Reti d’impresa, una strategia che fa crescere il sistema
Le reti strutturate che collegano più imprese rappresentano un vantaggio per la crescita delle aziende e una risorsa per l’economia e il settore produttivo di appartenenza. Tenendo conto che a far parte della rete sono soprattutto le piccole e medie imprese, che trovano così maggiore forza nel proporsi al mercato, si comprende come questo strumento giuridico – introdotto nel 2009 – rappresenti un valore aggiunto per la singola azienda e per il sistema.
Il contratto di rete tra imprese definisce tra i sottoscrittori una collaborazione definita, organizzata e di lunga durata, in base alla quale ogni azienda mantiene la propria individualità ma può partecipare a progetti condivisi in qualsiasi ambito aziendale, dal marketing all’export, dalle agevolazioni fiscali all’innovazione. Tra le imprese di rete si instaurano quindi rapporti di collaborazione e interdipendenza che vanno oltre lo scambio di beni e prestazioni.
Il fatto di essere regolata da contratto fa della rete d’imprese una realtà economica e produttiva specifica, che persegue interessi condivisi tra tutte le aziende partecipanti.
Pur indirizzandosi prevalentemente alle Pmi, le prime che per struttura possono percepire il vantaggio dell’aggregazione, nelle reti d’impresa trovano accesso anche grandi aziende e start-up.
Il valore aggiunto di condividere le risorse
Nel periodo di ripresa post-pandemia, le reti si stanno rivelando utili in particolare come supporto per la trasformazione tecnologica, il rafforzamento delle relazioni e l’acquisizione di nuove competenze.
In questo contesto rientra anche l’interesse delle aziende per accedere alle risorse del PNRR, in quanto la rete assolve al principio di accountability necessario alla rendicontazione e facilita la diffusione delle best practice.
Secondo il 3° Rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa, a cui partecipano InfoCamere, RetImpresa e il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia, le reti con maggiori performance, coese e più resistenti alla pandemia sono dotate di risorse e competenze complementari, sono simili come mercato di riferimento e pongono attenzione alle tecnologie legate ai dati e all’automazione, soprattutto nel Made in Italy. L’Osservatorio ha pubblicato i risultati di una survey realizzata a metà dello scorso anno su un campione di 241 reti e mostra come questa forma di collaborazione sia ricercata e in crescita: nel 2021 i contratti di rete sono aumentati del 13,3% rispetto al 2020 (885 in più il numero assoluto), le imprese in rete sono cresciute di 3.849 unità (+10% sul 2020), una crescita che ha portato a un totale di 7.541 contratti di rete che coinvolgono 42.232 imprese.
Le reti di imprese propriamente dette si possono distinguere in “reti contratto” e “reti soggetto”: le prime sono circa l’85% del totale e sono costituite da aziende che operano in completa autonomia e condividono iniziative e progetti; le seconde invece entrano in relazione creando un nuovo soggetto giuridico a cui, in un certo senso, sono associate.
Dai dati dell’Osservatorio, i settori più interessati dalle reti d’impresa sono l’agroalimentare (22%), il commercio (14%) e le costruzioni (12%), a livello territoriale sono più diffuse in Lazio (24,3%), Lombardia (10,5%) e Veneto (7,8%).
Attivata anche la codatorialità
Per le imprese che vi fanno parte, la rete è utile per approcciare temi strutturali come la digitalizzazione e la trasformazione tecnologica, per affrontare la crescita delle risorse umane in termini di competenze, valorizzazione e organizzazione del lavoro, per rafforzare le relazioni interne ed esterne utili al business; le reti possono avere ruolo anche come “incubatore” di start-up e si sono rivelate un concreto sostegno nel periodo più difficile della pandemia e nella ripartenza.
La ricerca evidenzia inoltre che oggi le reti sono viste dalle aziende come un mezzo per accrescere il potere contrattuale, per affrontare la riduzione dei costi di produzione, la formazione delle persone e la partecipazione a bandi e appalti.
A proposito di risorse umane, recentemente è stato ufficializzato il decreto sulla codatorialità, con la definizione delle procedure di attivazione per le aziende interessate.