del 3,7 % nel 2021 e del 3,9 % nel 2022.
L’organo di governo dell’Unione prevede che le economie della zona euro e dell’Ue raggiungeranno i livelli di produzione pre-crisi prima di quanto anticipato nelle previsioni economiche fatte nell’autunno, in gran parte grazie allo slancio di crescita più forte del previsto che si prospetta per la seconda metà del 2021 e per il 2022.
L’idea che si fa strada tra gli addetti ai lavori, nonostante i pessimi segnali che arrivano dall’andamento della pandemia, è che una volta imboccata la strada della vaccinazione di massa e delle riaperture non si tornerà più indietro.
Dopo l’estate non si ci si richiuderà
L’opinione è che possa ripetersi, in misura persino maggiore, ciò che è accaduto anche l’anno scorso dopo il primo lockdown duro di marzo-aprile, per l’Italia, e aprile-giugno/luglio per gran parte degli altri Paesi dell’Unione. Dopo la forte crescita registrata nel terzo trimestre del 2020, l’attività economica si era però nuovamente contratta nel quarto trimestre a causa delle nuove misure di contenimento adottate a seguito della seconda ondata della pandemia.
La scommessa, che si accompagna a dati scientifici e modelli economici, è che una volta superato l’inverno, grazie alle vaccinazioni, non ci si troverà di nuovo costretti a richiudere tutto dopo l’estate.
Le economie dell’Ue e della zona euro registreranno certamente un calo nel primo trimestre di quest’anno, ma la crescita economica dovrebbe riprendere in primavera e acquistare slancio durante l’estate, quando l’allentamento delle misure di contenimento sarà più rapido. Anche le prospettive incoraggianti per l’economia mondiale dovrebbero sostenere la ripresa del Vecchio Continente.
La fiducia nel Next Generation EU
Guardando ai rischi, rispetto all’autunno scorso, le previsioni sono più equilibrate, anche se l’allerta resta elevata. Le minacce sono principalmente connesse all’evoluzione della pandemia e al successo delle campagne di vaccinazione. I rischi definiti positivi sono legati alla possibilità che il processo di vaccinazione conduca a un allentamento più rapido del previsto delle misure di contenimento e quindi a una ripresa più tempestiva e più forte.
C’è molta fiducia intorno agli effetti di Next Generation EU, lo strumento dell’Unione Europea messo in campo per la ripresa e il cui fulcro è costituito dal dispositivo per lo sviluppo e la resilienza. Da Bruxelles fanno sapere che potrebbe persino alimentare una crescita più forte di quanto prospettato, giacché la maggior parte dei finanziamenti previsti non sono ancora stati integrati nelle previsioni economiche.
La diseguaglianza è il rischio peggiore
In termini di rischi negativi, invece, nel breve periodo c’è il timore che la pandemia possa prolungarsi nel tempo o addirittura diventare più aggressiva di quanto ipotizzato, portando non solo a ritardi nell’attuazione dei programmi di vaccinazione, ma anche a un peggioramento delle condizioni sanitarie e sociali. Ciò potrebbe portare a un inasprimento delle misure di contenimento e, di conseguenza, incidere sui tempi e sull’intensità della prevista ripresa.
In ultima istanza, c’è il grave rischio che la crisi possa lasciare segni più profondi nel tessuto socioeconomico europeo. Purtroppo, anche se la Commissione Europea professa ottimismo, questa appare una minaccia concreta, anche se dovessero avverarsi gli auspici più rosei.
Ci saranno fallimenti generalizzati e capillari e perdita di posti di lavoro, il settore finanziario potrebbe soffrirne più del previsto e aumenterebbe la disoccupazione di lunga durata: le disuguaglianze, sempre più profonde, potrebbero mettere a rischio persino il futuro dell’Unione, rilanciando le istanze nazionaliste e sovraniste che oggi sono anestetizzate.