La volatilità dello scenario globale richiede capacità di adattamento
Le imprese devono imparare a guardarsi dai rischi di sistema oltre che da quelli più prettamente operativi, se vogliono essere così resilienti da affrontare con successo i molti possibili cambiamenti che potrebbero verificarsi nel prossimo futuro. Per Alessandro De Felice, presidente di Anra, l’associazione nazionale dei risk manager e responsabili assicurazioni aziendali, nonché chief risk officer di Prysmian, molti eventi inattesi dell’ultimo anno possono rappresentare un trend da monitorare con attenzione per le potenziali conseguenze sulle strategie di business. “Un primo scenario di rischio in crescita è quello dell’aumento delle devianze populiste e nazionaliste”, evidenzia De Felice, “che possono pregiudicare in tempi rapidi le strategie di sviluppo già definite delle aziende, con uno stravolgimento dei piani di espansione previsti in un determinato mercato. Un secondo tema di rischio che si sta manifestando in crescita è quello legato ai fenomeni meteorologici estremi, di cui i danni provocati dalla serie di tornado che hanno colpito gli Usa a fine estate sono un chiaro esempio. Un terzo tema in evidenza riguarda l’evoluzione tecnologica, non solo per quanto concerne il cyber crime ma più ampiamente per i rischi legati all’interconnessione tra tecnologie, all’iperconnessione, all’affidabilità dei sistemi e al rischio disruption”.
I fragili equilibri geopolitici
Più in dettaglio, il rischio geopolitico si sta espandendo andando ad includere anche aree del mondo, come l’Europa, che apparivano sostanzialmente immuni. I casi più eclatanti, ma che rischiano di non restare isolati, sono quelli che riguardano la Brexit e recentemente la questione Catalogna: “Questi due esempi dimostrano che anche aree stabilizzate, nel pieno dell’Europa, possono diventare improvvisamente delle mine vaganti, con evoluzioni apparentemente incontrollate che spiazzano gli osservatori”. Ci sono situazioni latenti nel vecchio continente che possono esplodere in maniera inattesa, e una volta in moto risulta difficile attuare delle previsioni su come evolveranno: “Si tratta di un fenomeno geopolitico che nel mondo occidentale è collegato ad un decadimento del ruolo di riferimento sociale dell’elemento dirigenziale nel complesso, e sul quale agisce come un volano anche l’informazione moderna, che porta ad accelerare i tempi di azione su temi che necessiterebbero invece di maggiore ragionamento e confronto”. In questo contesto non solo i Paesi a rischio guerra diventano un’incognita per le imprese che vogliono investire sul proprio business, ma anche quelli ritenuti più consolidati e civilizzati possono rappresentare un rischio potenziale che va ad impattare sulle scelte strategiche. Così come quello geopolitico, anche gli altri due rischi emergenti citati da De Felice possono essere definiti “sistemici” e contribuiscono a disegnare uno scenario in cui l’alea ha molteplici sfaccettature ed è per questo più difficilmente prevedibile.
Governare il rischio strategico
In una situazione di realtà mutevole, le aziende devono restare al passo con l’evoluzione necessaria ad una proficua attività e nello stesso tempo devono tentare di evitare le minacce di cui i nuovi rischi sono portatori. Da “particolare” il rischio diventa quindi “strategico”. “L’analisi di contesto –continua - è fondamentale da parte dell’impresa. Le azioni di mitigazione del rischio attuabili in questo contesto rientrano nella scelta consapevole degli scenari nel momento in cui si decide sugli investimenti”. Le aziende devono verificare la sostenibilità del business in rapporto ai fattori di rischio: “Questa analisi determina la resilienza dell’azienda, cioè quanto i vari processi nella generazione del valore aggiunto sono dipendenti tra loro e possono di conseguenza essere coinvolti in un effetto domino. Un esempio tra tutti riguarda i covenant finanziari dell’azienda, che possono essere soggetti a molti rischi e di conseguenza possono mettere in crisi la liquidità dell’impresa”.
Tale tipo di approccio, che viene definito come Grc, Governance, risk and compliance, è abituale per le imprese quotate. Come spiega De Felice, si tratta di un processo che si focalizza sulla governance aziendale, l’analisi dei rischi e la compliance normativa: “Il sistema Grc coinvolge e responsabilizza tutto il management, a partire dal Cda, in una gestione oculata della sostenibilità del business. Anche se pensato per le grandi imprese, si tratta di un modello applicabile nella media impresa, che comporta il vantaggio di ridurre la volatilità e di stabilizzare i risultati attesi, tutelando al meglio il capitale investito e il ruolo sociale”. Per rispondere all’incognita dei rischi emergenti, le aziende devono, quindi, guardarsi attorno tanto quanto al proprio interno, aumentando la capacità di analisi sulle scelte strategiche e la velocità di adattamento ai contesti in evoluzione.