Fringe benefit, la soglia di esenzione fiscale non raddoppia
Nessun raddoppio per la soglia di esenzione fiscale prevista per i fringe benefit. A differenza di quanto pronosticato alla vigilia, l’ultima legge di Bilancio non è intervenuta sulla materia e il limite per la detassazione di questa particolare forma di welfare aziendale è tornato a 258,23 euro all’anno. Tramontata dunque la stagione della soglia di esenzione fiscale a 516,46 euro all’anno, introdotta con il decreto Agosto e confermata poi con il decreto Sostegni per l’intero 2021.
La scelta del legislatore ha sorpreso un po’ tutti gli operatori del settore. Anche perché, stando ad alcune ricostruzioni giornalistiche, durante la discussione era infatti emerso un sostanziale consenso bipartisan sull’ipotesi di mantenere per l’intero 2022 il limite di esenzione fiscale a 516,46 euro. Secondo molti, il passaggio poteva essere il primo passo verso la trasformazione del provvedimento in una misura strutturale.
I fringe benefit sono prestazioni in natura che possono essere offerte ai dipendenti a integrazione della normale busta paga. Negli ultimi anni, questo genere di prestazioni sociali aveva riscosso un crescente successo arrivando a coprire nel 2020, secondo il tradizionale osservatorio di Edenred Italia, il 45% dei consumi di welfare insieme all’area ricreativa.
Una recente analisi di The European House – Ambrosetti aveva evidenziato che il mantenimento della soglia di esenzione fiscale per i fringe benefit a 516,46 euro all’anno avrebbe potuto generare almeno 4,7 miliardi di euro in consumi fino al 2023, producendo un introito per le casse dello Stato, in termini di Iva, di oltre un miliardo di euro. Nel 2020 la Ragioneria dello Stato aveva rilevato che il raddoppio della soglia di esenzione fiscale avrebbe generato oneri a carico dello Stato per appena 12,2 milioni di euro, addirittura per soli 1,1 milioni di euro per l’anno successivo.