La lira turca va a picco. E continua ad affondare
La lira turca va a picco. La scelta della Banca centrale di abbassare il proprio tasso di interesse di riferimento al 15%, in linea con la visione economica del presidente Recep Tayyip Erdoğan, ha provocato recentemente una svalutazione record della lira turca che quest’anno ha perso quasi la metà del proprio valore rispetto al dollaro. Il crollo della valuta nazionale ha portato nel paese a un aumento di prezzi diffuso.
Secondo la Banca centrale turca, l’inflazione in Turchia continuerà a crescere arrivando al 23,85% su base annua a fine 2021 segnando un aumento rispetto alla fine dell'anno scorso quando era al 19,31%. Secondo l’Istituto nazionale di statistica Tuik, a novembre è stato registrato un aumento dei prezzi del 21,3% su base annua. Cifre fortemente contestate dai partiti di opposizione che denunciano un livello di inflazione molto più alto dei dati ufficiali.
Il Monetary policy committee turco ha tagliato il tasso dei pronti contro termine ad una settimana di 100 punti base al 14%, dopo aver ridotto il costo di prestito del 5% dal solo mese di settembre. Prima del recente sprint sui tassi d'interesse, la banca centrale aveva provato a resistere alle pressioni di Erdogan mantenendo stabile il costo della lira. Il risultato delle scelte ortodosse della banca ha tuttavia portato al licenziamento del governatore Naci Ağbal lo scorso marzo, e alla rimozione dal board dei vice governatori Semih Tumen e Ugur Namik Kucuk.
ERDOGAN, PARENTI E AMICI NEI RUOLI CHIAVE DELL’ECONOMIA
Commissioni, governo e banca centrale sono ormai un tutt'uno con il pensiero del presidente turco, visto che sono formate per la maggior parte da membri della sua famiglia o da persone a lui strettamente legate. Dopo la decisione del mese scorso di ridurre i costi di prestito, l’ex ministro delle finanze Lutfi Elvan, aveva protestato sollecitando il governo a cambiare passo sui tassi d’interesse; messo alla porta dopo soli 12 mesi d’incarico, Elvan è stato sostituito da Nureddin Nebati, 57 anni, viceministro delle finanze dal 2018 e molto vicino a Berat Albayrak, genero dello stesso Erdogan.
La caduta della lira è stata vertiginosa, con una perdita di valore rispetto al dollaro del 10% in un solo giorno (23 novembre). Ad aggravare le speculazioni nei confronti della valuta nazionale sono arrivate anche le dichiarazioni del presidente Erdoğan, secondo il quale la Turchia sta conducendo una “guerra di indipendenza economica”. Per Erdoğan, le attuali difficoltà economiche del paese e i problemi della lira deriverebbero da un presunto tentativo di “sabotaggio da parte di forze straniere”.
CRESCE IL CLIMA DI SFIDUCIA NEL PRESIDENTE
Oltre alle le classi sociali più povere, ora anche la classe media si sta scoprendo sempre più vulnerabile di fronte a queste difficoltà. Tutta una serie di comforts di cui ha sempre goduto è ora inaccessibile, a partire da attività culturali, come andare al cinema oppure a teatro, fino all’acquisto di un nuovo telefono oppure di un frigorifero. A inizio dicembre la Apple ha comunicato che alzerà nuovamente i prezzi dei suoi prodotti venduti in Turchia dopo un aumento del 25% deciso soltanto a metà novembre.
Il rallentamento economico potrebbe avere un forte impatto sulla leadership di Erdoğan e del suo partito Giustizia e Sviluppo (Akp), la cui permanenza al potere nella politica nazionale sono stati a lungo garantiti dal miracolo economico, avviato con la loro salita al potere nel 2002. Uno scenario di perdurante crisi economica e crollo del potere di acquisto delle famiglie può verosimilmente rappresentare un concreto rischio di una destabilizzazione politica per Erdoğan, soprattutto in prospettive delle prossime elezioni presidenziali in programma per il 2023.