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I mercati emergenti hanno ancora carburante per correre

Morgan Harting di Alliance Bernstein spiega perché, dopo il rally del 2017, queste aree possono offrire ancora ottime opportunità di rendimento

I Paesi emergenti hanno ottenuto nel loro complesso performance soddisfacenti per tutto il corso del 2017. Alcune aree geografiche sembrano avere ancora molto propellente per promettere una robusta accelerazione anche nel 2018, mentre la scommessa su altri mercati potrebbero rappresentare un vero e proprio azzardo visto l’acutizzarsi del rischio geopolitico e valutario (vedi Venezuela). Un’analisi di Alliance Bernstein prova a tracciare una possibile chiave interpretativa su ciò che ci si potrà attendere nel 2018. “Le opportunità però ci sono. Il punto sta nel coglierle”, spiega Morgan Harting, gestore dell’Ab emerging market multi asset fund di Alliance Bernstein, secondo il quale, sebbene le valutazioni dell’azionario emergente siano salite, “i titoli risultano ancora in forte sconto rispetto alle controparti scambiate nei mercati sviluppati, nonostante questi Paesi stiano vivendo un miglioramento dei fondamentali macroeconomici, ovvero un’inflazione stabile o in rallentamento e un Pil atteso salire a circa un +4,6% nel corso dei prossimi 12 mesi”. Questa espansione è ben supportata da riforme e da sistemi di governo più efficienti. Passi in avanti importanti sono riscontrabili anche nei rapporti economici con l’estero, rendendo i Paesi emergenti meno dipendenti da capitali stranieri e meno vulnerabili ai rialzi dei tassi attuati negli Stati sviluppati. Nell’insieme, Harting vede “un quadro decisamente incoraggiante”.

Hi tech, occhio ai produttori di dram

Se gli Usa hanno Facebook, Amazon, Netflix e Google, gli emergenti hanno Alibaba, Tencent, Samsung, Naspers e Taiwan Semiconductor. “Questo paniere di titoli ha raggiunto il triplo del ritorno ottenuto dall’intero azionario nel corso del 2017 – spiega Harting – ma non per forza devono rimanere gli unici. Si pensi all’effetto che potrebbe avere una maggiore attenzione da parte degli investitori verso quelle società e settori che sono di supporto alla crescita dei leader digitali, come i produttori di dram (dynamic random access memory) o di componenti elettrici”. Secondo il gestore, le aziende della filiera beneficiano del consolidamento industriale e di una più oculata disciplina patrimoniale, che si traducono in una crescita più rapida di utili e dividendi che, al momento, non è ancora riflessa nei multipli applicati.

In Cina banche più redditizie

Un altro fronte interessante, secondo Alliance Bernstein, sono le banche cinesi, che “scambiano a una valutazione pari a circa la metà rispetto agli altri player globali, nonostante queste dimostrino una redditività superiore e un rendimento sul dividendo doppio”. Inoltre, il contesto nelle quali operano sta diventando più propizio: “le società in Cina – osserva Harting – stanno rafforzando la loro redditività, si pensi al +35% ottenuto da molte aziende nel comparto industriale, andando così ad abbassare il rischio di credito e la qualità dei prestiti in pancia agli istituti”. Al contempo, le autorità di Pechino hanno dato una stretta al fenomeno dello shadow banking, diffuso soprattutto tra le realtà di dimensioni più ridotte. “Questo suggerisce come l’efficienza del sistema finanziario stia migliorando: più risorse vanno a confluire in attività produttive piuttosto che perdersi nei meccanicismi finanziari”.

Il ritorno del Brasile

Harting, infine, analizza l’area latinoamericana. In Brasile l’inflazione è diminuita in modo considerevole passando dal 10% a circa il 2,5% di novembre. Questo potrebbe creare le condizioni per una riduzione dei tassi di interesse che stanno attualmente spingendo al rialzo i rendimenti obbligazionari. “L’azionario ha già prezzato il recupero economico del Paese, con un 2017 atteso chiudersi con un +30% dopo il +69% del 2016 e con un multiplo sugli utili arrivato a quota 24 volte. A questo punto – evidenzia Harting – riteniamo che esista un ritorno ponderato per il rischio più interessante nell’universo del reddito fisso, anche se, a livello corporate, è possibile selezionare buone opportunità di investimento sia nel mercato equity che in quello del credito”.