Come sta la paziente Italia?
Nel 2020 la parte del Paese che è stata più colpita dalla crisi legata alla pandemia di Covid-19 è stata il Nord-Ovest, con una contrazione del Pil del 9,1%. Lo ha comunicato l’Istat nei suoi dati preliminari che parlano anche dei singoli settori. C’è da dire, però, che non si può essere sorpresi: è normale che la parte più produttiva, e che contribuisce di più alla ricchezza del Paese, sia anche quella che in condizioni di blocco delle attività paghi il prezzo più alto alla crisi. L’istituto di statistica segnala, peraltro, una forbice non particolarmente ampia tra le macroaree italiane. Il Centro-Nord lascia sul terreno il 9%, il Centro l’8,8%, mentre il Sud ha subito la perdita più contenuta, cioè l’8,4%. L'occupazione, invece, è diminuita in modo più omogeneo: -2,1% nel Nord-Ovest e al Sud, -2% nel Nord-Est e -1,9% nel Centro. Una dinamica, è bene ribadirlo, falsata dal blocco dei licenziamenti, appena scaduto.
Le donne pagano (ancora) la crisi
Gli ultimi dati relativi all’occupazione, ci dicono che rispetto ad aprile, nel mese di maggio 2021 si sono registrati un aumento degli occupati e una diminuzione sia dei disoccupati sia degli inattivi. La crescita dell’occupazione, secondo Istat, è del +0,2%, pari a 36mila unità in più nel mondo del lavoro, e coinvolge soprattutto gli uomini, i dipendenti a termine e i minori di 35 anni. Diminuiscono, invece e soprattutto, le donne, il soggetto che ha pagato maggiormente la crisi, e gli autonomi. Il tasso di occupazione sale pertanto al 57,2%, appena di 0,1 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente. La diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-1,4% rispetto ad aprile) riguarda, ancora, le donne e tutte le classi d’età a eccezione dei 25-34enni. Il tasso di disoccupazione scende al 10,5% (-0,1%), mentre tra i giovani è al 31,7% (-1,1%). Nonostante questi cali, i tassi rimangono superiori a quelli registrati prima della pandemia e ora che i licenziamenti sono sbloccati per quasi tutti i settori, si attendono peggioramenti. Confrontando il trimestre marzo-maggio 2021 con quello dicembre 2020-febbraio 2021, il livello dell’occupazione è comunque più elevato dello 0,3%, corrispondente a un aumento di 74mila persone che ora hanno un reddito, mentre c’è un calo consistente degli inattivi tra i 15 e i 64 anni, pari al -1,5%, cioè 209mila unità.
Famiglie: più reddito e risparmio, ma consumi al palo
Sempre guardando al primo trimestre dell’anno, il reddito disponibile delle famiglie è aumentato dell’1,5% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono diminuiti dello 0,6%. Cresce quindi la propensione al risparmio, come ci ricorda sempre Assogestioni, l’associazione degli operatori del risparmio gestito, che ogni mese pubblica una mappa in cui si evince quanto il settore sia in salute e batta record su record di raccolta. La propensione al risparmio, ricorda quindi Istat, è stata pari al 17,1%, in aumento di 1,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Meglio anche il potere d’acquisto delle famiglie, cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,9%. Sia il reddito disponibile sia il potere d’acquisto, dopo il calo registrato nel quarto trimestre 2020, hanno fatto segnare un aumento, quindi, pur restando ancora al di sotto dei livelli precedenti la crisi. La paziente Italia è ancora in convalescenza.