l-italia-diventera-una-cashless-society

L’Italia diventerà una cashless society?

E-commerce, pagamenti online e adattamento alla nuova normalità causata dalla pandemia stanno spingendo il Paese verso l’addio al contante. Ma c’è ancora molta strada da fare

Una società senza contanti è una società più sicura, più trasparente, più evoluta. Si tratta di uno scenario non così avveniristico e che potrà rappresentare la nuova normalità, spinta dalla diffusione dei pagamenti elettronici, dall’accelerazione causata dall’emergenza Covid-19, nonché dalle abitudini di consumo degli italiani. L’evoluzione della cashless society in Italia è da tempo auspicata da Community Cashless Society, la piattaforma di confronto attivata da The European House – Ambrosetti nel 2015 per la diffusione dei pagamenti elettronici. La community, che raccoglie alcuni tra i principali attori della filiera dei pagamenti, tra cui Cbi, Edenred, Enel X, Intesa Sanpaolo, Mastercard, Nexi, PostePay, Diners Club Italia, ha recentemente presentato le principali analisi del Rapporto 2021 sui pagamenti digitali, dopo l’introduzione del piano Italia Cashless del governo. L’introduzione delle misure del piano e la pandemia hanno modificato il contesto, determinando un’accelerazione del trend di digitalizzazione dei pagamenti: The European House – Ambrosetti ha stimato che nel 2020 il valore delle transazioni con strumenti di pagamento cashless si ridurrà del 2% rispetto al -11,8% registrato nei consumi, con un tasso medio annuo di crescita che raggiungerà il +12,7% nel quinquennio 2021-2025 (a fronte del +10,1% del periodo 2015-2019).

Cashback di Stato 

Protagonista del cambiamento nelle abitudini di consumo è l’e-commerce, il cui valore è in crescita del 12,1% nel 2020 e con prospettiva di superare i 100 miliardi di euro nel 2025, a fronte dei 35,6 miliardi del 2019. L’e-commerce farà la parte del leone nei pagamenti cashless: nel 2015, il valore del transato e-commerce era pari al 9,3% delle transazioni con carte di pagamento elettroniche, tale quota raggiungerà il 24% nel 2025. Anche l’operazione cashback di Stato è stata apprezzata (70%) dagli italiani e ha spinto un utilizzo più frequente dei mezzi di pagamento elettronici. Il 39% ha dichiarato che il cashback ha favorito l’aumento dei propri consumi. Secondo le stime di The European House – Ambrosetti, il cashback di Stato “attiva benefici che riguardano sia l’extra-gettito derivante dal supporto ai consumi, sia il recupero di sommerso e VAT gap che raggiungono i 9,2 miliardi di euro complessivi dalla sua introduzione fino al 2025”. Tali benefici abiliteranno anche comportamenti virtuosi nei prossimi anni.

Le proposte della Community e la cultura cashless 

La Community Cashless Society ha avanzato alcune proposte in cinque ambiti principali: “potenziare e monitorare il piano Italia Cashless; rendere la Pubblica Amministrazione cashless friendly; sostenere l’innovazione della filiera attraverso lo sviluppo del paradigma di open finance; potenziare i pagamenti cashless in ambiti che riguardano la quotidianità dei cittadini, come il trasporto pubblico locale e i fringe benefit; e promuovere una cultura cashless tra i cittadini”. Nonostante i numeri possano sembrare confortanti, l’Italia ha ancora molta strada da fare per raggiungere la cashless society. Il Paese resta un’economia basata sui contanti ed è tra le 35 peggiori economie al mondo per incidenza del contante su Pil, pari all’11,8% (fonte: Cash Intensity Index). Nel confronto internazionale, con un punteggio medio di 3,60 su 10, l’Italia resta ferma, per il quarto anno consecutivo, in 23esima posizione su 28 Paesi dell’Unione Europea. Come sempre c’entra anche molto la disomogeneità su base territoriale: il Regional cashless index vede in prima posizione la Lombardia e in ultima la Basilicata. Tra le città, Milano è la più cashless, con un punteggio 2,5 volte superiore rispetto all’ultima in classifica, cioè Bari.